Oggi era stata programmata la cresta del col del Vento, ma l’assenza di uno dei partecipanti ci spinge verso la val Sadole. Vorremmo ripetere in versione estiva una splendida scialpinistica di alcuni anni fa. (Allora salimmo - e scendemmo - lungo la “via austriaca” sul Cauriol, ci portammo poi alla forcella del Cardinal e quindi scendendo e traversando sotto la cresta del Cardinal arrivammo a doppiare un costolone. Con un breve traverso eravamo nel vallone di Busa alta. Dalla forcella omonima, faticosamente raggiunta, un discesone fino praticamente a Ziano lungo la strada battuta dal gestore della baita Sadole).
Bene, alle 6.45 si parte dal parcheggio della baita. La strada che sale verso il pian della Maddalena e il successivo pian del Maseron è LASTRICATA con grosse massi squadrati, tipo bolognini 50 x 30, c’è ancora teso un filo per il livello. Nel primo tratto addirittura ghiaino fine. La strada è certamente migliore di quella che sale da Ziano. A che pro? Lo sapranno a Ziano…
Giunti al passo, ecco il sole, gradito perché sotto non era per niente caldo, anzi. Ci avviamo verso il Cauriol, mentre lontana la Gran Signora ci guarda invitante e maliarda, mostrando tutti i suoi reconditi accessi settentrionali.
La salita alla forcella Carteri è faticosa. Prima dell’erta finale concede solo una breve tregua nella conca che sporge con un poggio verdeggiante verso il vallone dei Laghetti. Sul poggio una tenda, ma nessun segno di vita. Si dorme!
Ci chiediamo come è possibile salire questo versante con gli sci: è ripido, uniforme e profondo, una scivolata… Crediamo che sia possibile solo con i ramponi.
Il bel sentiero che porta in cima ci permette di gustare con lo sguardo il Mirabilioso. Si aprono i panorami verso Ovest (Castel, Litegosa e compagnia bella) e verso Sud. In basso il bosco nasconde ogni cosa e solo qua e là appaiono le macchie smeraldine dei campivoli delle malghe. Più in alto, a destra della cima d’Asta, ecco i Lasteati, il san Giovanni e dietro le cime del gruppo di Rava.
Siamo in cima. Foto di qua e di là, sbinocolamento a 360 gradi, con particolare attenzione alla ricerca di un itinerario (di ritorno) dalla cresta del col del Vento. Mah, sembrano tutti sgrebeni!
Si torna alla forcella Carteri. Scendiamo a Nord e quando il sentiero piega decisamente verso Sadole, andiamo dalla parte opposta e inizia il ravanaggio. Attraversiamo alcune frane e in leggera salita ci portiamo sotto la forcella del Cardinal, raggiunta sull’ultimo tratto del sentiero che sale sul versante al di là della busa del Cardinal. Spostandoci lungo la forcella, verso il Cauriol, riusciamo a vedere il pulpito erboso, punto dove dobbiamo arrivare per penetrare nel vallon di Busa alta.
Comincia la discesa/traversata sotto il versante Sud Est del Cardinal: ravanaggio su erba, sassi, zope e pendio piuttosto ripido. Ogni tanto una lingua di frana, tanto per gradire. Giungiamo ai piedi di un canalino erboso, lo risaliamo su traccia e siamo al culmine di un costolone che scende dalla cresta del Cardinal. Ora ci aspetta una mezz’ora di ravanaggio allo stato puro: cespugli, erba, rododendri, alla continua ricerca della flebile traccia esistente. La mia cagna ha anche il coraggio di stanare una femmina di capriolo, poreta (la femmina). Scendiamo e risaliamo fino ad un dosso, passando vicino ad un muro a secco, resto bellico. Ora si vede, alta e lontanissima, la forcella di Busa alta, racchiusa tra gli appicchi del Cardinal e della Busa alta.
Dopo una pausa, comincia l’ultima salita. Me la ricordo ancora, la fatica di questo tratto della scialpinistica! Alle spalle del dosso risaliamo quasi subito una ripida frana di massi giganteschi – fatica – seguita da un breve tratto erboso meno faticoso. Il vallone ora tende a restringersi, pur rimanendo aperto e regolare. Ecco un’altra frana, anche questa bella erta. Finalmente siamo all’ultima rampa erbosa che ci porta alla forcella.
La cagna è stanca e assetata e si slappa la MIA acqua leccando la MIA bottiglia! Ma anche lei è stata superlativa!
Ora ci vorrebbero un paio di sci da erba o un paio… d’ali. Scendiamo. Nella prima conca sotto la forcella splende al sole un bel nevaio: questa la se toca! Ci ubriachiamo di infinite “zète” fino al verdissimo pian della Maddalena Prima di giungere al prato, attraversiamo il bosco rado, ove sono evidenti i segni di un valangone primaverile che ha spazzolato tutti i cepugli grandi e piccoli, tagliandone via di netto, come una lama, la parte superiore.
Non ci resta che arrivare alla macchina, bere un birrona alla baita Sadole, avvolti da incensi di polenta, funghi, spezzatino, lucanica e formaggio. Scappiamo via, va’!
Alla prossima (baita Kobang, forse…)
A dopo qualche foto.