Beh io uscito dall'ufficio non ho resistito alla tentazione di attraversare la piazza e andare a sentire Messner...che non non avevo mai visto di persona. (Per dirvi l'entita' della mia ignoranza montanara io il Cerro Torre non sapevo neanche cosa fosse, e il nome di Maestri ovviamente lo conoscevo ma avessi dovuto menzionare una sua impresa non avrei saputo cosa dire.). Mi sono divertito. Messner e' un uomo carismatico, e mi e' piaciuto come ha affrontato la questione (ammetto che prima di andare avevo fatto un giretto su internet per vedere cos'era questa benedetta storia del Cerro Torre e ne ho lette di tutti i colori).
Messner ha detto che per Maestri lui continuava a provare ammirazione, e perfino affetto, indipendendemente dal fatto che sul Cerro Torre i due avessero avuto un acre disaccordo e Maestri gli avesse mosso accuse infamanti (tagliare la corda etc.). Ha detto che e' fattualmente impossibile che Maestri sia salito oltre un sesto della via sul Cerro Torre. Che questa e' la ''realta' '', cioe' lo stato dei fatti, che e' uno solo e oggettivo in quanto (secondo lui) ampiamente documentato sia dalle tracce -o assenza di-, sia dalle tecniche disponibili all'epoca, sia dagli stessi scritti di Maestri); ma che lui rispetta le ''verita' '' dei singoli alpinisiti, che sono molteplici e soggettive.
Ha sostenuto anche di rispettare lo 'stile' diverso di Maestri ed altri; che lui ovviamente non avrebbe mai usato un compressore ma che altri avevano diritto di farlo. Non si possono paragonare questi diversi 'stili': che Maestri sia passato nella seconda spedizione oltre il punto dove gli inglesi si erano fermati non dimostra nulla sulle capacita' comparate, appunto perche' si tratta di 'categorie' diverse.
Si e' ripetutamente rifiutato, e questo mi e' piaciuto molto, di speculare su cosa esattamente avesse fatto la spedizione di Maestri in quei giorni, in quanto di quello non esistono prove oggettive. Sopratutto si e' rifiutato, nonostante un ascoltatore lo avesse incitato a farlo, di attaccare Maestri per 'aver detto una bugia', ribadendo che lui accettava che Maestri avesse una verita' diversa dalla sua, anche se non coincideva con la realta' dei fatti. Ha sottolineato che tutti i grandi alpinisti, anche se compiono imprese eccezionali, non sono 'ubermensch' (ha dovuto chiedere la traduzione 'superuomini' al moderatore), sono soggetti a tutte le debolezze degli uomini, rivalita', ambizione, presunzione, paura. Ha ammesso che anche lui ha fatto grosse cazzate (ha raccontato che una volta suo fratello, secondo di cordata non ho capito bene in quale scalata'impossibile', arrivato in cima glie ne ha dette di tutti i colori per aver corso pericoli eccessivi e aver rischiato di trascinare entrambi nell'abisso). Ma e' appunto questa ''umanita' '', ha sostenuto, che permette di imparare dai propri errori (molto giusto, ho pensato io).
Ha dato altri (per me inaspettati) segni di modestia. Ha detto che lui il Cerro Torre non avrebbe mai avuto il coraggio di afffrontarlo, nemmeno in discesa, che era troppo al di sopra delle sue capacita'. Che lui come scalatore ha avuto un picco nel 69-70, ma che poi (anche in seguito alla perdita delle dita) e' declinato, e per questo si e' dedicato alle alte quote, compiendo imprese sicuramente grandi ma che sono un'altra cosa rispetto alla vera scalata 'top level' (mi sembra che abbia detto che quelle che ha fatto lui erano piu' tipo 'escursioni' che scalate.
). Ha speso parole di ammirazione per la saggezza di Detassis, il quale, quando studio' il Cerro Torre concluse che era impossibile. 'Ma si puo'sempre provare', gli disse qualcuno. 'E perche' rischiare, se e' impossibile?', avrebbe risposto Detassis.
Sul libro, ha detto che da un lato lo vede come un libro storico, frutto di uno sforzo documentale (inclusa un' analisi accurata degli scritti di Maestri), ma che il tema principale non sono le cifre, i materiali e le tecniche, bensi' gli aspetti psicologici: quali sono le motivazioni che spingono gli alpinisti a compiere certe azioni ed assumere certi atteggiamenti.
In generale, Messner ha dato l'impressione di una personalita' molto decisa ma non arrogante, non monolitica ma con varie sfaccettature. Insomma, di uno che ha raggiunto la sua maturita' piena come uomo.