Bel posto il Sette Selle, bisogna ammetterlo. Mi son fermato là dopo una corsa su per il divertente sentiero Giuliani al Sasso Rotto. Ricordo ora che lassù avevo trovato uno strano roveretano con un canovaccio da cucina a scacchi e sporco di sugo arrotolato in testa a mò di turbante indiano, che diceva che essendo partito presto non aveva trovato il solito bandanna...e così aveva preso la prima cosa che aveva trovato nel buio...in cucina. Robe da matti, e poi dicono a me che son strano! A parte questi anneddoti sulla strana gente che gira per i monti, poi son sceso al rifugio a farmi una buona birretta fresca. Era appena aperto, sicuramente rifugio di facile accesso da fondovalle...però bello, il gestore mi è parso pratico. Fare il rifugista è effettivamente più difficile di quel che si pensa. Un conto poi è un rifugio a quota millecinquecento, un altro discorso è starsene mille metri più su, come fan alcuni miei amici. Quel che logora, da quel che mi dicono non è la gente (non va certo a far il rifugista chi non ha carattere, pazienza, tolleranza e passione...giusto per non gettar subito la spugna al primo diverbio o alle prime difficoltà pratiche) ma tanti altri diversi problemi pratici. Ammetto di averci pensato per anni, ma di averci sempre pure io rinunciato infine dopo aver discusso con gli amici che lo fanno di professione da parecchio tempo e che quindi posson consigliami. E' una vita che logora, dura quanto basta e alquanto parca nei guadagni...almeno per quei rifugi che sono ancora rimasti rifugi e non son diventati bar d'alta quota. Il vero rifugista è anche elettricista, lavandaio, barista, idraulico, spalaneve, espurgatore liquami e perfino soccorritore...insomma, è alquanto dura e serve soprattutto saperne di tante cose. I rifugisti stagionali, in estate fan i rifugisti, in inverno magari gestiscono qualche pista da fondo o comunque svolgono un secondo lavoro a valle. E non sempre è facile averlo, è una gara a fregarselo nei piccoli paesi.
Però solletica l'idea di tentar l'avventura negli anni a venire, di rischiare una piccola fuga dalla civiltà, dagli schemi, dal preconfezionato. Un po' come han fatto gli attuali gestori di malga Sorgazza, gente di pianura. Anzi oramai ex di pianura....tosti i due gestori. A loro le cose van abbastanza bene, diciamo che si son fatti inizialmente un mazzo così per vincere la loro personale sfida...ma infine, con volontà, passione e grandi sacrifici, han coronato il loro sogno di poter gestire quel piccolo posto tappa in quota, in un luogo molto bello. Grazie ad Agh per la segnalazione...non si sa mai nella vita....e questo, diciamo, vale per tutti...giusto?!!