GIM - Girovagando in Montagna in Trentino
TRENTINO => Cultura della montagna => Libri => Topic aperto da: Franz - 04/11/2008 14:32
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Vorrei ricordare il 4 Novembre con un brano toccante, tratto dal libro "Siti di Guerra sui monti delle valli Leogra - Posina - Astico". L'autore è Mariano del Peron, la casa editrice Edizioni Studioimmagine di Thiene (VI):
"... Gettiamo, come dice la canzone, sulla tomba di questo nostro fratello che non è più ritornato, su questo mucchio di ossa senza piastrina, su questo eroe senza medaglia, i fiori che ci ha donato la montagna...
...e preghiamo pace, per quella madre lontana che non sa dove sia suo figlio e che nella notte sobbalza se nel silenzio le sembra di udire un terribile nome: Pasubio!...
...e qui verranno le nuove generazioni. Dotate di maggior devozione morale sapranno comprendere l'ideale per il quale tanti di noi hanno combattuto; sapranno meglio intendere il grande monito che emana da questi campi di battaglia...
...Qual era l'ideale? Una Patria grande, libera, indipendente, inviolabile. E quale il monito? Non tradire la Pace. Inviolabilità per tutte le Patrie; opposizione a tutte le guerre in nome dell'Umanità..."
Citazione letterale dal diario di G. Cerruti "Il diario di Guerra in Val Posina", edito a cura di Mariano de Peron e dell'Amministrazione Comunaledi Posina, anno 2000).
...parole cariche di Speranza, di Amore per la Pace, di Rispetto per il Sacrificio di tutti i soldati che hanno combattuto in nome di quella Libertà e di quella Democrazia di cui noi oggi ancora godiamo e beneficiamo, ma di cui purtroppo ci dimentichiamo molto spesso...
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...parole cariche di Speranza, di Amore per la Pace, di Rispetto per il Sacrificio di tutti i soldati che hanno combattuto in nome di quella Libertà e di quella Democrazia di cui noi oggi ancora godiamo e beneficiamo, ma di cui purtroppo ci dimentichiamo molto spesso...
Parole che certa gente ignora e continua a fare del male, la gurerra penso sia la più brutta cosa che ha fatto l'uomo e qualcuno la inneggia ancora :'(
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Oggi i ragazzi della scuola elementare del mio paese hanno donato, a tutti i partecipatinti alla messa in commemorazione del 4 novembre, un bigliettino avvolto in una fascetta tricolore. Dentro ho trovato questa magnifica frase di Carlo Maria Martini:
"Ogni popolo guardi i dolori dell'altro e sarà Pace".
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Accadeva anche questo...
Nelle zone di alta montagna, dove il nemico principale erano le proibitive condizioni atmosferiche, non era difficile che fra i soldati nascesse un sentimento di umana solidarietà verso gli abitanti della trincea di fronte. Nel settore del Pal Piccolo (dove le trincee erano, mediamente, a 50 metri di distanza) l’episodio più eclatante avvenne il pomeriggio del 10 maggio 1917, quando alcuni soldati italiani ed austroungarici si affacciarono timidamente dalle trincee contrapposte della vetta Chapot e della Panzerstellung. Accortisi che nessuno aveva intenzione di sparare, dopo poco i Kaiserjaeger del battaglione n. 8 e gli alpini del battaglione Pinerolo uscirono in massa dalle opposte trincee.
Testimoni oculari riportano che la zona brulicava di uomini, non più soldati costretti a spararsi addosso, tranquillamente seduti sui muretti e sui parapetti delle trincee o in mezzo ai reticolati a bere, a parlare e a fumare. Attimi irreali, perché questi episodi di fraternizzazione venivano sempre stroncati sul nascere dai rispettivi comandi, che volevano evitare ad ogni costo che i soldati delle due parti si accorgessero di essere uguali in tutto, sofferenze, sacrifici e soprattutto voglia di pace. Il reparto italiano fu trasferito immediatamente e non sappiamo quali provvedimenti di giustizia militare furono presi (finchè Cadorna fu capo di stato maggiore, cioè fino a Caporetto, la "decimazione", in questi casi, era la norma!), mentre il comando della decima armata austroungarica insabbiò la vicenda senza inoltrare il rapporto al comando supremo.
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:'(
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"Monte Pasubio"
"Sulla strada del Monte Pasubio
Bom borombom.
Lenta sale una lunga colonna
Bom borombom.
L'è la marcia di chi non torna
di chi si ferma a morir lassù.
Ma gli Alpini non hanno paura
Bom borombom.
Sulla cima del Monte Pasubio
Bom borombom
Soto i enti che ze 'na miniera
Bom borombom.
Son gli Alpini che scava e che spera
di tornare a trovar l'amor.
Ma gli Alpini non hanno paura
Bom borombom.
Sulla strada del Monte Pasubio
Bom borombom
è rimasta soltanto una croce
Bom borombom.
Non si sente mai più una voce,
ma solo il vento che bacia i fior.
Ma gli Alpini non hanno paura
Bom borombom, bom borombom,
bomborombà."
- Bepi De Marzi -
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Cimitero di guerra
"...Ma basta affacciarsi a un rustico cimitero di guerra, perché l'onda e il tormento dei ricordi si plachi all'improvviso, come in una rada di silenzio e pace. Cadono d'impeto le vele turgide del cuore, si entra tosto nell'atmosfera, raccolta del luogo sacro. No; questa non è terra terrena come quella che sta d'intorno a perdita d'occhio fino all'orizzonte. Questa è terra che affiora lieve da lontane e placide profondità, per raccogliere il dono dei nostri morti. Perchè altrimenti avrebbero dovuto segnarla così nettamente e gelosamente coi muriccioli a secco e col filo spinato e difenderla con le mitragliatrici ai quattro angoli del recinto? (Quantunque anche la crudezza e la ferinità delle armi si plachiqui nella luce mite e buona di questi cimiteri di guerra).
Così approdamdo dall'alto e discorde tumulto delle cose a queste isole di pace, si abbassa instintivamente la voce, ci si scopre e si abanza in punta di piedi. Non tanto come quando si entra in Chiesa ,ma come quando qualcuno dorme in una stanza e si teme di svegliarlo. Questi nostri morti dormono sotto la terra appena smossa che la pietà semplice dei compagni ha ornato di un segno di religione e di una parola di affetto: riposano in pace..."
Fonte: da:""Cristo con gli alpini" di Don Carlo Gnocchi