La Val Cavrara è una valle tributaria della Val Posina, sul versante nord del Pasubio. Non è una valle propriamente angusta, ma comunque aspra e, in questa stagione, ombrosa. A differenza di molte zone limitrofe non fu usata come accesso al Pasubio durante la Prima Guerra Mondiale, non si seguono tracce militari e nella parte medio-bassa non si segue nemmeno un sentiero ma si percorre il greto malagevole della valle.
L’avvio nella parte bassa della valle avviene attualmente attraverso una vecchia carrareccia che conduceva una cava di marmo dimessa da decenni.
Certamente questo accesso fu usato dai pastori di ovini che portavano le greggi nei pascoli alti, ma di ciò rimane solo un fantasma di un campigolo selvatico intasato di erbe nitrofile.
Nella parte alta, invece, si ritrova un nitido sentiero che porta all’acrocoro sommitale del Pasubio.
Partiamo da Griso, sulla strada che da Posina porta a Passo della Borcola. Grazie al passaggio all'ora solare riusciamo a incamminarci di buon'ora in una radiosa mattinata di novembre. Percorriamo per poche centinaio di metri l'asfalto fino a raggiungere il 5^ tornante dove inizia la carrareccia che si addentra nella parte iniziale della valle.
L'inizio è un po' monotono ma concede di riscaldare i muscoli prima di affrontare le vere salite... non che ce ne sia molto bisogno: anche oggi la temperatura è decisamente alta per la stagione!
Comunque, la eventuale monotonia viene scacciata dai caldi colori autunnali che ancora resistono nella bella faggeta!
La carrareccia termina nei pressi di una paretina rocciosa dove di solito precipitava un'allegra cascatina... oggi rimangono solo poche gocce che colano malinconiche dal muschio.
Si affrontano pochi metri di un macereto di frana e un paio di metri di roccia comunque poco erta e si entra nella parte più selvaggia della valle. Dopo un breve tratto intagliato nella montagna, si cammina nel greto e, a dispetto delle alte temperature, i massi sono coperti di un sottile velo di brina: qui probabilmente il sole arriva per pochissimo tempo. Occorre fare un po' di attenzione a dove si mettono i piedi per non rischiare di scivolare.
Incontriamo nuove recenti frane che scendono dai valloni laterali ingombri di frane: il paesaggio è severo, maestoso e quasi intimorisce, ma nel contempo mi sento rassicurata che tale bellezza continui a esistere e che io ne possa godere! Soprattutto il silenzio mi ripaga della fatica, ma in fondo non è fatica, è un benefico massaggio dell'anima.
Si lascia il fondo della valle a quota 1400 m. circa per risalire sulla sinistra orografica un sentiero che s'inoltra in un bel bosco di faggio dove s'incontra quello che era il piccolo pascolo di malga Cavrara ma ormai non se ne vedono più nemmeno i ruderi del basamento.
Siamo in località Boschetti da dove il sentiero s'inerpica con tratti assai erti verso la parta alta della valle, il panorama si fa più aperto e arioso: a nord, oltre il ventaglio di ghiaioni e crinalini erbosi, si stagliano il Corno del Pasubio e il Nido d' Aquila, a sud la piana dell'Altopiano dei Sette Comuni e innanzi ad esso il crinale della Corona di San Marco, dal Monte Majo alla Borcola.
Un ultimo tratto di ripido sentiero tra mughi e roccia ci conduce finalmente all'acrocoro del Pasubio.
Tralasciamo l'idea di fare tutto il giro che ci eravamo proposti, ossia girovagare fino alle sette Croci e rientrare per la Val Sorapache: le ore di luce ancora a nostra disposizione non ce lo permettono e non abbiamo pila con noi.
Decidiamo quindi di portarci verso i Sogli Bianchi al di sopra del sentierino che collega località Sorgente con Malga Costa, variante del sentiero 147 purtroppo non più segnalata nelle mappe del Cai.
Qui su,invece, sono presenti, eccome, le vestigia della Prima Guerra! Ovunque si susseguono resti di trincee, postazioni, baraccamenti... Era prima linea austriaca questa zona, dal Dente Austriaco fino a Malga Costa e i Sogli Bianchi. Dopo il panino, seguiamo la trincea che ci porta sopra uno sperone di roccia a picco sulla valle. Qui essa ha termine e ci regala la scoperta di una iscrizione austriaca decisamente ben celata!
Qualche foto al panorama e dopo un piccolo giro sui dolci cocuzzoli circostanti e aver fatto progetti sui giri esplorativi da compiere in estate, c'incamminiamo verso il ritorno. Nel bosco, in discesa, sprofondiamo nelle foglie fino al ginocchio. Probabilmente la bassa valle non ha mai visto il sole o ne ha beneficiato ben poco: i massi sono ancora bagnati e in alcune zone resiste la brina.
Con comodo arriviamo all'auto dopo aver compiuto poco meno di 1300 m. di dislivello. I chilometri percorsi non li ho calcolati, non avendo registrato la traccia: tante volte, ma mai troppe, ho risalito questa valle e non corro certo il rischio di perdermi.
In Pasubio ci sono stata tantissime volte ma sempre trovo angoli nuovi da scoprire!
Alcune foto...
luci alla partenza
i Sogli Bianchi e le ombre dei picchi sul lato opposto della valle
attraversando il macerato di frana
l'ombrosa valle e, dietro, la cresta dal Majio alla Borcola
ventaglio di canaloni franosi
compaiono le creste sommitali del Pasubio, da dx il Corno del Pasubio, il Nido d'Aquila e la cresta del monte Pruche
i Denti Austriaco e Italiano e cima Palon
sui cocuzzoli dove corre la trincea austriaca
panorama verso nord dove si stendono i pascoli di malga Costa
Carè Alto
Cima d'Asta
Pale di San Martino
Portule
Lagorai
dorato crinale verso la val Terragnolo
l'iscrizione ben nascosta
i Sogli Bianchi
si scende nell'ombrosa valle
nel mare di foglie