Autore Topic: Cinema di montagna, sempre la stessa storia?  (Letto 3735 volte)

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Offline AGH

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Valentina d'Angella, di montagna.tv, si interroga sulla qualità del "cinema di montagna".
Voi che ne pensate?
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Gli occhi di un uomo, il sorriso del ricordo sul volto di una donna, le montagne belle e magnifiche, un libro nelle mani, vecchie fotografie e una musica sospesa e struggente. Che film è? Mi vengono in mente almeno tre titoli e nessuna risposta sarebbe sbagliata. Stessa cosa se penso alle bandierine colorate che sventolano al cielo, a uno yak che cammina nelle immense distese erbose, oppure ancora, a un alpinista appeso a una parete verticale, o che ansima per la fatica avvicinandosi alla vetta. In poche righe abbiamo riassunto forse il 90 per cento della cinematografia di montagna. Alcuni sono esteticamente molto belli, altri particolarmente utili a conoscere una figura da antologia o un remoto villaggio tibetano. Ognuno il suo pregio, per carità. Tra questi però fatico a trovare l’originalità.
C’è davvero un solo modo di ricordare la vita di un alpinista? Davvero si riduce tutto a un’esistenza votata a quella o a quell’altra montagna, principio e meta del suddetto scalatore? Un film di montagna è necessariamente un documentario? Per forza tra i film vincitori del Trento FilmFestival deve esserci in elenco qualche soggetto tibetano o dedicato a un lontano e sconosciuto popolo delle terre alte? Ne me ne vogliano gli autori o gli amanti del genere: vanno benissimo i documentari, ma a mio avviso, spesso ci si concentra troppo sul termine “montagna” finendo per dimenticarsi del “cinema”. Nonostante il potere di alcune pellicole di suscitare commozione, fascino, persino ammirazione, dispiace scoprire la ristrettezza del raggio d’azione. Perché film così, bisogna ammetterlo, faticano ad interessare il largo pubblico, faticano ad uscire dal cerchio dell’autoreferenzialità.
Un’occasione persa mi verrebbe da dire, perché la straordinaria potenza del cinema è anche quella di far conoscere grandi storie attraverso l’immedesimazione; svelare mondi, rendere giustizia a personaggi degni di fama al di là del valore tecnico delle loro azioni. Io regista non sono, nétanto meno un autore. Ma sono di sicuro una grande consumatrice di pellicole e continuo a desiderare un cinema d’alpinismo e di montagna con la C maiuscola, che aspiri a entrare nei multisala, e a concorrere con i registi più famosi, magari a Cannes, magari anche a Hollywood, perché no.
Perché per esempio, i film del Trento FilmFestival raramente escono dal circuito delle rassegne, dei festival di montagna, delle proiezioni Cai? Perché a Trento non si presentano film con ambizioni universali? È davvero una questione economica, vale a dire di fondi e di piccolissime produzioni, oppure l’ambizione è smorzata sul nascere e si tenta troppo poco di uscire dalla dimensione di nicchia per diventare di tutti e non solo degli appassionati e degli addetti ai lavori?
L’anno scorso un regista premio Oscar come Danny Boyle ha scelto di raccontare la storia di Aron Ralston in un film rischiosissimo, perché girato per tre quarti in un’unica scena. Il risultato a mio avviso è stato notevole, sebbene il suo fosse un incidente banale – la caduta in una fenditura di roccia -, con un risvolto estremo certo, ma pur sempre un incidente banale. Quanti episodi ordinari e straordinari sarebbe degni di essere narrati come imprese epiche o come thriller mozzafiato? Senza bisogno di arrivare al Nanga Parbat di Messner, basterebbe forse tener presente fatti più vicini a noi, nel tempo e nello spazio: storie di cronaca quotidiana, non per forza nera (basta con il binomio alpinismo-morte), avventure, vittorie, successi che fanno la storia di questo sport. A me pare un serbatoio ricchissimo, da cui attingere non con il desiderio di parlare a chi quelle storie le conosce già, ma a chi delle montagne ha in mente vagamente il nome.

da montagna.tv
http://www.montagna.tv/cms/2012/05/07/cinema-di-montagna-sempre-la-stessa-storia/


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Offline Pietro

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Re:Cinema di montagna, sempre la stessa storia?
« Risposta #1 il: 09/05/2012 09:33 »
A ben vedere anche i film che fanno a Hollywood sono monotoni" l'è semper quela menada " si passa dal supereroe immortale alla gnocca di turno e finisce li. Se poi alla signora/ina che ha scritto questo articolo piace il film di "montagna" stile Cliffangher sono problemi suoi e sarebbe meglio che non andasse più al film festival. recentemente ho visto The North Face ,ovvero la sfida alla famigerata parete nord dell' Aiger da parte di due alpinisti tedeschi, bel film nulla da eccepire ma non è questo che io chiedo ad un film di montagna , meglio un "documentario" magari non originalissimo ma vero, che una ricostruzione con aggiunta di efetti speciali che snaturano la fatica e la semplicità dell' andare per monti!

Offline danieled

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Re:Cinema di montagna, sempre la stessa storia?
« Risposta #2 il: 09/05/2012 09:49 »
Quantio tu affermi è vero; però anche alcune considewrazioni di Valentina d'Angella sono giustamente sollevate; innanzitutto Holliwood attira centinaia di miliioni di euro (dollari) ed altrettanti visitatori nelle sale.
E tutto sommato non è sbagliato pensare a qualcosa di più "commerciale" (passatemi il termine) nel modo di fare e presentare film di montagna che sennò restano di nicchia, per lo più passano in sordina.

Sono d'accordo che un film di montagna fatto bene è affascinante, ma per chi? per noi amanti della montagna. E per non essere col paraocchi si deve pensare più in grande visto che il film di montagna sarebbe rivolto al grande pubblico e non solamente a noi "quattro" appassionati, che comunque lo appreziamo anche se magari un po' lento o privo di grandi colpi di scena - purchè fedele alla realtà dei luoghi.

Ritengo giuste quindi le considerazioni dell'autrice, anche se riferite in maniera un pochino forte.
Non abbiamo ricevuto questo pianeta in eredità dai nostri padri, ma in prestito dai nostri figli.

Offline Pietro

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Re:Cinema di montagna, sempre la stessa storia?
« Risposta #3 il: 09/05/2012 10:10 »
Quantio tu affermi è vero; però anche alcune considewrazioni di Valentina d'Angella sono giustamente sollevate; innanzitutto Holliwood attira centinaia di miliioni di euro (dollari) ed altrettanti visitatori nelle sale.
E tutto sommato non è sbagliato pensare a qualcosa di più "commerciale" (passatemi il termine) nel modo di fare e presentare film di montagna che sennò restano di nicchia, per lo più passano in sordina.

Sono d'accordo che un film di montagna fatto bene è affascinante, ma per chi? per noi amanti della montagna. E per non essere col paraocchi si deve pensare più in grande visto che il film di montagna sarebbe rivolto al grande pubblico e non solamente a noi "quattro" appassionati, che comunque lo appreziamo anche se magari un po' lento o privo di grandi colpi di scena - purchè fedele alla realtà dei luoghi.

Ritengo giuste quindi le considerazioni dell'autrice, anche se riferite in maniera un pochino forte.

Da un punto di vista prettamente commericale/economico condivido anche io le considerazioni dell' autrice, credo però che cercare di fare film di montagna come fossero dei film di azione o di avventura magari con degli attori professionisti e di conseguenza con effetti speciali sia troppo facile basta avere qualche miloncino di budget ed il gioco è fatto, ma secondo me diventerebbero dei "normali"film in cui la montagna passerebbe inevitabilmente in secondo piano a discapito della trama del film e degli attori.
Detto questo massimo rispetto per il pensiero di tutti  :D

Offline danieled

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Re:Cinema di montagna, sempre la stessa storia?
« Risposta #4 il: 09/05/2012 10:23 »
Ben venga se fosse un modo per far conoscere la montagna.

Così almeno si aprirebbero le porte anche ai non addetti ai lavori
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Offline Franz

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Re:Cinema di montagna, sempre la stessa storia?
« Risposta #5 il: 09/05/2012 10:36 »
Penso che, alla fine, gran parte dei generi finiscano con l'assomigliarsi: i film di montagna più o meno sono tutti uguali, ma anche i thriller o i gialli sono più o meno tutti uguali e anche i film d'amore, su per giù, lo sono. Persino le canzoni di uno stesso cantante, col tempo, finiscono con l'assomigliarsi. L'importante, a mio avviso, è non fossilizzarsi su un unico filone, ma variare nei temi e nelle passioni, in modo tale da nutrirli costantemente, senza finire con l'annoiarsi o farne un'indigestione...soprattutto non si deve diventare monotematici e far sfociare la ricchezza di una passione in una malattia. Personalmente, non leggo solo libri di montagna, non vedo solo film di montagna e non vado solo in montagna. La montagna è una delle mie più grandi passioni, oserei dire la più grande, ma non è l'unica; ne ho molte altre e, grazie a tutte loro, mi arricchisco giorno dopo giorno di esperienze e conoscenze ugualmente importantissime. Se cominciassi a vedere la vita a senso unico, indirizzandomi con foga...e con i paraocchi...solo ed esclusivamente verso un'unica direzione ed un unico interesse, finirei col vietare alla mia quotidianità la possibilità di scoprire lati spesso nascosti di me stessa e del mondo che mi circonda, impedirei alla mia mente di aprirsi totalmente verso le innumerevoli sfacettature e ricchezze della vita. Fissarsi ed ostinarsi su un unico obiettivo, un'unica attività, a mio modesto avviso, chiude la mente, la rende ottusa, sterile, poco elastica e la vita risulta essere monotona, pesante, poco incline alla scoperta, al confronto e allo scambio...al coraggio di variare e svoltare verso una nuova o diversa direzione: non c'è solo la strada principale, ci sono anche le varianti. Per questo ogni passione, qualsiasi essa sia, deve rimanere una passione e non tramutarsi in malattia: la malattia col tempo logora, risucchia e distrugge corpo e anima, la passione anima, arricchisce, e nutre sapientemente corpo e anima.
« Ultima modifica: 09/05/2012 11:07 da Franz »

Laccoro

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Re:Cinema di montagna, sempre la stessa storia?
« Risposta #6 il: 09/05/2012 14:45 »
Se poi alla signora/ina che ha scritto questo articolo piace il film di "montagna" stile Cliffangher sono problemi suoi e sarebbe meglio che non andasse più al film festival.
Pietro, ho letto l'articolo inserito da AGH. Poi mi sono letto il tuo messaggio e sono tornato su, piuttosto incredulo, a rileggere due volte.
Ma dove ci vedi quello che hai scritto, in particolare quanto sopra?
A te piaceranno i documentari, ma dire a chi non condivide i tuoi gusti "meglio se non ci vieni" non è piaciuto a me.
Per quanto riguarda il pezzo, io lo trovo molto equilibrato e condivisibile, anche perché non è che dei bei film girati da qualche bravo regista andrebbero a far danni ai  "documentari" di qualità.
Personalmente, di "documentari" ne vedo con piacere uno, due all'anno, ma non sopporto più, come dice Valentina d'Angella, l'autoreferenzialità (anche negli articoli e nei racconti) di molti di questi materiali e l'immancabile "eravamo-appesi-tra-la-vita-e-la-morte", con il finalino "ma-non-è-la-vetta-che-importa".
Tra l'altro, trovo che questo articolo si innesti bene con quanto sollevato da AGH in altra discussione, a proposito della fruibilità del cosiddetto "cinema di montagna".

Offline danieled

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Re:Cinema di montagna, sempre la stessa storia?
« Risposta #7 il: 09/05/2012 14:58 »
Pietro, ho letto l'articolo inserito da AGH. Poi mi sono letto il tuo messaggio e sono tornato su, piuttosto incredulo, a rileggere due volte.
Ma dove ci vedi quello che hai scritto, in particolare quanto sopra?
A te piaceranno i documentari, ma dire a chi non condivide i tuoi gusti "meglio se non ci vieni" non è piaciuto a me.
Per quanto riguarda il pezzo, io lo trovo molto equilibrato e condivisibile, anche perché non è che dei bei film girati da qualche bravo regista andrebbero a far danni ai  "documentari" di qualità.
Personalmente, di "documentari" ne vedo con piacere uno, due all'anno, ma non sopporto più, come dice Valentina d'Angella, l'autoreferenzialità (anche negli articoli e nei racconti) di molti di questi materiali e l'immancabile "eravamo-appesi-tra-la-vita-e-la-morte", con il finalino "ma-non-è-la-vetta-che-importa".
Tra l'altro, trovo che questo articolo si innesti bene con quanto sollevato da AGH in altra discussione, a proposito della fruibilità del cosiddetto "cinema di montagna".

Quoto
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Offline Pietro

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Re:Cinema di montagna, sempre la stessa storia?
« Risposta #8 il: 09/05/2012 15:19 »
Pietro, ho letto l'articolo inserito da AGH. Poi mi sono letto il tuo messaggio e sono tornato su, piuttosto incredulo, a rileggere due volte.
Ma dove ci vedi quello che hai scritto, in particolare quanto sopra?
A te piaceranno i documentari, ma dire a chi non condivide i tuoi gusti "meglio se non ci vieni" non è piaciuto a me.
Per quanto riguarda il pezzo, io lo trovo molto equilibrato e condivisibile, anche perché non è che dei bei film girati da qualche bravo regista andrebbero a far danni ai  "documentari" di qualità.
Personalmente, di "documentari" ne vedo con piacere uno, due all'anno, ma non sopporto più, come dice Valentina d'Angella, l'autoreferenzialità (anche negli articoli e nei racconti) di molti di questi materiali e l'immancabile "eravamo-appesi-tra-la-vita-e-la-morte", con il finalino "ma-non-è-la-vetta-che-importa".
Tra l'altro, trovo che questo articolo si innesti bene con quanto sollevato da AGH in altra discussione, a proposito della fruibilità del cosiddetto "cinema di montagna".

Non mi sembra di aver scritto che chi non condivide i miei gusti meglio che che non venga, se l'ho fatto capire mi scuso.

 Io regista non sono, nétanto meno un autore. Ma sono di sicuro una grande consumatrice di pellicole e continuo a desiderare un cinema d’alpinismo e di montagna con la C maiuscola, che aspiri a entrare nei multisala, e a concorrere con i registi più famosi, magari a Cannes, magari anche a Hollywood, perché no.

Questa in particolare la frase che mi ha fatto interpretare ( forse male ) il pensiero dell' autrice. Il pezzo non ha nulla di sballato è stata quella frase che mi ha fatto pensare e quindi scrivere che quello che desidera l' autrice nel cinema di montagna di oggi non esiste , per quello ho scritto"meglio che non ci vieni", non certo perchè non condivido quello che ha scritto e vi assicuro che non ho nemmeno 1 grammo di presunzione per permettermi di dire a chi non condivide i miei gusti di cambiare strada. Non volevo mancare di rispetto a nessuno tantomeno a te Laccoro e quindi se  in qualche maniera ti senti offeso ti chiedo scusa , non era mia intenzione. Ho letto frettolosamente l' articolo e non ho espresso correttamente a parole il mio pensiero.
« Ultima modifica: 09/05/2012 15:21 da Pietro »

Laccoro

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Re:Cinema di montagna, sempre la stessa storia?
« Risposta #9 il: 09/05/2012 15:30 »
Non mi sembra di aver scritto ...
Pietro, non mi sono offeso, e di sicuro con me non ti devi scusare.
Si scrive per (cercare di) spiegarsi e (cercare di) capirsi.
Ciao

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Re:Cinema di montagna, sempre la stessa storia?
« Risposta #10 il: 09/05/2012 20:09 »
,ovvero la sfida alla famigerata parete nord dell' Aiger da parte di due alpinisti tedeschi, bel film nulla da eccepire ma non è questo che io chiedo ad un film di montagna , meglio un "documentario"

i problemi sono sostanzialmente due:

- "il cinema di montagna" è una nicchia davvero piccolissima ed è, di conseguenza, difficilissimo trovare fondi
- il cinema di montagna è un genere molto difficile: da girare (per ovvi motivi logistici) e anche per ambientarci storie credibili. Nella storia del cinema sono pochissimi i bei film ambientati in montagna (parlo di fitcion). Persino quel genio di Werner Herzog, quando si è cimentato col genere, ha realizzato una fior di ciofeca (Grido di Pietra). Ed anche il notissimo "Assassinio sull'Eiger", di e con Clint Eastewood, che passa per uno dei migliori film di montagna, cinematograficamente parlando è un pastrocchio con una trama demenziale.
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Offline davidgrim

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Re:Cinema di montagna, sempre la stessa storia?
« Risposta #11 il: 09/05/2012 23:42 »
qualcuno di voi ha mai visto "la morte sospesa"? è un film documentrio che narra la storia di due alpinisti costretti causa incidente a scelte umanamente molto difficili, che mi han tenuto incollato al divano per tutta la durata del film, e la narrazione dei protagonisti reali della vicenda rendeva il tutto veramente reale facendomi immedesimare in quel che vivevano durante quei giorni. son stato un po vago sulal trama per non anticipare nulla...cmq lo consiglio veramente. ;)

Offline davidgrim

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Re:Cinema di montagna, sempre la stessa storia?
« Risposta #12 il: 09/05/2012 23:49 »
ps: ho scoperto ora da wiki che è stato premiato al Trento film festival 2004 col Genziana d'oro  per il miglior film

Offline miki

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Re:Cinema di montagna, sempre la stessa storia?
« Risposta #13 il: 10/05/2012 07:43 »
qualcuno di voi ha mai visto "la morte sospesa"? è un film documentrio che narra la storia di due alpinisti costretti causa incidente a scelte umanamente molto difficili, che mi han tenuto incollato al divano per tutta la durata del film, e la narrazione dei protagonisti reali della vicenda rendeva il tutto veramente reale facendomi immedesimare in quel che vivevano durante quei giorni. son stato un po vago sulal trama per non anticipare nulla...cmq lo consiglio veramente. ;)
Visto, bel film.. anche il libro da cui è stato tratto è molto bello..

Offline AGH

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Re:Cinema di montagna, sempre la stessa storia?
« Risposta #14 il: 10/05/2012 11:20 »
qualcuno di voi ha mai visto "la morte sospesa"?

visto :) Bello. Ma sono eccezioni, come detto i bei film di montagna si contano sulle dita di una mano
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