Anche questa domenica “l’allegra combriccola del Pasubio”, affiatata e carica più che mai, ha colto l’occasione per ritrovarsi e salire in compagnia fino alla chiesetta di Santa Maria del Pasubio, questa volta per rendere omaggio alla memoria di tutti i soldati caduti sulle nostre montagne durante la Prima Guerra Mondiale, e partecipare al pellegrinaggio e alla celebrazione commemorativa del 4 novembre. Una domenica, questa, carica di significato storico e spirituale, che ha visto la partecipazione di numerose persone, salite anch’esse fin lassù per non dimenticare e per portare il loro ringraziamento a quei giovani soldati, che si sono sacrificati per tutti noi in nome di quella libertà e di quella democrazia che, giorno dopo giorno, possiamo ancora assaporare.
La sottoscritta, Denise l’Alpina, Manu e Sal ci siamo ritrovati alle 8 in punto al Passo Pian delle Fugazze (m.1162) e da lì abbiamo iniziato la nostra salita per il sentiero n. 179 (ex n.399) denominato “Val di Fieno” (difficoltà E). Molte le persone che sono salite con noi, tra questi il fantastico gruppo di amici dell’Alpina del GAM di Schio. In un’ora e mezza abbondante, siamo giunti alla Galleria d’Havet (m.1797), per un totale di circa 635 m. di dislivello. Consiglio caldamente di non salire per la strada bianca della Val di Fieno, poiché “lunga eterna” e alquanto monotona e noiosa, ma di optare per i sentieri-scorciatoie, ben segnati e ben tenuti, che si incontrano fin dall’inizio del percorso. Quest’ultimo parte proprio dal Passo Pian delle Fugazze, di fronte al ristorante Miramonti e all’albergo al Passo, nonché alla strada che porta a Camposilvano di Vallarsa e all’Alpe di Campogrosso.
Una volta arrivati in cima al percorso, abbiamo preso il sentiero n.398 delle “Creste” (difficoltà EE), che dalla Galleria d’Havet porta, attraverso un percorso molto panoramico e suggestivo, al Soglio dell’Incudine, al Cogolo Alto con l’ex rifugio militare Palon e alla Cima Palon (m.2232). Il tragitto inizia immediatamente alla sinistra della galleria d’Havet, dove si presenta ripido fin dai primi passi, in quanto permette di portarsi direttamente alla prima cresta del percorso. Da lì si può godere sin da subito di un panorama fantastico e inebriante su tutta la vallata sottostante e sulle cime del Sengio Alto e del Carega, sospese, domenica mattina, sopra un mare di nuvole candide e spumose. Per chi lo desiderasse, esiste anche una cosiddetta “ partenza alternativa”, molto più dolce ma un po’ meno panoramica, che consente di ricollegarsi al sentiero precedente e di evitare così il tratto erto iniziale. Questo sentiero, anch’esso segnato col n.398 e col nome “Sentiero delle Creste”, inizia dopo la Galleria d’Havet. Una vota usciti dalla galleria, bisogna incamminarsi per un breve tratto lungo la Strada degli Eroi, e una volta arrivati in prossimità di una galleria, sormontata da un paravalanghe, si nota sul lato sinistro della strada un cartello, che indica la partenza del percorso alternativo.
Non appena raggiunta la prima cresta, si segue l’esile tracciato, camminando per mughi e arbusti, con qualche saliscendi che procede a cavallo tra la Valle delle Prigioni e la Val Canale. Da qui lo sguardo non può che spaziare a 360°, e si crea attorno a noi un’atmosfera dalle sensazioni spettacolari, a dir poco emozionanti. Sembra di essere dolcemente sospesi in una dimensione irreale e di fluttuare delicatamente sopra le nuvole….ed ecco che all’improvviso appare di fronte ai nostri occhi lo scosceso pendio del Soglio dell’Incudine, “coronato” dalla sua croce, magicamente avvolto e sospeso anch’esso nella foschia e imbiancato dalla prima neve di stagione. L’incudine è un’elegante sporgenza squadrata, che dinanzi alla Valle delle Prigioni cade in essa con ripide pareti vertiginose. Da sud appare come un trampolino di lancio che si slancia sulla Vallarsa. Proprio qui, ancor prima della Grande Guerra, fu intagliato a cura del CAI il pericoloso Passo della Lastra.
Pian piano saliamo il sentiero, ricoperto dalla neve ma ancora ben visibile e battuto. Molte altre persone sono passate prima di noi. Lo si vede dalle numerose impronte che calpestiamo. Mi sembra qui doveroso ricordare che, in presenza di neve e vetrato, il sentiero può essere pericoloso, in quanto abbastanza stretto ed esposto a tratti in cresta e a tratti sugli strapiombi sottostanti. Bisogna quindi prestare la massima attenzione e proseguire con cautela, anche se non vi sono particolari difficoltà. Giungiamo così ad un gruppo di gallerie restaurate da non molto tempo: la prima, lunga e ben tenuta, offre dalle sue “finestre” una vertiginosa vista mozzafiato sulla sottostante Valle delle Prigioni. Ad una delle ultime gallerie giungeva, durante la guerra, la teleferica che partiva da Rifugio Balasso. Sono ancor oggi visibili i resti di quell’opera militare, nonché quelli di una cisterna e di una piccola vasca per la raccolta dell’acqua (sempre piena). Il sentiero prosegue ora più dolcemente e pian piano, passando di fronte alla storica Galleria Zamboni, saliamo al Cogolo Alto, dove sorgono i resti dell’ex rifugio militare Palon, purtroppo ormai in rovina. Da lì raggiungiamo in breve tempo Cima Palon (m.2232), dove gli amici del GAM hanno appena posto una corona d’alloro in memoria di tutti i caduti in guerra ed in montagna, e dove si conclude la salita.
Scendiamo di corsa in mezzo alla neve, che a tratti ci arriva alle ginocchia, cantando e divertendoci come pazzi. Arriviamo alla chiesetta di Santa Maria del Pasubio per la Santa Messa, che si conclude con un toccante “Signore delle Cime”, cantato con il cuore e con commozione da tutti i partecipanti. Scendiamo al rifugio Papa (che sarà aperto ufficialmente fino al 16 novembre) per rifocillarci e per gustarci un buon grappino ai mirtilli. Una volta lì, ci uniamo all’allegra compagnia di alcuni ragazzi del GAM e scendiamo insieme a loro per la Strada degli Eroi.
Dalla Galleria d’Havet sentiamo provenire un soave canto alpino. Alcuni amici (sempre del GAM) hanno improvvisato un coro di montagna, e con la loro splendida voce ci allietano e ci accolgono sorridenti. Su richiesta di Sal, ci cantano pure “Signore delle Cime”, un inno puro e autentico al valore dell’amicizia e della solidarietà tra chi ama la montagna. I canti alpini rappresentano per me quella voce che giunge direttamente dall’anima della montagna e che sanno scuotere come non mai i ricordi e i pensieri più profondi, che dimorano e che custodiamo nei nostri cuori. Un peccato dover salutare il bravissimo coro, ma ci attende l’ultimo tratto della discesa.
Scendiamo così di corsa giù per i sentieri della Val di Fieno, sempre in compagnia degli amici del GAM, e giungiamo in circa un’ora al Passo Pian delle Fugazze. Come sempre, non ci neghiamo una tappa di “congedo” al bar, stavolta alla Locanda Dolomiti. Ci salutiamo, con la speranza e la certezza di passare ancora un’altra splendida domenica in compagnia, in nome di quell’amicizia sincera e solidale, che dovrebbe accomunare tutti i veri amanti della montagna.
Un grazie di cuore a tutti i miei compagni e le mie compagne di avventura! Grazie per l'amicizia, la compagnia, per i sorrisi e i momenti felici che mi sapete regalare e per la lealtà ed onestà che, da veri montanari, sapete sempre dimostrare, tanto nei momenti gioiosi quanto in quelli difficili.