Si lo strumento serve, ma secondo me farsi l'occhio è molto importante.
Non sono sicuramente un genio di meteo, anzi.
Ma io penserei a valutare osservandolo durante la sua formazione (velocità con il quale condensa e/o si alza verso l'alto). Valutare lo spessore del cumulo in base a quanto è nero se si è sotto; vedere se presenta la sommità ghiacciata o meno se lo si vede in lontananza e a che altezza arriva. Vedere se la giornata è stabile o instabile insomma. Se già alle 9-10 di mattina si ha condensazione sopra le cime e tendono dopo pochi minuti ad ingrossarsi e a salire a torre è molto probabile che quello alle 15-16 sarà un cumulonenbo. Se la condensazione è pigra e inizia alle 11-12 è già più difficile che arrivi oltre lo stato di congesto o addirittura umile durante la giornata.
Poi ci sono le celle temporalesche che possono viaggiare molto veloci, ma quelle si vedono sul meteo di solito. Si possono spostare da vallata a vallata in pochi minuti, quindi anche occhi sull'orizzonte.
In montagna mi sono praticamente sempre salvato, magari in extremis, dai temporali e dalla pioggia (non ho mai testato il mio poncho ancora impacchettato).
Forse è più utile il variometro nel volo che non il barometro. Diciamo che quando inizi a salire un po' troppo forte e ovunque, forse hai già valutato male.
Se inizi a salire costantemente a +7 m/s (magari anche dove non dovrebbe esserci attività termica o dinamica) devi faticare parecchio per scendere, ovvero fare manovre di discesa rapida, che nei casi più estremi sono molto stressanti per il pilota (come la "vite"). E il brutto è che appena inizia a piovere può partire una forte discendenza che è esattamente l'effetto opposto.
Vuol dire che il cumulo congesto che hai sopra la testa ti sta aspirando e si accinge a degenerare.
Un cambio di vento rispetto alla normale brezza (o un rinforzo rapido della stessa) di valle può segnalare un temporale da qualche parte (magari dietro la cresta della montagna e non si vede!).