Raggiunto da Lago di Tesero il parcheggio delle Mandre, q. 1400, mi incammino lungo la strada forestale che sale al lago Lagorai lungo l’omonima valle.
Il primo incontro è con una gregge raccolta in un prato. I cani abbaiano ma per fortuna sono legati alla catena. Il pastore, che dorme all’addiaccio presso un sasso, alza la testa e si rimette giù. Non sono né lupo né orso.
Comincia il tratto assai ripido della strada, peraltro superbamente pavimentata.
Appare la cascata, immagine iconica di questa valle.
Arrivo alla soglia del lago, specchio immobile.
Tutta la magnifica piana è immersa nel silenzio e nell'ombra.
Raggiungo l’estremità meridionale del lago e, in direzione opposta (nord) oltrepasso la malga muta: solo un alto pennone mostra alcune bandiere che garriscono alla brezza del mattino. Inizio quindi a salire lungo il sentiero che porta alla forc. Cadinello.
Ad un bivio con tabelle riprendo a camminare verso sud percorrendo il bel sentiero “Giulio Giovannini” che porta alla forcella dei Pieroni. E’ opera recente, ben segnato e comunque senza possibilità di errore nel percorso, poiché transita tra ampie macchie erbose e aperte placconate porfiriche che fasciano il fianco ovest del Cimon di Cadinello e di c. Formion.
Cascatella da una nera roccia sporgente.
Sguardo all'indietro verso forc. Cadinello
Supero il rudere del baito dei Pieroni e quando il sentiero punta verso la forcella,
lo lascio per portarmi gradatamente, sempre sullo stesso tipo di terreno, verso la base del Cimon di Lasteolo.
Intercettato il 321 (TLG), salgo in vetta lungo una delle numerose tracce militari.
Dalla cima c. Formion e Cimon di Cadinello.
Scendo sul filo di cresta verso ovest fin dove possibile e raggiungo nuovamente il 321 lungo il quale proseguo il mio cammino.
Cartolina di c. d'Asta
Appare in basso il laghetto dei Pieroni
Le singolari quinte rocciose di c. Formion
Superate forcella dei Pieroni e forcella delle Sute (solo dopo la prima c’è un tratto leggermente delicato per un canalino e su qualche roccetta) mi affaccio sull’ampio e desolato Lasté della Sute.
Abbandono il segnavia e comincio la faticosa salita verso la cima delle Sute. Qui il terreno è un’immensa distesa di massi caoticamente ammassati, inframmezzati, per fortuna delle mie gambe, a qualche fascia erbosa e alle solite placche porfiriche.
Poco sotto la cima trovo un sentiero ottimamente pavimentato che mi porta più comodamente in vetta.
Il tratto dal cimon di Lasteolo alle Sute
Per tornare giù preferisco fare qualche passo in più e scendere per canali erbosi e placche fino al 321 che mi conduce allo stretto intaglio della cresta nord, punto obbligato per scendere dall’altra parte e giungere alla forcella Lagorai e ai sottostanti laghetti.
Pochi solidi infissi aiutano nel superare il breve salto.
Mi dirigo alla forcella valutando la possibilità di tagliare direttamente verso il lago ma le gambe reclamano traccia più tranquilla. In questo tratto l’aggiramento di un roccione e le solite frane richiedono un minimo di attenzione.
Da forc. Lagorai,
passando per i laghetti di Lagorai
rientro alla base per valle dei Laghetti, Vallone e val Lagorai.
Lungo la via incontro tutta la gente che non ho visto su per le creste, dove sono sempre stato solo e accarezzate da un leggero e gradito venticello.