26/06/2022
Giunto a forcella Ceremana dalle due cime del Colbricon troppo presto per tornare giù, avendo visto pochi metri sotto la forcella un sentiero verso destra che si inoltra invitante nella pietraia alla base delle verticali pareti delle cime di Ceremana, accendo il cellulare per controllare sulla mappa dove conduca.
Forcella Calcigolera e poi avanti verso forcella Miesnotta, che però è troppo fuori strada (ho l'auto nel parcheggio della Tognola: oggi c'è l'apertura dei percorsi per enduro e ho accompagnato un figlio a girare, dicendogli "via piano, torno nel tardo pomeriggio"). Tuttavia a metà è segnato un sentiero che mi raccorda con quello che risale la Val Zanchetta, la quale attraverso la omonima forcella mi ributta verso la malga Valcigolera, dove sono passato la mattina.
Aggiudicato, le forcelle sono tutte circa alla stessa quota, non ci sarà troppo dislivello.
Magnifica la pietraia verso la forcella Calcigolera, geometricamente divisa tra le più recenti pietre rossicce in alto e le più anziane e ricoperte di licheni pietre gialle in basso. Dopo la forcella una distesa di prati puntinati di fiori gialli (credo botton d'oro), tra i più belli che abbia attraversato: si scende dolcemente tra fischi di marmotte, ruscelli, piccoli laghetti. Un camoscio scompare svelto tra le pietre che sulla mia destra risalgono fino alle pareti delle cime di Bragarolo. La mappa del cellulare mi indica la zona come Buse Malacarne.
Poco più avanti dovrei incontrare il sentiero che scende dalla forcella di Bragarolo e non troppo oltre quello che devo imboccare per raccordarmi con il sentiero di Val Zanchetta.
Quando la forcella di Bragarolo è completamente visibile, mi chiedo come si possa scendere di lì; non si vede alcuna traccia se non, forse, ma proprio forse, un taglio diagonale dalle pareti verticali di destra verso i primi prati che risalgono da sinistra.
Qualche passo e raggiungo il punto dove il torrente delle Buse Malacarne si butta a sinistra scendendo verso la val Zanchetta. Ci sono due cartelli del parco di Paneveggio. Io devo proseguire ancora un poco in direzione della forcella Miesnotta. La traccia cambia, diventando più rocciosa.
Nel punto in cui dovrebbe esserci l'inizio del mio sentiero verso la Val Zanchetta c'è un mare di rododendri fioriti e più in basso una consistente pietraia gialla. Guardo, cerco, giro: niente.
Decido di tornare ai cartelli e seguire in discesa il torrente, giacché il sentiero che cerco, secondo la mappa sul cellulare, per un tratto più in basso lo costeggia. Poi ci ripenso e faccio la pensata geniale: "la forcella Valzanchetta deve essere quella tutta prati là in fondo, proprio davanti a me; ci arrivo passando a mezza costa per prati; magari saranno ripidi, ma basta evitare i possibili salti di roccia".
Al torrente comincio a scende in diagonale dapprima tra ripida erba alta, poi i primi rododendri e ginepri, poi la mia idea si rivela una fesseria: non mi resta che scendere secondo la via migliore. Interseco l'alveo secco di un torrente e ne sfrutto i massi per calare più agevole, quindi ritorno tra i primi larici, i rododendri e l'erba che mi nasconde dove metto i piedi: ci sono massi sotto e non bisogna finire nei buchi.
Improvvisamente un sentiero, con tanto di vecchio segno azzurro e un ometto. Viene dalla mia sinistra e scende verso destra. Il GPS mi dice che sono sul MIO sentiero. Mah! e dove l'ho attraversato più su? Lo seguo, faccio un tornate e puff, sparisce mangiato dall'erba; forse c'è il resto di un ometto più in basso, è un sasso solo sopra ad un masso. Comunque oramai sono quasi arrivato, sulla destra vedo i ruderi dei ruderi di una malga, Valzanchetta?
Non nascondo che sono da un po' preoccupato nel non riuscire a vedere il sentiero di Val Zanchetta; sul cellulare è segnato in rosso e mi aspettavo quasi una forestale. Per fortuna arrivo giù proprio davanti ad un segno bianco rosso Cai del sentiero 368 di Val Zanchetta: traccia in terra praticamente inesistente, ma ottima la tracciatura sui tronchi, finché ci sono, poi in alto tra i prati si dovrà andare più a naso, ma la direzione sarà scontata.
In qualsiasi caso non sarei mai tornato per dove sono sceso, sono quasi 400 mt di dislivello troppo ripidi per risalirli senza spomparsi.
Morale, se frequentate la zona tra Busa Malacarne e l'alta Val Zanchetta non aspettatevi di passare da un piano all'altro facilmente, salvo che non abbia io sbagliato, e forse, se scendete, potrebbe essere meglio seguire il torrente almeno per il suo primo tratto, circa fino a 2000/2020 mt di quota. Se fosse bagnato, potrebbe essere pericoloso, considerati gli ampi e pendenti tratti di erba.
Allego la foto della zona tratta da
www.sat.tn.it abbastanza simile a quella che ho nel cellulare
e la scansione della analoga area tratta dalla carta dei Lagorai del 1984, che non avevo con me, nella quale i sentieri della zona appaiono, se ci sono, ben diversi nei tracciati: