Poiché le temperature sono scese,decidiamo di tentare la salita allo Zuccone Campelli dal Canale dei Camosci.
Dalla Milano-Lecco, appena in vista del Resegone, vediamo che la notte ha imbiancato le cime e la neve è scesa fino a bassa quota, e quindi cominciamo a dubitare su quello che stiamo per accingerci a fare. Risaliamo la Valsassina fino al Colle di Balisio, dove svoltiamo a destra in direzione di Moggio. Superiamo il pizzale della funivia che sale ai Piani di Artavaggio, e parcheggiamo appena fuori Moggio, in corrispondenza del primo tornante della strada che sale al Culmine di S.Pietro. Dopo un quarto d'ora di cammino, raggiungiamo le prime baite e vediamo che ha nevicato fino in basso, anche se non sembra che ne abbia messa poi molta.
Troviamo neve quasi subito dopo il bivio per i Piani di Bobbio, ma è giusto una spolverata e lo sarà fino alla Bocchetta di Pesciola. Ai Piani di Bobbio tutto è tornato bianco. Tracce vecchie di passaggio non ce ne sono purtroppo, sono state tutte coperte. Passiamo nei pressi del Rifugio Lecco e ci infiliamo nel Vallone dei Camosci, giunti quasi ai piedi del canale troviamo due tracce recenti. Mettiamo i ramponi e sfiliamo le picche dallo zaino, uno sguardo avanti e uno indietro e iniziamo l’avventura!
Intanto il tempo sta cambiando, peccato! Saliamo, che emozione! Aveva ragione chi ci ha preceduto, l’ambiente è stupendo, il canale è sì ripido e in alcuni punti è necessario scavare un poco per far mordere i ramponi; questa neve sembra sabbia, tanto scivola via facilmente. Raggiungiamo l'uscita del canale; è’ finito tutto velocemente, forse troppo, mi è sembrato brevissimo, in un attimo eravamo in cresta. Peccato il tempo, nebbie ovunque, per cui avendo deciso di scendere al rifugio Cazzaniga, non perdiamo troppo tempo, per timore che la nebbia cali. Non saliamo neanche in cima nonostante sia ormai pulita, la necessità di scendere, almeno dalla cresta, in queste condizioni meteo in rapido peggioramento è troppo impellente. Non ci sono tracce e il ricordo della salita fatta anni fa in estate non ci aiuta molto. Per fortuna la cresta è poco innevata e individuiamo senza problemi il punto dove abbandonarla, poi da qui fino alla Baita la Bocca, pur uscendo spesso dal tracciato ideale, non abbiamo avuto grossi problemi di orientamento. Grazie all’ottimo fondo siamo riusciti a non fare troppe buche, a non farci male, anzi non sono serviti neanche i ramponi che abbiamo tolto poco sotto la cresta. Giunti alla baita una foto indietro per immortalare le tracce del nostro passaggio, uno spuntino e un po’ di pausa per alleviare la tensione. Ora soddisfatti per l’impresa, ci dirigiamo verso il Cazzaniga e visto che è presto decidiamo di salire alla Sodadura che penso di aver fatto solo con la neve; aver saputo che le condizioni di visibilità sarebbero rimaste queste, avremmo potuto tranquillamente attardarci in cresta e percorrere quei dieci minuti che ci dividevano dalla vetta dello Zuccone; vabbè, tanto è qui a pochi km da casa. La Sodadura è ormai praticamente pulita; arriviamo in cima, facciamo una foto e visto che è ora di pranzo ci dirigiamo al rifugio Cazzaniga che da qui sembra veramente lontano!
Mangiamo qualcosa, facciamo le solite due chiacchere con il simpatico gestore e ci riavviamo verso valle.
Lasciato il rifugio scendiamo per la strada anch’essa pulita e ai tapis-roulant svoltiamo a dx per infilarci nel bosco e tornare a Moggio. Giunti alle baite notiamo che della neve scesa nella notte ormai non c’è più alcuna traccia.
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