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Mah, non conosco la dimensione del fenomeno, in genere i divieti per chi fa attivita' rispettose della montagna e del suo silenzio non mi piacciono e preferirei che la cosa fosse affidata al buon senso e all'educazione (vedi tedeschi). Personalmente incontrare un biker e' l'ultimo dei problemi che ho avuto nelle mie escursioni (e frequentando molti posti 'pedalabili' dovrei essere a rischio). Comunque, quando in Italia sento dire "Saremo ferrei nel far rispettare le regole" mi viene da ridere
In linea di massima i sentieri sono stati fatti per i pedoni e tali dovrebbero restare, i bikers hanno del resto a disposizione migliaia di km di bellissime strade forestali, che mi sembrano più che adatte per praticare questo sport. Del resto una qualche regola di comportamento bisognerebbe stabilirla anche tra pedoni e biker sulle forestali....
Alcuni Comuni montani e pedemontani del vicentino (sicuramente Arsiero) li hanno già imposti in tutte le strade sterrate e sentieri, se non ricordo male per non correre il rischio di essere denunciati in caso di incidente in quanto manutentori delle strade.Ad ogni modo, le bici sui sentieri sono forse uno dei più piccoli problemi che affronto in quanto escursionista.Secondo me, è molto più dannoso il transito di cavalli che arano veramente il terreno dove passano. E per non parlare delle moto che oltre a danneggiare i sentieri, boschi e ogni dove, lasciano anche un puzzo davvero insoppartabile quanto si dovrebbe invece respirare solo aria di bosco, prato, fiori e resine!
Dribblando divieti su divieti, più munerosi dei funghi dopo la pioggia, transitavo per Valle Verde e Biancoia, rinomate (ma dove???) località sciistiche.
Nuova pista in costruzione: impressionante lo squarcio nella foresta, pare la caduta di un meteorite! E poi le moto non posson passare…
Doveva succedere.Anche qui, nella mia valle.La “Valleogra enduro felix” non è più tale.Negli anni 90 si girava, sempre le stesse facce sulle moto; quando, raramente, si incontrava un altro gruppo era una festa e si proseguiva assieme. I divieti c’erano già, i montanari si incazzavano ogni tanto, ti porcavano dietro, evitavi di passare da loro per un mesetto e la cosa finiva lì. Sapevi che quella contrada non la dovevi attraversare perché c’era il tipo rognoso, in quell’altra c’era il cane rabbioso, e allora si tagliava da un’altra parte. Magari ogni tanto una multa, ci stava come “obolo” dato ai forestali.Poi è arrivato il boom dell’enduro, i praticanti sono aumentati a dismisura, prima i locali, poi sono arrivati anche i “foresti” da fuori. E sono guai.Perché è cambiato modo di fare enduro, o forse la testa ed anche la possibilità economica di chi lo fa, non so. La compagnia che mi ha iniziato all’enduro vero aveva un modo di farlo ben preciso:-mezza giornata al sabato, di solito pomeriggio;-parco moto prevalentemente 2T, autonomia scarsa;-ritrovo ore 13 inverno, ore 14 estate, rientro al limitare del buio o solitamente prima di cena;-Partenza e arrivo quasi sempre nel solito posto, la piazza;tutta gente dello stesso paese, al limite limitrofi;Chi c’è c’è, chi non c’è non c’è, niente telefonate, mail, solo passaparola e moto club;percorso più duro è meglio è, tanto bosco, tanto sentiero, lo sterrato è “trasferimento”;asfalto il meno possibile, già farne 2 km è troppo!È una filosofia da sportivo del sabato pomeriggio: pranzetto con la famiglia, svago settimanale, di nuovo a cena con famiglia/fidanzata/amante; c’è chi dedica il sabato pomeriggio alla partita di calcio, chi all’enduro; questo modo di intendere l’enduro non può che essere locale: in 4-5 ore, con queste premesse, si facevano magari molti km, anche 100, ma in linea d’aria non ci si spostava più di 20-30 km dalla base, al massimo si toccavano 2 valli.Per me questa è la definizione di enduristi “local”; per i miei amici di allora andare sui Berici (30 km distanti) era una trasferta fuori zona, gli enduristi di Vicenza capoluogo dei “foresti”.Io che con l’XR600 mi sparavo anche giri misti on-off in altre province ero una mosca bianca, guardato strano!Invece da un po’ di anni la gente si sposta, fa strada.Merito anche di internet; si conoscono nuove persone, si sente parlare di nuovi percorsi; moto su carrello, autostrada, parcheggio sotto alle montagne, e si parte, si ritorna; come quando si va a sciare.Anno 2008, questo è il risultato; a Primavera sono apparsi con cadenza settimanale articoli contro le moto sul giornale locale, ovviamente sempre con titoloni, addirittura hanno avuto l’onore delle locandine fuori dai giornalai.
Interessante i punti di vista del motociclista.. sforzandomi di non fare il talebano, non posso dargli tutti i torti..
Quando un fenomeno diventa di massa questo comincia a dare fastidio. Prima le auto poi le moto, ora le bici ed i cavalli. Domani anche chi cammina? Effettivamente in certi posti il disagio provocato dall'eccessiva frequentazione è evidente tanto sulle dolomiti quanto sull'Himalaya. Però quello che più mi infastisce è la percezione che c'è sempre chi si sente autorizzato a sentenziare chi è e chi non è etico/sopportabile/ecologico ecc.. Se la zona geografica, cui magari con il mio entusiasmo ho contribuito a rendere appetibile ad altri, diventa iperfrequentata e non aggrada più i miei standard devo accettarne anche le conseguenze.