purtroppo apprendiamo ancora una sconfortante notizia...
È precipitato dallo spigolo nord del Crozzon di Brenta, che stava scalando in solitaria. Un volo di centinaia di metri, interrotto da una cengia a 2600 metri di quota, una sporgenza sul costone della montagna a circa un terzo della salita. È morto così ieri Corrado Gregori, 41 anni ad agosto, capostazione del soccorso alpino di Dimaro. Il corpo, irriconoscibile, è stato avvistato nel pomeriggio, intorno alle 16, da due alpinisti della val Rendena, che stavano percorrendo a ritroso la stessa via. È toccato ai suoi amici e colleghi del soccorso alpino il difficile compito di recuperare la salma. L'intervento è stato effettuato dall'elisoccorso, il corpo di Gregori è stato recuperato e portato a bordo con il verricello, poi composto nella cappella mortuaria del cimitero di Madonna di Campiglio, dov'è è arrivato accompagnato anche dai vigili del fuoco volontari di Madonna di Campiglio. «I due alpinisti ci hanno riferito che portava lo stemma del soccorso alpino, quindi ancora prima di salire sapevamo che era uno di noi - dice Adriano Alimonta, capostazione del soccorso alpino di Campiglio - e non è mai facile soccorrere chi conosci. Malgrado il distacco che devi mantenere, tutto il sangue freddo non basta... è sempre un momento difficile». Alimonta non è salito sull'elicottero, ma ha seguito il recupero minuto per minuto. «Non l'abbiamo detto subito, proprio perché gestire questi interventi è abbastanza delicato - spiega - per tutti quelli che sono coinvolti». Allo stesso modo non è facile commentare l'incidente. «Corrado aveva una grande passione per tutte le attività della montagna, era un forte alpinista, e si dedicava anche al soccorso alpino - continua Alimonta - facendo corsi con qualifiche più alte di un normale soccorritore». Era diventato tecnico del soccorso alpino. La scalata che Corrado Gregori stava affrontando in solitaria è una via impegnativa di 1200 metri, con difficoltà fino al quarto grado. Servono circa cinque ore per completare la salita, poi si prosegue attraverso la Cima Tosa prima di scendere. Oppure si può pernottare al bivacco che è stato allestito in cima a 3.153 metri di quota. Gegori era partito da casa al mattino molto presto, e si era preparato all'ascensione. «Impossibile sapere che cosa è successo lassù, nessuno ha visto, probabilmente ha perso un appiglio - conclude Alimonta - certamente era in grado di affrontare quella parete, e sicuramente è successo qualcosa di imponderabile». Chi conosce bene quelle montagne sostiene che quest'anno, per via delle continue precipitazioni, la roccia è particolarmente bagnata. Questa potrebbe essere una delle cause che ha originato la tragedia. Corrado Gregori, agente di commercio di Malè, lascia nel più profondo dolore la moglie Antonella e due figlie, Sarah di 22 anni che proprio ieri era partita per le vacanze e Alessia di 10. La passione per la montagna scorreva nelle vene di Gregori. Non solo l'arrampicata, perché praticava lo scialpinismo e da molti anni faceva parte del soccorso alpino. Proprio con loro, con i colleghi del soccorso, all'inizio dell'anno aveva scalato l'Aconcagua, sulle Ande argentine, dedicando l'impresa al soccorso alpino trentino. Quando nel suo paese ieri è rimbalzata la notizia della sua morte, il pensiero di molti sarà corso a un altro lutto che aveva colpito la comunità nel 1991. Allora un'altra giovane guida alpina di Malè, Dino Maranelli, era morto precipitando dal Campanil Basso, durante una scalata in solitaria. La ricostruzione dell'accaduto ora spetterà ai carabinieri della stazione di Madonna di Campiglio, che già in giornata dovrebbero effettuare dei sopralluoghi in quota.