Cima Costalta m 1955 Gita dedicata al ravanage.Ho deciso di “esplorare” il
versante ovest di Costalta, l’unico che mi era ancora ignoto. Costalta sembra una montagna banalotta, ma in realtà il versante prescelto, pur essendo percorso da numerose stradelle, sentieri e tracce (quasi sempre senza alcuna indicazione), è tutt’altro che banale e non conviene troppo ravanarci senza cognizione di causa. Il versante infatti si presenta come una lunga serie di valli, valloni e valloncelli, boscaglie impenetrabili, boschi ripidissimi, salti di roccia. Perdersi in questi valloni selvaggi può essere abbastanza rischioso, non tanto per l’orientamento -basta scendere a valle- quanto per la possibilità di infognarsi su dirupi o boschi impraticabili. Non volendo necessariamente rischiare la pelle in un ravanaggio estremo, ho deciso di sfruttare in parte alcune stradelle come riferimento.
L’idea quindi era di affrontare il versante sud-ovest fino ai Fovi Alti per poi raggiungere la dorsale, guadagnare la cima e scendere quindi dal classico sentiero Sat 404. Parcheggio allo
stadio del ghiaccio a Miola di Piné e mi dirigo alla piccola
frazione dei Fovi. Chiedo lumi a dei villici se ci sono sentieri che, dai Fovi Alti dove sono diretto, raggiungono la cima o la dorsale. Ottengo risposte vaghe: “Mi pare”, “dovrebbero”, “provi a chiedere ai Fovi Alti”. Essendo i Fovi Alti un microscopico borgo antico, desumo che qualcosa sicuramente ci sarà. Parto quindi per
l’Ongiol, una località intermedia che si raggiunge per una bella strada lastricata di pietre. Ci sono diversi bivi e trivi senza alcuna indicazione, finché finalmente ne sbaglio uno. Ci sono degli indigeni che stanno lavorando a delle baite, che mi rimettono sulla giusta via. Intercetto la prima forestale che mi porta ai
Fovi Alti m 1350, una radura meravigliosa e insospettabile sulla Costalta. Qui non ci sono cartelli né indicazioni (ma perché?) imbocco “a panza”, a monte di alcune baite ristrutturate, una strada forestale che sale per un po’. Poi finalmente una mano provvidenziale ha messo un pezzo di legno con su scritto “Costalta”. Seguo il sentiero, pensando di essere a cavallo. A cavallo un corno. Intercetto la seconda strada forestale più in alto, ma quel punto la mano provvidenziale di prima ha pensato bene di fregarsene dal mettere ulteriori indicazioni. Decido di proseguire lungo la strada verso sud, dopo circa 1 km la forestale va sempre in piano e non si decide a salire, allora taglio per il bosco nel tratto che sembra meno ostico. Dopo una dura rampata di 20 minuti sono sulla dorsale, dove intercetto
il sentiero 405. E’ fatta! Risalgo l’ampia dorsale e sono sulla vetta di
Costalta m 1955, col “solito” grandioso panorama.
Dopo il pranzo al sacco e, sissignori, doverosa pennica, dalla cima si cala leggermente verso nord fino a trovare i segni del
sentiero 404, molto bello, che con una serie di zig zag ampi e comodi scende per uno splendido bosco. Prima di scendere però vado a dare un’occhiata, grazie ad una diramazione, alla
cava poco sotto la cima. C’è un
grande traliccio di legno che serviva per la teleferica, accanto la vecchia ruota arrugginita fissata su un basamento di cemento. Non sono mai riuscito a capire che cava fosse. Scendo per il vecchio sentiero della cava, che si ricongiunge col sentiero più a valle. In sentiero diventa strada forestale nei pressi della
Baracca della Casara a m 1658, che funge da bivacco e disponibile per usi civici per associazioni e privati.
Si cala quindi lungamente per la forestale, tagliando di tanto in tanto per il sentiero, fino alla bella località Parciocca con aree picnic e quindi fino ai Fovi e al parcheggio del Palazzo del Ghiaccio. Giro bello e istruttivo, grandi panorami sull’Altopiano di Piné, dislivello circa 1000 mt per un lunghezza di circa 13-14 km.