Dal Passo di Val Mattio verso Monte Fregasoga a sx e Monte Croce a dx: al centro il Monte Camin, in primo piano la Busona di Val MattioMega escursione in solitaria sabato scorso, salendo ai 3 “giganti” del Lagorai occidentale:
Schilverai Spitz (Rujoch) m 2432,
Monte Croce m 2490,
Monte Fregasoga m 2452. Bella giornata, nuvole in lontananza ma visibilità ottima e temperatura fresca. Insomma condizioni ideali.
Il percorso è piuttosto impegnativo (almeno per me): sono circa
20 km per 1600 metri di dislivello circa (calcolando i vari saliscendi). Inizialmente avevo intenzione di salire solo fino al Rujoch poiché reduce da tallonite, anche se segretamente avevo immaginato questa inedita, per me, concatenazione di cime.
Partito dai pressi di
Malga Stramaiolo a quota di 1650 mt circa, raggiungo senza difficoltà l’idilliaco
Rif. Tonini m 1900, dove bevo un caffè al volo. Quindi attacco il ripido 340 che si arrampica sulla dorsale tra meravigliose macchie di rododendri in fiore. A quota 2000 il sentiero si biforca con una traccia non numerata ma segnata discretamente, così salgo direttamente alla cima dello
Schilverai Sptiz m 2432, la prima cima del Rujoch (m 2415). Finora più che bene, tallone ok. Guardo il Monte Croce che sembra spaventosamente lontano, distolgo lo sguardo dal Fregasoga perché mi viene da piangere. Vabbè, andiamo. Calo rapidamente al
Passo Val Mattio per l’erto costone est, quindi percorro il crinale (che avevamo percorso l’inverno scorso) verso il
Baitol e quindi fino a
Passo Scalet m 2212. Ho perso un po’ di quota, ora attacco la rampata ripida fino in vetta al
Monte Croce m 2490.
Non male, fin qui sono arrivato senza grandi pene. Guardo il Fregasoga che è orribilmente erto e lontanissimo... Vabbè, si prova. Guardo se si può scendere per l’erto e sconosciuto versante nord est, ma non mi convince, rischio di infognarmi sulle roccette e non mi pare il caso. Bevo, mangio un po’ di frutta secca e riparto. Anziché ricalare a Passo Scalet, osservo l’
erto ghiaione a sud ovest di Cima Croce. C’è una vaga traccia che poi scompare rapidamente tra le pietraie, ma non ci sono salti di roccia. Supero una lingua di neve e mi butto giù. Calo rapidamente per faticose pietraie fino a 2150 metri circa. C'è una piccola sella a sud est del
Monte Camin, la risalgo e vedo la traccia che l'aggira sul lato ovest, cisì evito di scendere ancora per le pietraie. Scollinato il passo calo per percorso libero fino a prendere la traccia che
aggira il Camin sul versante est, dove adocchio un’altra traccia che si dirige verso il
Passo Fregasoga, che raggiungo senza problemi dopo un’erta finale disagevole.
Sono a buon punto, anche se la fatica inizia a farsi sentire. Per fortuna mi sono portato due cartine, la Kompass 621 e la vecchia Geo 77, tra una e l’altra mi oriento bene, anche se ciascuna traccia i sentieri a modo suo (su una c’è il sentiero rosso, sull’altra nero, su una ci sono tracce e sull’altra niente etc). Attacco la dura salita al Fregasoga, che pare eterna. Il sentiero/traccia per un tratto va via quasi in costa poi, aggirando un costone, l’ultima rampa tremenda. Arrivo in vetta al
Fregasoga m 2452 verso le 15.30. Con calma ma ce l’ho fatta, tutte e tre le cime!
Finalmente mangio qualcosa, sono andato avanti (peraltro bene) a Gatorade e frutta secca, ora sbrano i due panini al prosciutto e formaggio, come premio la birretta fresca.
Ora mi aspetta la parte pià rognosa, ovvero l'
eterno ritorno, che non ho ancora deciso nel dettaglio perché piuttosto complicato e articolato. Inzialmente avevo accarezzato l’idea di tornare a bassa quota concatenando un guazzabuglio di stradelle, tracce, sentieri e "taglioni". Ma saggiamente decido di non andare a incasinarmi e di seguire sentieri certi. E invece mi incasino subito
Senza alcuna traccia calo per
la lunghissima, ampia, e apparentemente comoda, dorsale ovest con l’idea di intercettare una traccia a monte del sentiero 407 o, alla peggio, quello che cala al Bivacco Fregasoga a m 1703. Peccato che la dorsale, comoda all’inizio, verso quota 2200, dove non si vedeva dalla cima, diventa una specie di incubo: vaste pietraie invase da mughi alti, rododendri dappertutto. Le pietre diventano progressivamente sempre più grosse fino a diventare macigni instabili, spesso nascosti da erba alta. La marcia è subito rallentata penosamente per uscire da quel casino, possibilmente senza farsi male, con le storte (o le fratture!?!) in agguato ad ogni passo. Per fortuna non sono uno che si agita, devo scendere fino a circa quota 1900 dove conto di intercettare una traccia che mi riporta, con un lungo traversone, a
Malga Casarine m 1910. Calo lentamente, cercando di sfruttare alcune fasce boscose con grossi alberi, dove il sottobosco permette di scendere meno faticosamente che non per le maledette, faticose e infide pietraie. Anche stavolta, benedetto fu l’altimetro: verso i 2000 metri aguzzo la vista e 1940 metri precisi becco la traccia! Sono contento, stava diventando veramente un massacro questa discesa.
Inizio quindi il traversone lunghissimo, con leggeri saliscendi, attraversando canaloni devastati dalle valanghe, il sentiero portato via. Trovo anche, come avevo previsto, acqua per fare rifornimento, ormai ero agli sgoccioli.
A Malga Casarine (ruderi) si torna a salire, e sono altri 300 faticosi metri da ciucciarsi
Le segnalazioni sono piuttosto vaghe (dei paletti nei prati), mi accorgo quasi subito d’aver preso per errore il 423 che torna su al Passo Fregasoga! Scendo di nuovo per cercare il 407 e lo trovo giù in basso, presso il torrente. Trovo anche, alleluja, un cartello: Passo Scalet h. 1.20! Mi vien da piangere. Risalgo il grande e spettacolare vallone fin sotto Passo Scalet, ma qui decido di tagliare con percorso libero per risparmiarmi altri 100 metri di faticoso dislivello. Scollino finalmente a 2200 metri, affacciandomi sulla “
Busona di Val Mattio”, una splendida conca verde contornata da macchie di rododendro fiorite. Riprendo per un breve tratto il 460, attraverso la busona e vado a prendere il
340 che mi riporta, con un altro lungo e disagevole traversone e una salitella finale, a quota 2062 sopra il Rif. Tonini, dove il sentiero si ricongiunge con quello dell’andata. Riguardo per l’ultima volta il Fregasoga e il Croce, sembra impossibile di essere stato fin lassù, sembrano davvero lontanissimi (e lo sono!). Calo faticosamente per i 150 metri di dislivello per il ripido sentiero scalinato fino al rifugio (la fatica si fa sentire, specie sulle ginocchia), quindi prendo finalmente il sentiero pianeggiante che mi riporta a Malga Stramaiolo e la parcheggio con l'auto.
Giro fantastico ma decisamente lungo e faticoso, come detto sono 1600 m di dislivello per un sviluppo complessivo di circa 20 km.
Comunque un itinerario superconsigliato: magari stando sui sentieri ed evitando le ravanate del sottoscritto si allunga un po' ma forse si fa anche meno fatica
Nelle foto:
1) dalla cima dello Schilverai Spitz verso lo stralontanissimo Monte Croce
2) Cima di Monte Croce
3) Cima di Monte Fregasoga
4) Busona di Val Mattio, sullo sfondo in lontananza (ecché lontananza!) sbuca la vetta del Fregasoga
Visualizza 3 giganti Lagorai occidentale in una mappa di dimensioni maggioriper visualizzare su google earth
http://maps.google.it/maps/ms?hl=it&ie=UTF8&lr=lang_it&vps=2&jsv=174d&msa=0&output=nl&msid=110960978350421577342.000472ae26071a68f87fa