Martedì 8 luglio con treno da Padova delle 6.00 giungo a Levico Terme alle 8.30 circa. Appurato di aver già perso una fantomatica navetta per lo Chalet Panarotta delle 8.00 (?) mi dirigo verso l’APT per sapere cosa mi costerebbe un taxi fin su. Risposta 35/40 euri. No grazie Arrivederci. Mi incammino immediatamente per il sentiero 305 nel bosco direzione Vetriolo e in un’oretta e mezza circa raggiungo a ruota col 308 lo chalet benedetto. Diciamo che allo chalet sono già boccheggiante perché sotto ai quasi 20 kg dello zaino, mi sembra di salire il Golgota. Non fa niente. Sosta radler e via spedito tra i pascoli verso il Fravort . Il cielo non promette bene ma tiene. Fa freschino. Sulla costa incrocio una famiglia di Valdostani. Due chiacchiere. C salutiamo. Alle 12.00 circa raggiungo la cima. Simpatico il bivacchetto ricavato sulle spoglie delle linee nemiche. Dovesse servire….
Pausa merendina e via giù nel costone per il 325 sulla forcella fravort. Non c’è nessuno tranne qualche gregge di capre. I nuvoloni aumentano. Spiace per la promessa fatta ad AGH ma decido di non fare la cima Gronlait perché il meteo si aggrava. Giungo al passo della Portella. Rapido controllo della mappa e proseguo per il Pizzo Alto. Sono in ritardo e vorrei raggiungere quanto prima il Sette Selle. Quando sono sulla costa orientale del Monte del Lago per il 343, inizia a piovere e decido di fare retromarcia verso il lago Erdemolo. Chissà che qualche buon’anima mi dia riparo. Scendo velocemente ancora il 325 e raggiungo l’omonimo rifugio. Le signore gentili mi chiedono se intendo cenare. Non mi faccio pregare. Nel mentre smette di piovere. Decido di montare la tenda sulla sponda del lago sotto al rifugio. Vado a cena e mentre mangio un super minestrone di verdure, vengono giù non meno di 10 cm di grandine. Sono costretto ad abbandonare due volte il piatto per scendere al lago e liberare il tetto della tendina dal peso della grandine. Alle 20 circa smette di grandinare ma continua il temporalone. Mi ritiro in tenda e non so come dormo di sasso fino alle sei dell’indomani.
Mercoledì 9 luglio, bella giornata. Sveglio alle prime luci, persa un’oretta per asciugare e impachettare tutto, faccio colazione abbondante, saldo il conto, saluto e riparto senza però riprendere quota. Imbocco il 324 fino al rifugio sette selle. Bel sentiero in costa occidentale pieno di verde e acqua a volontà. Al rifugio Sette Selle, entro solo per pausa radler. Saluto e riparto prendendo quota con 343 fino al Passo di Calamento. Il sentiero in crestina fino al passo Cagnon di sopra è molto carino. Al passo raggiungo un tedesco di circa 55 anni che sta facendo, dice, l’E5. Imbocchiamo insieme il 461. Sotto di noi la Malga Cagnon. Siamo al sole. All’incrocio col 407 lui sale a sx verso il P.sso Scalet. Ci salutiamo. Io procedo spedito verso il P.sso Cadin. Imbocco il 310. E’ ora di pranzo ma vorrei sostare al bivacco degli alpini al Mangheneti. Ci arrivo alle 3 circa, faccio uno spuntino e ne approfitto per ricaricarmi d’acqua. Bel bivacco questo degli alpini. Conto di ritornarci con i miei. Scendo al passo Cadino e risalgo la cimetta che mi porta al passo Manghen.
Al passo Manghen, la stessa vista di 15 anni fa. Rifugio pieno di tedeschi in moto con le loro tutone nere che mangiano pastasciutta alle 4 e mezza. Sosta radler ma decido di non bivaccare al Manghen. Ho ancora un po di energia e imbocco il 322 deciso a raggiungere il lago delle Buse. Ci arrivo alla 17.00 circa, piuttosto stanco. Lo zaino mi spacca le spalle. Ogni volta che lo tolgo mi sembra di rinascere. Al lago nessuno. C’è ancora un bel sole e pianto la tenda sulla sponda nord a ridosso di una grossa pietra dove qualcun altro ha già acceso un fuoco. Mi preparo la cena a base di risotto ai porcini (pessimo) gallette di pane e pezzo di formaggio. Scrivo qualche pagina del mio diario e alle 19.00 circa mi addormento stanchissimo. Non so ancora cosa mi aspetta domani.
Giovedì 10 luglio, cielo azzurro, alle 6 il sole che fa capolino sopra la Pala del Becco mi asciuga la tenda e le cose umide. Colazione con te e biscotti (ne mangio tanto così alleggerisco la croce che ho sulle spalle) e parto sparato per il 322 seriamente intenzionato a raggiungere se non il rifugio Cauriol almeno il bivacco Teatin sotto il “Frate” sulla costa occidentale del Formentone. Aggiro la Pala del Becco, trovo i camosci e raggiungo la forcella di Montalon. Mi allungo sotto le Laste e raggiungo la forcella di Valsorda. Di fronte ho la cima delle Stellune alta e appuntita e alle spalle il bel lago. Curioso un po tra le rovine poi, appena ripreso fiato attacco la salita verso il Cimon di Busa della Neve fino alla forcella di Val Moena. Amo la Val moena…forse per la forma regolare che ha. Scatto qualche foto e imbocco il 321. Questa parte di percorso del 321, dalle stellune al passo Litegosa, non è da prendere sottogamba. Poca acqua quasi zero lunghi tratti interamente sui pieroni. Tutto sentiero di cresta in continuo sali-scendi tra cime e forcelle omonime. Busa della Neve, Buse dell’oro, giù a forcella Lagorai, su a cima Laste delle Sute, giù alla forcella, tutta cresta, Pieroni, Cimon di Lasteolo, forcella Cupolà e Cima Litegosa. Vietato rimanere senz’acqua. Arrivo a passo Litegosa dopo quasi 9 ore di cammino e salendo sotto al Frate trovo finalmente il bivacco Nada Teatin. Simpatico. Molto spartano ma funzionale. Curioso dormire in grotta. Perché di grotta si tratta. La sera stessa inizia a tirare vento e nuvolosi ma oramai ho capito che è normale. Mi addormento alle 21 circa. Ha fatto freddo. Ci sono molti spifferi.
Venerdì 11 luglio, alla sveglia delle 5 e 40, alle prime luci, sono costretto a bere un paio di bustine di Aulin. Ho come l’impressione di essere passato sotto a un caterpillar: ho male a piedi ginocchia e ovviamente spalle. Ieri ho saltato da una pietra all’altra per 5 ore ininterrotte. Colazione leggera e via sempre per il 321sotto l’alta parete del Formentone. Sentiero attrezzato ma fattibilissimo. Tutta piacevole discesa verso il passo Sadole. Di fronte, imponenti avvolti nella nebbiolina, il Cauriol e il Piccolo cauriol. Il sentiero continua a scendere e la cosa mi innervosisce non poco. Poi pagherò tutto questo dislivello. Arrivo al rifugio baita Cauriol alle 8 e 30 e rifaccio colazione. Frittata con speck e formaggio e radler. Non potevo chiedere di meglio. Anzi si. Mi faccio impacchettare mezzo chilo di puzzone. Lo mangerò più tardi a morsi. Riparto dopo circa venti minuti e imbocco il 349.
Questo numero, mi accompagnerà fino alla malga Rolle. Lunga salita di un’ora e mezza fino al Cadinon. Ma è una bella giornata e ho la pancia piena. Quando sono sulla forcella sotto la cima, faccio una sosta e mando un segnale agli amici del GIM. Poi scendo verso il lago delle trote. Da lì già posso intravedere la forcella Moregna. Caspita, devo arrivare fin là? Si! Raggiungo il lago Brutto e ancora nella pietraia spingo a più non posso per raggiungere la forcella. Non tira una bava di vento. Fa caldissimo e bevo tantissimo. Alle 14.00 raggiunta la Moregna faccio una sosta merendina. Dalla Valbona, arriva un vento terribile e freddo. Mi devo addirittura vestire per non prendere qualcosa. Metto via tutto e scendo perché di fronte a me vedo la cima di Valmaggiore e so che proprio dietro c’è il bivacco Paolo e Nicola. Sono quasi le tre e ho le piante dei piedi che fumano. Non ho fretta. Rallento. Aggiro la cima e alle 16.45 circa raggiungo il Paolo e Nicola.
Dato che sono in largo anticipo, decido di prendermi cura dei miei piedi e una volta rinvenuto il secchio gettato da qualche deficiente oltre la sorgente tento di portar su dell’acqua. Il secchio ha un grosso squarcio. Torno al bivacco e con del nastro lo aggiusto. Riscendo claudicante alla sorgente e mi procuro l’acqua. Cena a base di miracolosa pastasciutta e il resto del puzzone della mattina. Mentre sono a tavola che scrivo il diarietto, sento dei rumori. Arriva alle 18.00 una famiglia di Pergine. Sono in quattro. Ci stiamo. Venti minuti dopo una coppietta di tedeschi che sta facendo il Trekking delle leggende. Ok ci stringeremo, ovvero tonight somebody will sleep on the floor…..
Sabato 12 luglio mi sveglio per primo alle 5.15. Colazione, riordino zaino e partenza. Il tempo non promette molto bene ma voglio a tutti i costi raggiungere il Rolle entro le 15.00. Fortunatamente, mentre boccheggio sotto la cima di Cece, si aprono dei bei tratti di celeste che mi fano ben sperare. Viceversa, i miei piedi gridano vendetta. Tengo duro e continuo a seguire il 349 in continuo su e giù tra valloni e roccioni. Sapevo che non avrei dovuto sottovalutare quest’ultima tappa e così è stato. Cece, Valbona, Valon, Coston dei Slavaci fino al Bivacco Aldo moro alle 11.30. Inizio ad intravedere l’arrivo e una sensazione di euforia mi fa stare bene quasi da non sentire più dolore a spalle e piedi. Il percorso è allo stesso tempo molto emozionante. Non riesco mai a distogliere l’attenzione dalle infinite fortificazioni erette allora da quei poveri soldati, morti, sicuramente, per la maggioranza di stenti e freddo. Costeggio le cime di Ceremana e raggiungo la forcella. Di fronte a me Colbricon e Piccolo Colbricon. Raggiungo la forcella e mi butto giù, verso il verde del passo Rolle quasi potessi tuffarmi sui laghi di colbricon. Sono esausto ma felice. Arrivo alla fermata del bus sul piazzalone dei camper alle 14.45. Giusto il tempo di sedermi per terra e bere tutto quello che mi è rimasto. Arriva la corriera, salgo, trovo posto e chiudo gli occhi. Alle 17.45 sono in stazione a Feltre. Alle 19.30 a Padova. Chiamo mia moglie: non vedo l’ora di raccontarti cosa ho visto!