Impossibile resistere. Sono scappata sulle cime anche oggi, sempre con il principio che finchè dura il tempo buono bisogna approfittare
Sono partita dal Pont del Stel, in Valsorda, approfittando di un permesso di circolazione per cui posso andare fin lì con la macchina risparmiando non poco tempo
alla volta di quel sentiero che mi mancava, visto tante volte in cartina e mai percorso. Era un' ora indecorosa, perchè alle 11.30 è più facile che io torni, che non che io parta, ma prima non era stato possibile allontanarmi dagli impegni, che mi aspettavano di nuovo nel pomeriggio.
Sono salita in fretta verso la Valzanca, già pentendomi di aver preso con me le ghette e l' abbigliamento invernale, dato l' estremo calore del momento.
Ma queste stagioni!
Poco prima delle Prese di Vittorio ho deviato a sinistra per un sentiero seguendo una ormai ex indicazione di direzione. Niente segnavia, ma si tratta di una mulattiera facile da seguire, che dopo un po' interseca la strada forestale che porta in Miesnotta; continuando a salire ho incontrato gli ormai ruderi della malga Miesnazza di sotto e circa a quota 1870 i miei occhi non credevano, ma era impossibile sbagliare:
Che ho debitamente raccolto e fotografato, in modo che nessuno possa pensare che abbia avuto una visione in preda a chissà quali fumi.
Il sentiero è proseguito fino alla malga Miesnazza di sopra, ancora in piedi grazie al tetto in lamiera, ma sicuramente non fruibile. Sulla porta una targa che non sono riuscita a decifrare, che mi si dice risalente alla prima guerra mondiale. Se qualcuno riesce dove io ho fallito, avrei piacere di capire quello che c' è scritto.
Passata la malga sono salita sulla destra alla ricerca di una traccia da intersecare, senza andare proprio a naso; fatti scappare due caprioli, ho trovato il confine da seguire, e con quel sentierino sono salita fino alla base di un ampio vallone, dove in cartina erano segnate delle tracce, che ho ipotizzato e scartato, dato che non avevo voglia di vagare fra la vegetazione e dove sulla mia destra c' era un' altana di cacciatori. Qui finiva anche il bosco. Ho preferito salire dritta per andare a raggiungere il sentiero che tagliava trasversalmente il costone più in alto, alla base delle rocce, cercando il più possibile di evitare tutti quei bassi arbusti di ginepro, che evidentemente non danno noia ai camosci, visto come scappavano.
Arrivata sul sentiero è cambiato improvvisamente il clima: c' erano circa 10 cm di neve, e si è alzato un freddo vento che non faceva altro che mandare nuvole di neve dappertutto. Condizioni meteo avverse, le chiamerei, ma sono durate fin via alla forcella Paradisi e 50 metri più sotto. Poi è tornata quella splendida giornata autunnale che c' era in precedenza.
Non ho parlato dei panorami, che erano ovviamente ampi: verso il Lagorai c' erano dei bei nuvoloni che venivano spostati qua e là da quel pazzo vento, verso le Pale di San Martino, il gruppo della Folga, le Vette Feltrine splendeva il sole e non c' era una nuvola, giusto la Cima d' Asta era coperta da un grosso nuvolone contro cui neppure il vento sembreva potere qualcosa.
Ovvio che di gente non se ne è vista
Rientrando alla macchina sono scesa passando sotto la malga Fossernica di fuori, non potendo mancare lo Spiz de Fossernica, splendido belvedere in una zona altrimenti boscosa, continuando poi verso il Comedon di sopra e giù per il sentiero fino ad incrociare la strada forestale poco più a monte di dove mi aspettava la macchina.
Ho fatto ancora in tempo ad andare ad accogliere San Nicolò che arrivava nella piazza del paese, per la gioia di tutti i bimbi presenti.
Anche oggi l' ennesima giornata rubata all' inverno....