Autore Topic: Valanghe e fattore umano  (Letto 4088 volte)

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Offline AGH

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Valanghe e fattore umano
« il: 06/01/2010 10:04 »
Molto interessante questo articolo che considera il fattore umano nel rischio valanghe
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Qualsiasi attività praticata in ambiente montano innevato è esposta al pericolo di distacco valanghe e conseguentemente al rischio di travolgimento. Le statistiche a livello mondiale mostrano una differenza significativa sul rateo di incidenti tra coloro che praticano attività ricreativa sulla neve ed i professionisti.È stato infatti accertato che la maggior parte degli incidenti accadono per errori umani, ma non è ancora stata adeguatamente compresa la dinamica decisionale ed i fattori che la influenzano. Alcuni autori (vd. bibliografia) hanno dimostrato che gli esperti, pur esposti ad un maggior rischio, sono in grado di sviluppare il processo decisionale riducendo gli errori umani, in particolare le trappole euristiche.

La cultura della prevenzione, finalizzata ad evitare gli incidenti da valanghe, fa da sempre parte del bagaglio di molti praticanti le attività ricreative invernali. In questi ultimi decenni, dopo la nascita dei servizi di previsione valanghe e delle scuole del CAI, sono stati fatti passi da gigante nella prevenzione, prova ne è il non sostanziale aumento degli incidenti da valanghe rispetto al vero e proprio boom di attività sportive su neve vergine (sci alpinismo, snowboard, escursionismo con racchette da neve etc.).
Tuttavia rimane una significativa percentuale di "inesperti" e "principianti" che, pur avendo seguito con profitto i corsi, non sembrano riuscire ad imparare dalle proprie esperienze. Come in tutti i processi cognitivi ciò che più conta, quindi, è la volontarietà dell'atto di apprendere e la capacità di rielaborazione critica dell'esperienza vissuta cui deve seguire il tentativo di applicazione della conoscenza appresa al fine di acquisire, in un ciclo teoricamente infinito, nuova esperienza. Nella sostanza l'esperto acquisisce nuova conoscenza attraverso l'esperienza mentre l'inesperto apprende, principalmente, attraverso l'addestramento ma non riesce o non vuole poi applicare tali nozioni all'esperienza.
L'attività formativa, oltre a dare notevole risalto ad aspetti tecnici o scientifici - quali la nivologia, la programmazione e la conduzione della gita -, dovrebbe focalizzarsi ad insegnare agli allievi come contestualizzare fatti, principi e regole. Gli allievi non devono apprendere a pensare come esperti ma ad imparare come esperti.

Il resto sul sito Aineva
http://www.aineva.it/pubblica/neve66/1_igor.html

Valanghe
http://www.aineva.it/pubblica/pubblica6.html (clicca sui pallini colorati per leggere i capitoli)
« Ultima modifica: 06/01/2010 10:10 da AGH »
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Offline Guido

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Re: Valanghe e fattore umano
« Risposta #1 il: 07/01/2010 11:29 »
tendenzialmente manca spirito autocritico e voglia di ascoltare e imparare, spesso dettati da una supposta "superiorità alpinistica" nei confronti degli altri, altrettanto spesso coloro che insegnano non sono adeguatamente competenti e preparati e vantano una cognizione dell'argomento hobbistica, rientrando anch'essi nella prima categoria.
Io che sono un principiante, ma che cerca spesso di interessarsi, spesso anche solo per puro piacere cognitivo all'argomento (ho molta poca esperienza sul campo, però), sulle valanghe e sulla neve, ne ho sentite di tutti i colori....ma proprio tutti...sentenze a volte completamente campate in aria e sputate come verità universali....
il problema è che se dilettanti supponenti si mettono a formare altri dilettanti, è peggio che andar di nott, perchè dopo un corso tenuto da costoro uno crede di sapere tutto su neve e valanghe ed è peggio che essere un neofita ed ammettere di non sapere nulla ed andare in giro di conseguenza.
"...sarà da chiedersi se esistano ancora escursionisti capaci di divertirsi sulle medie difficoltà, per trovare sè stessi anche in una giornata senza ambizioni, trascorsa serenamente all'insegna della natura più delicata." Giampaolo Sani

Offline Claudia

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Re: Valanghe e fattore umano
« Risposta #2 il: 07/01/2010 11:54 »
il problema è che se dilettanti supponenti si mettono a formare altri dilettanti, è peggio che andar di nott, perchè dopo un corso tenuto da costoro uno crede di sapere tutto su neve e valanghe ed è peggio che essere un neofita ed ammettere di non sapere nulla ed andare in giro di conseguenza.
hai pienamente ragione!
penso sia preferibile (ed è quel che faccio io), in caso di pericolo elevato, organizzare gite banali in posti sicuri (magari chiedendo agli abitanti del posto, che di solito ne sanno...) sapendo di non essere abbastanza istruiti su certi argomenti, ma riportando a casa la pelle.

Offline JFT

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Re: Valanghe e fattore umano
« Risposta #3 il: 07/01/2010 13:27 »
penso sia preferibile (ed è quel che faccio io), in caso di pericolo elevato, organizzare gite banali in posti sicuri (magari chiedendo agli abitanti del posto, che di solito ne sanno...) sapendo di non essere abbastanza istruiti su certi argomenti, ma riportando a casa la pelle.

Quoto.
Il rischio non lo si elimina mai, per ridurlo, come dice Guido, serve certamente conoscenza ed umiltà. Oppure evitare, se si può vivere, ed è il mio caso, felici ugualmente.  :-\
"La vita è fatta di rarissimi momenti di grande intensità e di innumerevoli intervalli. La maggior parte degli uomini però, non conoscendo i momenti magici, finisce col vivere solo gli intervalli."
Friedrich Nietzsche

Offline Guido

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Re: Valanghe e fattore umano
« Risposta #4 il: 07/01/2010 15:32 »
(magari chiedendo agli abitanti del posto, che di solito ne sanno...)

anche i commenti degli abitanti del posto, anche se sono alpinisti o escursionisti della zona, son da prendere con le pinze, è vero meglio sempre qualche informazione in più che in meno, ma in fondo è comunque gente di cui non conosci "testa" e capacità di valutazione e che biunivocamente non conosce la tua "testa" e le tue capacità.
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Offline radetzky

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Re: Valanghe e fattore umano
« Risposta #5 il: 07/01/2010 16:09 »
avete mai notato che i vecchi masi secolari ben difficilmente soccombono alle valanghe ?  La ragione è che fino a qualche decennio addietro i locali conservavano la memoria storica ovvero case, masi e fienili si costruivano solo dove, a memoria degli avi, non erano mai cadute valanghe ! La cosa è particolarmente evidente nelle valli particolarmente soggette alle valanghe. In alcune valli del Canton Ticino, bersagliate da sempre dalle valanghe, questa memoria si conserva ancora oggi e le valanghe storiche ovvero ricorrenti da secoli hanno addirittura un nome proprio, talvolta buffo perchè dialettale.
quando che le pegore le va a destra.. mi vago a sinistra. e quando le va a sinistra mi vago a destra !

Offline JFT

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Re: Valanghe e fattore umano
« Risposta #6 il: 07/01/2010 16:28 »
anche i commenti degli abitanti del posto, anche se sono alpinisti o escursionisti della zona, son da prendere con le pinze, è vero meglio sempre qualche informazione in più che in meno, ma in fondo è comunque gente di cui non conosci "testa" e capacità di valutazione e che biunivocamente non conosce la tua "testa" e le tue capacità.

Vero anche questo. I "vecchi" del paese dove vivo io non hanno il senso del pericolo...  :-\
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Offline Claudia

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Re: Valanghe e fattore umano
« Risposta #7 il: 07/01/2010 17:06 »
anche i commenti degli abitanti del posto, anche se sono alpinisti o escursionisti della zona, son da prendere con le pinze, è vero meglio sempre qualche informazione in più che in meno, ma in fondo è comunque gente di cui non conosci "testa" e capacità di valutazione e che biunivocamente non conosce la tua "testa" e le tue capacità.
Verissimo!
Però col tempo, girando spesso e in diverse zone, ho appurato che tutti tendono a consigliare cose facili (probabilmente proprio perchè non ti conoscono e sarebbe stupido consigliarti una cosa troppo difficile).
Certo, ogni cosa và presa con le pinze, ma un'informazione in più è sempre una cosa che può far comodo!

Offline AGH

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Re: Valanghe e fattore umano
« Risposta #8 il: 07/01/2010 20:54 »
hai pienamente ragione!
penso sia preferibile (ed è quel che faccio io), in caso di pericolo elevato, organizzare gite banali in posti sicuri (magari chiedendo agli abitanti del posto, che di solito ne sanno...)

io non sarei cosi' sicuro degli abitanti del posto. Al massimo ti possono dire dove cadono certe valanghe "storiche", ma in tutti gli altri posti non sanno una mazza praticamente quanto te :)
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Re: Valanghe e fattore umano
« Risposta #9 il: 07/01/2010 21:10 »
avete mai notato che i vecchi masi secolari ben difficilmente soccombono alle valanghe ?  La ragione è che fino a qualche decennio addietro i locali conservavano la memoria storica ovvero case, masi e fienili si costruivano solo dove, a memoria degli avi, non erano mai cadute valanghe ! La cosa è particolarmente evidente nelle valli particolarmente soggette alle valanghe.

i vecchi di una volta non erano scemi :) Comunque loro evitavano le valanghe ricorrenti, quelle che prima o poi cadono durante la stagione, di solito in posti prevedibili come impluvi e canaloni. Non è del tutto vero che malghe e baite non siano investite da valanghe, magari in stagioni di innevamento eccezionale. Mediamente sono sicure. Però i malgari non facevano sci alpinismo :)

Il problema infatti è che ormai gli scialpinisti vanno dappertutto, ed è li che staccano le valanghe, dove un tempo non passava nessuno in inverno
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Offline Claudia

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Re: Valanghe e fattore umano
« Risposta #10 il: 07/01/2010 21:21 »
io non sarei cosi' sicuro degli abitanti del posto. Al massimo ti possono dire dove cadono certe valanghe "storiche", ma in tutti gli altri posti non sanno una mazza praticamente quanto te :)
io intendo che loro, posto che conoscano meglio i luoghi che li circondano, ti sappiano dire se è il caso o no di fare un certo percorso che magari tu conosci solo da una cartina e che invece può rivelarsi più insidioso...