Partiamo da Valmaggiore con il programma di fare il classico giro dei laghi (Brutto, Trote, Moregna) con passaggio iniziale al bivacco Paolo e Nicola e visita pastorale al nuovo bivacco Coldosè. Ma l’ideuzza di salire alla cima Valmaggiore ci frulla già in testa.
Alla partenza ci vorrebbero i guanti, 7 °C. Si va su tra qualche schioppettata che spaventa la cagna, ma incontriamo un solo amante della natura, comodamente appostato nel bosco con un telescopio sul fucile. E lo chiamano sport…
Appare la nostra meta
appena appena sfiorata dal primo sole. Al bivacco
un bravo paparino, il figlio tredicenne e l’amichetto stanno facendo colazione. Sono di Furlèèè!! Altro che che riviera romagnola!
Noi proseguiamo salendo il pendio alle spalle del bivacco e inoltrandoci in un vallone sassoso, con molti resti di opere belliche. Lo attraversiamo e su ripida costa erbosa
raggiungiamo una specie di forcelletta. Qui comincia un insidioso traverso sul versante nord-est della cima (lato Valmaggiore),
che ci conduce ai piedi di un angusto canalone ghiaioso. Dopo averlo risalito tutto,
siamo nuovamente in campo aperto, ancora su ripido pendio erboso,
poco distanti dalla cresta della vetta. Un breve strappo ci porta alle magnifiche visioni degli immensi boschi di Fossernica e Coldosè. Il solco della val Cia solleva in lontananza il cupo massiccio della Signora, con i suoi valloni scoscesi che di diramano dal suo grembo come un ventaglio.
La cresta è bellissima, ampia e dolce.
Anche qui opere miltari, caverne, camminamenti e nidi di mitraglia. Raggiungiamo il punto più alto, nessun segno né religioso né laico. Qui la Dada si merita un primo piano.
Panorama amplissimo guastato da una leggera foschia.
La discesa è un po’ complicata dall’assenza di traccia. A dir il vero, inizialmente c’è addirittura un sentiero che scende facilmente attraversando postazioni di guerra. Improvvisamente non si vede più. Allora andiamo giù diritti per scarpate erbose, canalini e valloncelli fino a planare sul sentiero che proviene da forcella Valmaggiore, poco sotto forcella Valbona.
Da qui è tutto facile. Prima forcella Coltorondo, poi forcella Moregna con primo assaggio del lago Brutto.
Giù per il vallone, lago Brutto e Coltorondo che lo sorveglia altezzoso.
Infine la placida piana del lago delle Trote.
C’è un po’ di traffico. Penultimo strappetto per raggiungere la forcella Coldosè. Subito sotto, al di là, rannicchiato al sole come un pulcino appena nato, il fiabesco bivacco Coldosè, già sapientemente descritto da Angela. Il tutto è così bello – posto, edificio, ambiente circostante, esposizione, panorama – che mettiamo in cantiere per quest’inverno una due giorni con pernottamento al bivacco.
Ora si rientra. Una breve tratto in salita ci invita alla visione della conca di Moregna, ultima piacevolezza.
Poi ci aspetta il lungo e massacrante sentiero della Busa dei slavazi, che si spegne in una forestale a poche centinaia di metri da malga Valmaggiore. L’anello è chiuso.