Veduta da Cima Pasubio sul Sengio Alto in primo piano, sullo sfondo la cresta del CaregaDa tempo avevo in mente questa traversata, sempre rimandata. Decido all’ultimo di farla, visto il meteo che si preannuncia ottimo. Un’amica che doveva venire mi ha bidonato, ovviamente vado lo stesso
Grazie alle indicazioni di JFT e Franz, la lieta sorpresa di poter salire in auto (non lo sapevo) fino
nei pressi di Malga Cheserle m 1400. Sono le sei di mattina ed è buio pesto. Posteggio l’auto nel parcheggio e torno indietro per circa 1 km per cercare il
sentiero 132b che mi dovrebbe portare sul Col Santo. Con la pila della frontale trovo tutti i cartelli dei sentieri sul lato opposto, 122, 119. Al bivio di quest’ultimo ci dovrebbe essere il 123b, che non c’è. Tiro fuori le carte col freddo pungente che morde le dita. Ho dietro i guanti ma non pensavo facesse così freddo, penso con orrore cosa sarebbe un bivacco forzato in questa stagione. Vagolando avanti e indietro per una buona mezzora al buio, lungo la strada e anche dentro il prato, spero rischiari un po’ ma il sentiero non si trova. Nessuna tabella, nessuna indicazione. Aspetto un po’ ma non si vede quasi niente, quando ritorno sui miei passi mestamente rassegnato a salire al Rif Lancia per la strada, scorgo un sasso nascosto nell’erba coi classici segni bianco/rosso. Evviva!
L’ora guadagnata salendo in auto l’ho persa dal ravanamento notturno, pazienza. Meno male che i 400 metri di dislivello guadagnati restano
. Alla ore 7.00 precise risalgo il sentiero nel bosco fitto grazie alla frontale, ogni tanto santo un poderoso “pestolare” nel buio tra gli alberi, faccio mente locale se ci sono orsi in zona
. Quando ormai rischiara viene giù per il sentiero di gran carriera un camoscio, mi sta per venire addosso ma fortunatamente quando mi vede si blocca di colpo e sta li’ a guardarmi per 3 minuti mentre io guardo lui
. Penso con tristezza che fine farebbe se io fossi un cacciatore. Dopo un lungo traversone nel bosco il sentiero arriva finalmente sui bellissimi prati punteggiati delle caratteristiche baite in pietra. Ora si gira decisamente verso SE per ampie praterie.
A 400 metri avvisto tre magnifici cervi che si stagliano da lontano su una dorsale prativa. Anche loro fermi per minuti interi, sarebbero facile preda per un buon tiratore. Abbandono i prati e raggiungo la dorsale che conduce al
Col dell’Anziana, fatta qualche anno fa con gli sci. Alla sellata sorge finalmente il sole. Poco prima delle 8.30 sono sulla Cima del
Col Santo 2112. Il panorama a 360° è semplicemente grandioso, la giornata magnifica anche se la temperatura è ancora bella freschina. Non ho troppo tempo da perdere, faccio un po’ di foto e mi butto giù verso la Sella dei
Col Santi 1980, quindi raggiungo il
Rif. Lancia m 1800, ancora aperto nei fine settimana fino a novembre. Mi fermo per bere un tè e soprattutto chiedere info. Una bella notizia: per il Cimon del Pasubio ci vogliono ancora circa 2,30-3 ore, il che mi rincuora molto perché ho tutto il tempo per non rischiare un rientro la buio (peraltro messo in conto).
Col
sentiero 102 raggiungo la
Bocchetta delle Corde 1894, quindi col 105 risalgo il fianco NO del
Roite 2144. Il sentiero ora volge a sud e con un lungo traversone raggiunge la
Sella del Roite 2081 dove cambia versante. La vista sull’
Alpe Pozze è meravigliosa, poi proseguendo in alto verso la fascia rocciosa il paesaggio si fa man mano più desolante, con lunghe file di caverne, ruderi di trincee, caverne, gallerie, pietraie. Dalla
Selletta del Piccolo Roite si sale sul “
Dente Austriaco” 2203, con le fortificazioni scavate nella roccia, le tabelle illustrative dell’
Ecomuseo della Grande Guerra. Di fronte, a neppure 200 metri di distanza in linea d’aria, il “
Dente Italiano” 2200, totalmente sconvolto dall’ultima grande esplosione degli austriaci nella “guerra delle mine” con cui i due eserciti si combattevano.
Si cala alla “
Selletta dei denti” 2175 e si sale il lato nord del Dente Italiano, scavato come un groviera da gallerie. Si scende brevemente alla
Selletta Damaggio quindi con un ultimo traverso si arriva alla ampia
Cima Palòn del Pasubio m 2232. Di qui un galleria fatta costruire dal Gen. Papa permetteva di arrivare sottoterra fino al Dente Italiano. Panorama strepitoso anche da qui come sul Col Santo, peccato per la foschia che impedisce di vedere la laguna veneta. Dopo le solite foto scendo per la dorsale sud fino al
Cogolo Alto, dove c’è un vecchio rudere dell’ex rifugio militare. Su un bel poggio erboso sopra il
Soglio dell’Incudine decido di fare finalmente una sosta. Dopo un bel pisolo al sole, sono completamente rigenerato
.
Verso le 3,30 inizio il rientro con
sentiero 135 e poi 134 calando nell’ampio
vallone dell’Alpe di Cosmagnon. Scendo fino a 1900 metri tra bei prati e radure, alla
Malghetta Cosmagnon di sopra 1893 il sentiero riprende a salire traversando una vasta fascia di mughi. Ripiglio i 100 metri persi per
ricongiungermi col sentiero 105 fatto all’andata. Ritorno alla Bocchetta delle Corde e qui decido di rientrare da un percorso diverso: mi dirigo perciò alla
Bocchetta dei Foxi m 1720. Mi piacerebbe allungare al
Corno Battisti lì vicino, ma dovrei vederlo di corsa per l’ora ormai tarda, decido di rimandare ad altra occasione.
Calo quindi nella bellissima
valletta di Malga Zocchi, ormai in ombra e col freddo che comincia a farsi sentire. Ancora un bosco con sentiero viscido da scendere con attenzione e sono finalmente, alle 18.00 in punto, alla macchina, un’ora prima che faccia buio. Che dire: giro favoloso, neanche troppo duro, giornata da incorniciare. Disl. 1350, sviluppo 26 km.
A dopo per qualche foto...
foto e tracciato GPS
http://www.everytrail.com/fullscreen.php?trip_id=1329473&code=e5aa643cf50ec4895cfc7fb26a8ecb6a