Alle 6:20 parto dal parcheggio dei Pulesi, in fondo al lago di Forte Buso (o Paneveggio che dir si voglia). Nel prato vicino al campeggio c’è un accampamento di tende. Tutti dormono e tutto tace.
A passo di marcia percorro la forestale a sud del lago, supero il bivio per val Ceremana e salgo al Palù dei Mugheri, ove la strada si biforca: una continua alta lungo il lago, l’altra penetra decisamente, verso sud, nella valle del rio Valon, che intendo risalire fin sotto le creste. Seguendo il GPS, abbandono la forestale, passo al di là del rio Valon e lungo un sentiero non troppo evidente attraverso un magnifico bosco, dove i finferli “a spiazi” meriterebbero soste prolungate (non si possono comunque raccogliere funghi nel parco… senza permesso).
Alcune radure erbose mi infradiciano scarponi e calzettoni, che tali rimarranno per tutta l’escursione. Ad un certo punto devo riattraversare il rio per andare a recuperare il sentiero che vedo al di là. L’acqua è abbondante, rumorosa e abbastanza tumultuosa. Cerco un passaggio, di qua o di là, e alla fine “guado” dove è più basso, tanto ormai, bagnato per bagnato… Il sentiero è quello che proviene dalla casetta del Valon, che non ho visto. Non faccio molti metri e il sentiero termina, anche perché la valle si chiude, serrata da ambo i lati da balze rocciose e boscose, impercorribili. Sulla mappa è segnata una traccia che va su diritta in sx orografica nel bosco ripido ma abbastanza aperto,
pur se martoriato da schianti di ogni dimensione.
La salita è molto faticosa, mi fa, come si suol dire, “soffiare”. Salgo sempre su diritto ma so che devo pian piano deviare a sud, se non voglio finire nella valle attigua. Anche la traccia sul GPS (dove ho su la mappa Geo Lagorai orientale) va in direzione sud. Quindi salgo e gradatamente piego a sud. Sono sempre nel bosco. Quando mi si presentano ostacoli insormontabili, torno ad andare su diritto, più o meno a sud-ovest..
Mi succede anche che devo attraversare un canalone laterale, dove passa giù un ruscellone. Nel punto in cui ci arrivo ci sono due abeti schiantati proprio sul canalone. La tentazione di fare l’equilibrista è forte: su quello più basso passerei bene, è grosso, ma l’altro, che dista un metro, non è parallelo e si allontana, andando verso l’altra sponda. Sotto c’è un salto di quattro metri e una bella vasca. Accarezzo l’idea di traversare a cavalcioni, poi saggiamente decido di scendere un po’ lungo il canalone fin dover posso agevolmente attraversarlo.
E su e su, finalmente appare un bella radura quasi pianeggiante.
Altra infradiciata, che mi consiglia di tenermi sul margine del bosco, dove pare che corra una specie di traccia. Sono già bello alto perché non sento più il rumoreggiare del rio Valon. Altra radura, superata la quale ecco, in basso, ma non troppo, la valle pianeggiante, dove il rio scorre più quietamente.
Appare anche la sagoma piramidale del Coston.
Devo però scendere, su terreno infido di laste porfiriche aguzze, che spuntano in mezzo ai cespugli di ontano.
Con attenzione mi calo giù e giungo sulla riva verdeggiante.
La valle ora si apre e vedo in fondo il grande nevaio che annucia le creste selvagge del Lagorai.
Costeggio il torrente e arrivo al nevaio.
Qui il rio è scomparso e regna il silenzio. In alto le cime si stagliano nel cielo plumbeo, ma non minaccioso.
Ora devo risalire alcune balze erbose verso ovest per raggiungere il lago Ghiacciato. Il percorso è semplice, non ci sono difficoltà di orientamento. Il lago è coperto da un nevaio che lo nasconde del tutto.
Proseguo ed arrivo alla forcella del Valon.
Le gambe cominciano a ricordare la salita nel bosco. Mi dirigo alla vicina cima Valon.
Rampetta, e poi ammasso di pietroni, aggirati sul fianco ovest, verso il vallone che da forcella Cece scende in val Miesnotta.
Qui ci sono dei bei salti, sotto. Ad un certo punto si presenta un torrione inespugnabile. Mi porto allora sull’altro fianco della montagna e lungo una bella ma breve crestina, tocco una più docile quota erbosa.
Lontano, a sud, cima d’Asta è incoronata da una nuvola biancastra: neve!
Scendo per andare a prendere il sentiero della TLG tra forcella del Valon e forcella Bragarolo. E’ questo un tratto lungo, abbastanza faticoso per alcuni saliscendi e per l’attraversamento di diverse zone di frana. Passo sotto la cima di Valon e non riesco a capire dove passa la via di salita. Forse qualcuno di noi che l’ha fatta potrebbe dirlo.
Si calpestano alcuni nevaietti, senza problemi (ho con me i ramponcelli ma rimangono nello zaino). Durante il cammino scende qualche fiocco di neve portato dal vento.
Giunto sulla dorsale nord del Coston dei Slavaci, zona di grandi rocce montonate,
cambio direzione e vado a prendere una traccia, alta sulla valle del rio Valon, ma questa volta lato est.
Visto dell'altro lato della valle, versante di salita.
Il percorso è impegnativo, da fare con cautela, e ancor di più quando il sentiero si abbassa lungo il ripido fianco della montagna
per andare a congiungersi con la traccia che sale dal fondovalle, praticamente dal nevaio attraversato in precedenza. Scendo con molta attenzione, raggiungo questa seconda traccia, più agevole e in leggera salita sono su un bel poggio erboso. Alle mie spalle la prima quota della cresta che va la Coston dei Slavaci. Qui appare anche un ometto. Una verdeggiante valletta
mi porta ad un baito diroccato (diversi anni fa era in piedi, con il suo bel tetto).
Nell’erba subisco l’ennesimo infradiciamento che si ripete puntuale nelle successive belle radure. Ecco finalmente il bosco. Sul GPS è segnato un sentiero: lo cerco e lo becco! Lo percorro in discesa fino ad una delle tante forestali.
Da qui in avanti è una veloce passeggiata prima per raggiungere la sponda del lago, poi fino ai Pulesi, che brulicano di gente, sembra di essere al mercato.
Quando arrivo i miei scarponi fanno
splich splech, le mie gambe dicono
giacom giacom, ma il mio cuore sussurra
chebelchebel!