Autore Topic: L'ARVA  (Letto 2430 volte)

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Offline AGH

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L'ARVA
« il: 27/02/2009 09:15 »

Apparecchi ARVA

I primi tentativi per creare quello che poi, universalmente, sarebbe stato definito ARVA risalgono agli anni '40 e vengono compiuti dall'Esercito Svizzero. Viene utilizzato il principio delle onde elettromagnetiche o elettroniche. Nei primi anni '60 si sperimenta un magnete da inserire nel tacco dello scarpone e che viene rilevato da un detettore magnetico. Nel 1966 Lawton (Stati Uniti) realizza il primo apparecchio ricetrasmittente di dimensioni e peso adeguati anche per l'attività sportiva, lo Skadi, che funzionava a bassa frequenza (2,275 khz).

Fondamentali le ricerche dell'Istituto per lo Studio della Neve e delle Valanghe di Davos e la sperimentazione sistematica da parte dell'Esercito Svizzero. Una delle prime cose che dovevano essere stabilite per ottenere il funzionamento ottimale degli ARVA era la frequenza migliore da utilizzare in modo da evitare problemi di incompatibilità. Nel 1983 il CISA-IKAR, il massimo organismo mondiale che si occupa di soccorso in montagna, inizia dei test internazionali che coinvolgono tutti i paesi dell'arco alpino e giunge a stilare un comunicato dove si consigliava l'adozione della sola frequenza alta, più efficace.

In pratica l'ARVA è un apparecchio che emette e riceve impulsi elettromagnetici. Tutti gli strumenti moderni operano ad una frequenza fissa, 457 khz, stabilita dalla normativa. Normalmente l’apparecchio viene tenuto in modalità di "trasmissione", ma, quando è necessario, viene messo in modalità di "ricezione" e inizia a percepire i segnali degli altri dispositivi che si trovano in zona. L’apparecchio in trasmissione è un dipolo (antenna) elettrico che genera un campo elettromagnetico che si esprime mediante linee di forza curve e chiuse e che saranno più o meno ampie (intense) in rapporto alla distanza dal punto dove vengono generate (cioè dal punto dove è sepolto il dispositivo trasmittente: l'asse è sull'antenna dell'apparecchio di ricerca in valanga in trasmissione).

Per il principio di reciprocità delle antenne ricetrasmittenti, il segnale emesso dallo strumento in trasmissione viene captato da quello in modalità ricevente: più ci si avvicina all'apparecchio trasmittente, più le linee di flusso elettromagnetico si addenseranno (perché il campo magnetico è più intenso). Il segnale captato viene amplificato e trasformato in un segnale acustico e/o visivo a seconda che si tratti di dispositivo analogico o digitale: tale segnale sarà tanto più forte quanto più numerose sono le linee di flusso intercettate.

Si è detto dell'esistenza di ARVA analogici e digitali. A tal proposito è bene specificare che tutti e due emettono il segnale in forma analogica; quello che li differenzia è il sistema di lettura:

    * nel sistema analogico (acustico) il segnale viene riprodotto come è attraverso l'altoparlante o l'auricolare. Questo permette una maggiore velocità, visto che il segnale è riprodotto in tempo reale, ma una maggior difficoltà di lettura e interpretazione.

    * nel sistema digitale (visivo) il segnale viene tradotto dal processore e diventa immagine (metrica e/o frecce) sul display. Tale soluzione è un po' più lenta per i tempi di elaborazione del segnale, ma tende ad essere di più facile lettura e interpretazione anche per gli operatori meno esperti.

    * esistono infine apparecchi che combinano i due sistemi e riescono a sfruttare i vantaggi di entrambe.

Il trend attuale tende a preferire la ricerca con metodo direzionale sempre più adottata negli apparecchi di ricerca in valanga di nuova concezione di tipo digitale, ma applicabile anche a quelli tradizionali. In poche parole questi apparecchi segnalano la direzione verso la quale ci si deve muovere per la ricerca: hanno segnali visivi con indicatori dell'intensità direzionale del segnale, indicatori di correzione della direzione e led che confermano la correttezza della direzione su cui ci si muove.

Ultimo concetto importante è quello di portata dell’ARVA. La portata non è un valore assoluto, ma dipende dall'orientamento dell'antenna in trasmissione rispetto a quella in ricezione. Tale valore sarà massimo quando le due antenne hanno massimo accoppiamento, quando cioè le due antenne sono parallele e sullo stesso asse, mentre sarà minimo quando le due antenne hanno minimo accoppiamento, sono cioè perpendicolari tra loro. Per convenzione nella pratica si assume il valore della portata utile, cioè quello della distanza a cui è possibile ricevere il segnale nelle peggiori condizioni di utilizzo (accoppiamento minimo, ostacoli, profondità del sepolto). Tale portata utile è fissata per gli apparecchi analogici a 1/5 della portata massima dichiarata dal fabbricante (perciò per una portata massima dichiarata di 100 metri avremo una portata utile di 20 metri); per quelli digitali la portata utile è fissata a 10 metri.

Non basta però indossare un apparecchio di ricerca in valanga per stare tranquilli: importantissimo è padroneggiare al meglio le tecniche di autosoccorso perché lavorare bene e in fretta è risolutivo. L'intervento tempestivo è fondamentale perché entro i primi 15 minuti ci sono ancora buone possibilità di estrarre vivo il sepolto (sempreché non abbia subito traumi fatali ndr), ma queste si riducono molto rapidamente man mano che passa il tempo e in breve sono pari allo zero.

Per questo si devono compiere esercizi e simulazioni per imparare ad usare perfettamente lo strumento e per interiorizzare le azioni da compiere. Quando si inizia un’escursione, tutti i partecipanti indosseranno l’ARVA in modalità di trasmissione il più vicino possibile al corpo; prima di partire si effettuerà un’importantissima verifica: uno dei membri mette il proprio apparecchio in ricezione e controlla il segnale degli altri, poi qualcuno controlla il suo. Lo strumento non va posto troppo vicino ad altri apparecchi elettronici per evitare interferenze ed è fondamentale affiancare all’apparecchio anche pala e sonda, due strumenti indispensabili che velocizzano le operazioni di localizzazione e scavo una volta individuato il sepolto.

E’ bene ricordare che un apparecchio di ricerca in valanga vecchio ha portata e prestazioni che diminuiscono sempre più ed è quindi importante dotarsi di dispositivi nuovi ad intervalli non troppo lunghi e farli revisionare periodicamente. Infine, usare batterie alcaline ad alte prestazioni non ricaricabili, controllare che siano ben cariche prima dell’utilizzo e toglierle dell'apparecchio quando non viene utilizzato, fare attenzione all'umidità e alle fonti di calore e non far prendere colpi allo strumento perché potrebbero rompersi componenti interne (l'antenna in particolare) non visibili.

da http://www.sportler.com/attrezzatura-sportiva/arva.html
« Ultima modifica: 27/02/2009 09:18 da AGH »
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