Dovendo
1) non tornare a casa troppo tardi per impegni familiari
2) non fare un giro troppo faticoso perché non sono allenato
3) non andare troppo lontano perché non mi piace guidare da solo
4) non fare cose impegnative perché con me c’è anche la Dada
scelgo, dopo molti ponzamenti, la cima Pastronezze, con l’opzione della cresta che va alla forcella Valtrigona e poi chissà…
Alle 5:30 parto dal spiaz dele bore dopo Calamento e scendo a Popile dove supero la sbarra della forestale per malga Pastronezze. Freddo e vento hanno già fatto dimenticare l’afa dei giorni scorsi, ma il bosco è incredibilmente di un verde smeraldino sul quale gli occhi si riposano. Percorro tutta la forestale fino alla dorsale del col di Fregio, dalla quale, in su e in via in su e in via, entro nella val Copavacche, attraverso il ruscelletto e risalgo il ripido versante opposto. Appare il cocuzzolo del col di Fregio e poi anche la mia cima. All’ultima forcella tiro diritto sotto la pala finale, ne attraverso la base e poi me ne vado su arrivando puntualmente in cima. Tira un bel venticello, il sole non si fa vedere, a oriente è tutto grigio, mentre verso ovest il cielo è sgombro di nubi.
Ora comincia la cresta che porta alla forc. Valtrigona. Anche se non si può definire alpinistica, non è banale. Verso val d’Ezze precipitano dei ripidi pendii erbosi, quindi meglio non scivolare. Dal lato Valtrigona ci sono salti di roccia, ma anche dei valloni sassosi e abbastanza aperti nei quali penso ci si potrebbe calare. La cresta è a tratti piuttosto stretta e supera alcuni forcellini ma si allarga anche in ampie selle pianeggianti. Un paio di torrioni, che si potrebbero risalire con breve e facile arrampicata, mi obbligano, per la presenza della Dada, ad aggirarli lato Ezze sul solito poco piacevole scivolo erboso. Dopo l’aggiramento torno subito in cresta, dove mi sento molto più a mio agio. Dada naturalmente, con il suo “natural 4x4” va come una scheggia e non si ferma mai e trova sempre la giusta via. Il sentiero passa anche sul lato nord, dove è roccioso e sassoso, ma senza troppe difficoltà.
Verso la fine della cresta salgo in cima ad un cocuzzolo credendo sia il Corno di Valtrigona (lo sperone roccioso che sorveglia ad est la forcella omonima) ma quando sono su scopro che è un po’ più avanti. Nessun problema, dopo un altro tratto di cresta monto su sul vero Corno e ho tutta la conca d’Ezze ai miei piedi. Ultime difficoltà lato nord su ghiaie e roccette e siamo alla forcella. Esce il sole. E adesso? Mi attira la traversata verso i crozi d’Ezze, rampe e forcelle, cime e cimotte. Ma sia io che la Dada ne abbiamo abbastanza. Scendo nell’oasi di Valtrigona, con la Dada “regolarmente” al guinzaglio. Supero la bella malga (?, baita…) Agnelezza bassa e calo giù al centro visitatori dell’oasi. Due chiacchiere con il simpatico signore che vi abita (ecco le news: Popile, i lavori che AGH aveva visto dall’alto sono per mettere in sicurezza il rio Scartazza, qualche mese è uscito dagli argini e ha fatto danni; Valtrighetta, tutto chiuso, i gestori non sono scappati, anzi, ma per motivi di volumetrie del piano di sopra, non a norma, non possono aprire, pensare. mi ha detto il tipo, che là tra motociclisti e ciclisti c’era sempre il pieno, addirittura un non meglio precisato gestore di val Campelle – hotel SAT? – era disposto a prendersi lui la gestione della Valtrighetta; strada forestale Ziolera, confermata la notizia che si dovrebbe fare, paga mamma PAT l’esecuzione, ma poi la gestione è dei comuni, che come si sa navigano nell’oro…).
Lungo il sentiero SAT incontro parecchie comitive che salgono al centro. Al suo termine, in vista del Maso, imbocco una lunga forestale che restando sempre in dx orografica mi riporta a Popile. Vedo i lavori (belle briglie di contenimento), supero una Villa san Lorenzo dove si sta celebrando qualcosa (avrei ben diritto ad un bicchiere) e poi mi capita questa. Da una casetta un Labrador maschio corre verso la Dada, che non vuol saperne di giochi o feste, è stanca. ‘Sto cane mi segue lungo la strada fin quasi alla provinciale del Manghen dove c’è un bel traffico. Gli dico, così, per dire… “Lillo, (un nome a caso...), torna indietro”. Ha al collo la targhettina a forma di osso, vediamo come si chiama veramente. E che c’è scritto? “Lillo!!!”.
A dopo per alcune foto.