Lo scorso anno, di questi tempi, salii assieme al fratellino Selvagem per gli impervi e solitari luoghi a nord di c. d'Asta. Scavalcammo il forzelin dei Diaoi e raggiungemmo la forcella di Seolè, sotto c. Corma. E' venuto il tempo di puntare al lago del Bus, che giace nella sua solitudine protetta dalla mole della Gran Signora.
L'altro ieri, sabato, Angela, Selvagem ed io si parte alle 6:15 da Refavaie. Nella luce incerta del primissimo mattino saliamo al rif. forestale “R. Sordo”,
dove, zacchete, il gippone dell’amante della natura, è beffardamente parcheggiato. Il corpulento proprietario della vettura e dei foderi per fucili annessi, lo incontriamo poco dopo sulla forestale che porta al Bus del Diaol. Passeggia avanti e indietro con flemma e non pare certo il tipo da avventurarsi nei luoghi che ci attendono.
Al termine della forestale, seguendo il cartello appeso ad una pianta, saliamo lungo una traccia e attraversiamo un primo torrente.
Poco al di là ne rumoreggia un altro. Restiamo, come da indicazioni del Franzi, tra i due corsi d’acqua e cominciamo a salire per bosco molto ripido e intricato.
Ci sono segnali sugli alberi e questo ci aiuta non poco, ma ogni tanto scompaiono (o siamo noi che li perdiamo). Giungiamo sotto una grande balza rocciosa macchiata di licheni rossastri, la aggiriamo sulla destra per erto canale e finalmente il bosco spiana. Si indovina oltre le ultime piante la luce chiara dell’aia del Todesch, ampia radura erbosa. Raggiungerla ci dà garanzia della correttezza del tracciato.
Ora bisogna attraversare il torrente che in basso stava al di là del bosco: è l’acqua dei Diaoi, la più occidentale di quelle che scendono dal massiccio di cima d’Asta verso nord. Troviamo un guado accettabile. Guardando in su si vede la serie di cascate che quest’acqua forma nel suo tumultuoso cammino.
Sulla riva opposta si riprende a salire nel bosco ripido.
Si aprono scorci fantastici della forra del bus del Diaol, che sembra un piccolo canyon. In alto, l’acqua è totalmente assente, solo sassi.
Riprendiamo la dura salita, fra vecchi tronchi abbattuti ricoperti di muschio, distese di rododendri, bassi ontani nei quali regolarmente si impigliano i bastoncini (e non solo…), pietrame e ramaglie maledette.
Per evitare questo massacro decidiamo di portarci alla base delle spigolo dei Daioi, la boscosa catena che delimita a ovest la valle del Bus dei diaoi.
Oltrepassiamo il forzelin dei Diaoi, senza vederlo, e sempre a ridosso delle rocce, seguendo tracce di camosci, arriviamo all’ingresso della busa della Bomba.
Attraversata la valletta che ne scende, saliamo ad un bel poggio erboso, stando già all’ombra dello scuro spigolone nord di c. Corma, che è questo
Il percorso è sempre ostacolato dalla vegetazione ma un’incerta traccia (bestie) ci aiuta nel procedere. Dal poggio ci dirigiamo verso l’aial del Laresé, che vediamo non lontano. Sembra un miraggio, con il suo colore giallastro di radura scarsamente visitata dal sole. Proseguiamo in salita, ora su pendio aperto, oltre il poggio e giungiamo sul ciglio di un orrendo canalone roccioso: non si passa. Verso la valle salti roccosi impercorribili. L’aial è là, poco distante, e a noi tocca scendere, inoltrarci nuovamente nella vegetazione.
Riusciamo a recuperare una seconda traccia che in leggera discesa ci fa passare sotto i salti di roccia e ci fa uscire in campo aperto alcune decine di metri sotto l’aial. Eccoci in questo spiazzo erboso, raccolto tra alte pareti rocciose, dove cinque camosci fuggono velocissimi giù per il vallone.
Angela dai garretti d’acciaio ci saluta e parte per la c. Corma. Noi invece proseguiamo arrancando verso il lago del Bus. Alle nostre spalle il Lagorai si erge in tutta la sua bellezza preautunnale,
mentre dalla parte opposta fa capolino la piramide di c. d’Asta.
Si sale per balze rocciose non difficili, intervallate da strisce erbose.
A occidente c. Corma chiude il vallone.
In prossimità del lago il percorso diventa pianeggiante ed ecco all’improvviso lo specchio immobile del lago del Bus. Circondato com’è da alte pareti e da pietraie dà un vago senso d’inquietudine.
Ci fermiamo, attendiamo la conquistatrice del Corma (salita e discesa per il canalino più meridionale) e iniziamo il lungo itinerario di discesa. Dapprima bisogna risalire su roccette fino al balcone pianeggiante sotto lo spigolo del Coronon.
Dopo un breve tratto comincia lo “scivolo rosa”, lunghissimo pendio inclinato di granito rugoso, cosparso di pietre nel suo primo tratto, più uniforme e regolare verso la fine.
Segue poi un tratto orizzontale verso est,
che prevede anche la calata nel Bus Nero,
percorso da un esile ruscelletto, la risalita sul versante opposto e l’arrivo alla fiabesca apertura prativa del Prà Bastian.
Le difficoltà sono terminate ma il percorso è ancora lungo. La meravigliosa strada militare che attraversa il bosco
e lo discende con ampi tornanti ci riporta al bivacco Sordo dal quale per il sentierino percorso al mattino caliamo a Refavaie.
Ringrazio i miei compagni d'avventura che hanno condiviso le fatiche e le bellezze di questi sentieri selvaggi.