Pala del Becco vista dai pressi della Forcella Montalon In anni di frequentazione del Lagorai mai ci era venuto in mente di salire alla Pala del Becco. Perché c'erano tante altre mete più appetibili, perché il sentiero ci passa sotto e il suo aspetto aspro e severo non invita alla salita. Infatti è una montagna che non sale praticamente nessuno
Stavolta ci siamo tolti lo sfizio
La Pala del Becco sovrasta con la sua piramide il Lago di Montalon. Il lato est appare inaccessibile: la montagna è letteralmente "spaccata" su un fianco, con un profondo vallone che interrompe il crinale. Da sotto e da sopra non ci si rende conto di questo salto che precipita in un dirupo, e si rischia di finire sulle crode. Il lato sud manco a parlarne, dirupato e inavvicinabile all'escursionista. Non va meglio per il lato nord, un vasta parete di sfasciumi franosi interrotta da pareti verticali. Resta il lato ovest, una dorsale che sale sempre più ripida e affilata. Decidiamo di provare, sulla carta non ci sono nè sentieri nè tracce.
Raggiungiamo facilmente la Forcella Pala del Becco m 2245 (circa 1,5 ore dal Manghen) e attacchiamo la dorsale: guardiamo su e il versante appare abbastanza rognoso, tutto roccette e massi. Troviamo quasi subito, con sorpresa, dei graditi ometti, il che ci conforta nel sapere che la salita non è inesplorata. Nebbie arrivano a ondate dalla val Montalon, che ci preoccupano un po', senza visibilità si rischia di finire sui versanti dirupati.
Dopo un breve costone ci tocca affrontare le prime difficoltà aggirando dei roccioni esposti. Passiamo con attenzione e arriviamo ad un forcelletta terrosa. Qui inizia la salita vera e propria, su roccette con parecchi passaggi di 1° grado. Nulla di che, ma non bisogna scivolare o si vola di sotto. Superato questo primo gradone, la dorsale si allarga e si sale su un costone ripido ma abbastanza facile, anche se spesso bisogna aiutarsi con le mani. Si arriva quindi ad uno sbarramento di rocce, da superare con cautela, sono macigni instabili sul filo di roccia, a destra il vuoto della val Montaon, a sinistra il dirupo che guarda sul pian delle fave. Il panorama però è bellissimo, e ci offre una vista inusuale sulla zona del lago delle buse.
Saliamo ancora con molta cautela, provando bene gli appoggi e gli appigli, che sono comunque numerosi, la cresta è sottile e bisogna frequentemente aggirare grossi massi esponendosi sui ripidissimi versanti. Poco alla volta rimontiamo i duecento metri di dislivello dalla forcella, la parte finale si addolcisce un pelo ma si procede sempre prestando la massima attenzione. Ariviamo in cima, una lunga cresta di cento metri pianeggiante. Vista eccezionale, disturbata dalle nuvole e dalle nebbie. Una povera postazione di guerra, ancora ben visibile coi muretti a secco. Ci viene la tentazione di scendere dal versante opposto, ma una rapida occhiata ai versanti, ripidissimi ed esposti, ci fa cambiare idea
Ritorniamo sui nostri passi e rifacciamo il percorso dell'andata con molta prudenza.
Sembra che sul versane est ci sia il vecchio sentierino militare, in parte franato... forse non è molto raccomandabile. Comunque anche la Pala del Becco è fatta
Nelle foto:
Pala del Becco versante sud est
versante nord
quasi in cima, con vista a nord sul Piano delle Fave
dai pressi della cima verso Val delle Stue e la cresta di Cima Inferno - Busa Grana