PASSO DEI DIAVOLI DAL LAGO DEL BUS
Oggi un giro che ricorderò credo per sempre nella memoria e per alcuni giorni nelle gambe.
Alle 5:50 si parte dalla chiesa del Pront, poco prima di Refavaie. Risaliamo i numerosi tornanti della forestale della val Regana e al primo bivio andiamo diritti con percorso in falsopiano che ci conduce al bel bivacco forestale “R. Sordo”, dal quale il Lagorai fa già sfoggio di sé. Il bivacco è chiuso, ma sul retro è aperta una piccola cucina. Nessun soppalco per dormire.
Dal bivacco parte una mulattiera che sale dolcemente nel bosco di conifere seguendo un percorso non lineare ma per nulla faticoso. La mulattiera interseca una forestale due volte poi l’abbandona completamente e si alza gradualmente nel bosco: ora è evidente che è una strada militare, sostenuta da muri a secco. In alcuni tratti assume un aspetto quasi fiabesco per la bellezza del bosco e per la singolare precisione del manufatto.
A un certo punto il bosco perde la sua luce soffusa e si illumina. Siamo alla radura prativa del Prà Bastian. Inizia un sentiero, con pochi ma sufficienti segnavia (bell’esempio di segnaletica non ridondante), che percorre una larga cresta boscosa, dapprima tra piante di mirtilli e rododendri, poi in mezzo alla vegetazione bassa. La traccia è sempre molto chiara. Quando la cresta termina e il bosco si innalza, si lascia un bivio per il soprastante poggio mugoso dei “Palchi”, si sale verso ovest lungo il fianco del poggio per poi scendere repentinamente di un buon 100 m, tra radici e cespugli, al Bus Nero, valloncello dove scorre un torrentello che scende dai lastei del Col del vento. Nonostante il percorso sia piuttosto impervio il sentiero è ben tracciato e sempre visibile. Passato il ruscello bisogna inerpicarsi sull’altro lato con un tratto piuttosto impegnativo (ad un certo punto c’è perfino un fil di ferro doppio per aiuto).
Terminata la risalita si transita in piano nella zona delle Aiette del Coronon, aperta e senza vegetazione, si attraversa un secondo ruscello e con breve e dolce ascesa si giunge ad un bel pulpito con radi pini (alpe Pront). Il Lagorai è un palcoscenico popolato da una selva di muti immobili attori e il sole pare coccolarselo con i suoi primi raggi. Lo sguardo spazia sui tracciati di mille percorsi estivi ed invernali. Uno spettacolo!
Ora l’itinerario volge decisamente a sud. Un amplissimo vallone lastricato dal classico rugoso granito di cima d’Asta si presenta davanti a noi. C’è la segnaletica, ma il percorso è libero, basta salire e salire. Il primo tratto non è impegnativo ma quando la bastionata si impenna bisogna cercare la salita tra i macigni sempre più numerosi che annunciano i Giaroni del Coronon. A sinistra incombe la mole dello Spigolo (del Coronon) con la sua parete grigia che sembra percorsa da infinite cengette. Finalmente siamo sul pianoro superiore. Il panorama si apre. Da sinistra a destra Spigolo del Coronon, Col del Vento, col della Groppa, cima dei Diavoli con la sua forcella, la gran signora che tutto domina, il col del Coronon che separa la forcella di mezzo da quella del Brich e infine, all’estrema destra, cima Corma. Il lago del Bus giace più in basso e si raggiunge calando per balze erbose. Sembra un topazio, ma anche uno smeraldo, comunque una gemma purissima incastonata tra le rocce. In alto a sinistra la profonda incisione della forcella del Col del vento, che chiude una profonda pietraia immersa nell’ombra.
Comincia la salita al passo dei Diavoli. Non c’è possibilità di passare lungo le rive del lago, non ci sono rive, se non quella dove abbiamo sostato e sotto la Signora il lago è chiuso da una barriera verticale. Bisogna aggirare un dosso e sul lato destro della conca dove giace il lago, passando ai piedi del Col del Coronon, attraversare salendo tutto il pendio facendo un ampio semicerchio. Ricominciano i sassi, ruvidi, instabili e anche acuminati. Faticosamente arriviamo al margine inferiore del nevaietto sotto il passo. Superatolo, ci rimane il ripidissimo canale franoso che sbuca al passo, dove permane un notevole muro nevoso. Questo ultimo tratto ha consumato un bel po’ delle nostre energie e, consapevoli che ci aspetta tutto il sentiero del col del Vento, rinunciamo alla Signora, peraltro assai vicina (100 m, si vede il diedro trigonometrico) ed anche all’alternativa (cima dei Diavoli).
Sentiero del Col del Vento. Dal passo scendiamo per il vallone come al solito invaso dai massi di granito. Al suo termine cartello: bivio tra il sentiero del col del V. e quello degli orti di Regana (lastè dei fiori). Si va a sinistra. Non starò a descrivervi tutto il sentiero e tenete presente che noi l’abbiamo fatto “contromano” . E’ un percorso molto lungo, che rimane sempre sul lato della val Regana. Il primo tratto è semplice, su spazi aperti e con andamento regolare. Dopo le Laste alte, dalle quali si scorge in basso il primo dei profondissimi, impervi valloni che precipitano verso la val Regana, il sentiero diventa decisamente alpinistico. Poca ferraglia, solo alcuni punti con cavo metallico e prima della mughera 4 staffe per un saltino roccioso, ma diversi tratti aerei, in cengia, sotto i quali scendono quasi a picco ripidissimi pendii erbosi. Ci sono alcune risalite, non troppo ripide, in vicinanza delle due forcelle toccate. Dalla forcella del Col del Vento, situata prima dell’omonima cima, si ha una bella visione del lago del Bus e del suo colore ammaliante. Da quella del lago Negro c’è il tratto più erto (in salita, nel nostro senso di marcia) con attraversamento di una zona rocciosa (cavi). Poi l’andamento è più lineare e si comincia decisamente a scendere con molte serpentine intervallate da tratti orizzontali. Dopo le staffe citate, mughera del col del Vento, ma sentiero molto bello e nessuna difficolta di progressione. Si arriva ad un bel bosco di larici e qui inizia un lunghissimo pezzo con infiniti tornanti che si conclude sulla forestale della val Regana.
Sentiero molto impegnativo ma soprattutto per la sua lunghezza (siamo sui 1800 di dislivello), con poche vere difficoltà tecniche, serve una buona gamba accompagnata da fermezza di piede.
Al termine di questa lunga storia, lasciatemi chiudere con questa considerazione. Mi piace pensare che mentre scarpinavamo nel Bus Nero, sulle aiette e tra i Giaroni del Coronon, sotto il passo dei Diavoli, lo spirito del buon Franzi Vitlacil era con noi.
Tra un po' una grandinata di foto e la traccia.
Alla prossima.