Cima del Monte Pergol, affacciati su Malga Stue
L’
iscrizione romana sul Monte Pergol in
Lagorai, realizzata attorno al I secolo D.C., è in assoluto un
unicum in ambiente alpino. E’ tra le più significative e meglio eseguite iscrizioni rupestri di quell’epoca esistenti nelle Alpi. L’iscrizione è stata realizzata su una parete di porfido quasi verticale sul
Monte Pergol m 2019, in luogo pressoché inaccessibile,
circa 50 m sotto la cima sul versante NE. L’epigrafe confinaria recita: FINIS INTER TRID. ET FELTR LIMS LAT. P ||| (confine tra tridentini e feltrini, linea di demarcazione larga 4 piedi)
Il Monte Pergol, al centro, in basso Malga Buse Basse
Dopo vari tentativi a vuoto di raggiungere l’epigrafe, sono riuscito a vedere l’iscrizione grazie all’aiuto di
Maurizio Fernetti, “accompagnatore di territorio del Trentino” e guida naturalistico-ambientale, che a sua volta aveva fatto vari tentativi, ingolosito
leggendo anche i tentativi precedenti qui sul forum e che poi aveva trovato l’epigrafe grazie all’aiuto di persone che già conoscevano esattamente il posto. Alla “spedizione” si è aggiunta anche Valentina Campestrini, referente dell'
Ecomuseo del Lagorai laureata in storia e che quindi aveva sommo interesse a vedere questa benedetta iscrizione.
"L'eterno", il cirmolo millenario, purtroppo morto
La magnificenza del Lago delle Buse Basse
Sul sentiero della Transalgorai
Lago delle Buse
Malga Buse Basse e Pian delle Fave
Partiti dal
Passo Manghen abbiamo raggiunto rapidamente in circa h 1.30 il
Monte Pergol, che dall’alto pare quasi insignificante al confronto con le cime circostanti, ma dal basso si staglia come la prua di una nave che si protende nel vuoto sopra la val delle Stue. L’unico versante facilmente accessibile è quello da sud, gli altri precipitano in dirupi vertiginosi. Per raggiungere il Pergol, dal
sentiero della Translagorai 322a si segue in parte la deviazione che porta a “
Re Leone”, il
cirmolo quasi millenario (800 anni). Di lì
si prosegue verso NE e per tracce si sale sulla modesta elevazione della cima, un pianoro torboso circondato da grandi alberi, una radura con un’atmosfera che ha un che di magico.
Ecco il "panettone" del Pergol a sx
Sulla cima pianeggiante c'è un paesaggio che somiglia a una strana tundra...
Enormi cirmoli secchi contornano la cima
Si alzano le nebbie: dalla cima del Pergol verso il Montalon
Verso il terrazzino roccioso della cima
Quasi sulla cima nord, sullo sfondo il crinale di Cimon Busa Grana
Eccoci in vetta, sopra la val dele Stue
Dalla cima proseguiamo dunque verso il punto più settentrionale, un
piccolo terrazzino roccioso a precipizio sul vuoto. 500 metri più in basso,
Malga Stue Alta. Provo a descrivere la via per trovare l’iscrizione. Dal terrazzino si scorgono, circa 20 metri più in basso,
tre grossi alberi secchi, che bisognerà aggirare sulla destra. Per raggiungerli però bisogna
tornare indietro di circa 20 metri, stando a ridosso del crinale est, fino a una
piccola forcelletta e un grosso albero, dove qualcuno ha messo
un palo come segnavia.
Dalla cima, i tre alberi secchi come riferimento; discesa ripida tra i rododendri
Ci sono diversi saltini su roccia viscida dove ci si aiuta elegantemente con le terga
; i salti sono intervallati da cenge boscose
Cengione dove si passa a stento
Si scende ora con molta attenzione per tracce poco evidenti tra i
mughi e macchie di rododendro, calando con vari zig zag e cercando più o meno “a panza” il passaggio più facile, giù per
balze rocciose viscide e talvolta piuttosto ripide. Per fortuna l’abbondanza di rododendri e ontani fornisce comode “maniglie”. Raggiunti i tre alberi secchi ci si abbassa ancora prudentemente di quota, affrontando un
traverso viscido su roccia in leggera discesa (aiutarsi col deretano aiuta), quindi aggirando
una grossa ceppaia, non del tutto stabile, che offre tuttavia un discreto ancoraggio per superare
uno sbalzo decisamente esposto, che però fa più impressione dall’alto che per l’effettiva difficoltà. Qui possono essere utili delle fettucce per assicurare il passaggio.
Il passaggio della ceppaia: esposto ma non rognosissimo
Altro passaggio ostico
Ci siamo quasi, sotto al grosso cirmolo c'è la parete con l'iscrizione
Superato questo ultimo ostacolo si scende ancora, tra grossi cespugli di rododendri, per il ripido versante, con fondo scivoloso e zeppo di buchi anche profondi (ocio alle caviglie).
Giunti in prossimità di un grosso cirmolo, c'è una specie specie di terrazzino: poco al di sotto le due paretine di porfido "aperte a libro" di 90°. Sporgendosi un po’ verso il basso si può intravedere sotto i propri piedi la famosa epigrafe, scolpita su una parete di porfido quasi verticale alta circa 6-7 metri.
Ecco la parete con l'epigrafe!
A pochi passi dall'epigrafe romana: 2000 anni fa qui qualcuno scolpì questa scritta...
L'epigrafe è una iscrizione confinaria: nel testo è scritto:
Finis inter / Trid(entinos) et Feltr(inos) / lim(es) lat(us) p(edes) IIIITraduzione: ''Confine tra i Tridentini e i Feltrini. Limite largo quattro piedi''. L'iscrizione è incisa alla sommità di una parete rocciosa del monte Pergol dove correva la linea ideale di demarcazione fra il territorio di Tridentum e quello di Feltria (Feltre); a Feltre apparteneva l'odierna Valsugana.
Calandosi con la corda si può osservare molto da vicino
Per vedere da vicino la scritta serve una corda e un imbrago, calandosi da sopra e
ancorandosi a un cirmolo.
Si può evitare anche di calarsi, scendendo ancora un po’ e aggirando i roccioni dal basso: l’epigrafe però dal basso si intravede lontana perché un salto di 3 metri senza appigli rende difficile l’avvicinamento. Noi ci siamo calati con corda e imbrago fino alla base della parete con l’epigrafe, quindi per il breve salto di sotto.
Le pareti di porfido viste dal basso: l'epigrafe si trova in quella superiore
La discesa finale con la corda
La forcelletta da cui si scende e si risale, notare il paletto alla base del cirmolo che segna la via
Arrivati tutti e tre in fondo abbiamo recuperato la corda e siamo poi risaliti dalla parte più facile al terrazzino di calata, quindi per lo stesso itinerario di salita, piuttosto obbligato visto che è l'unico passaggio affrontabile tra i vari dirupi. Resta lo sconcerto del profano che si chiede quale fosse il senso di scolpire una epigrafe confinaria in un luogo tanto impervio e inaccessibile. Comunque molto bello ed emozionante vedere una epigrafe di 2000 anni a 2000 metri di quota
Sulla via del ritorno abbiamo fatto visita ad una vecchia conoscenza, il
colossale cirmolo quasi millenario che si trova a circa un km di distanza verso Malga Buse.
Dislivello insignificante, sviluppo 11 km
Il colossale cirmolo "Re Leone"
Il percorso