Autore Topic: De Stefani: "Montagna killer? No, è colpa nostra"  (Letto 1089 volte)

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Offline AGH

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«Bisogna andare preparati. fondamentali buone scarpe e indumenti pesanti nello zaino»
De Stefani: «Non è colpa della montagna»
L'alpinista: «È cambiata la mentalità: non ci si improvvisa alpinisti. Le guide? Pensano anche ai soldi»


Fausto De Stefani in una foto dal suo sito internet www.faustodestefani.com

MILANO- «La montagna non si vendica. Non è assassina. Siamo noi ad aver perso il senso della misura, sottovalutando i pericoli che ci sono sempre stati». Fausto De Stefani, mantovano di 57 anni, è il secondo alpinista italiano. Ed è il sesto al mondo ad aver scalato tutte le quattordici vette superiori agli 8 mila metri. Insomma, è uno che la montagna la conosce, e anche bene. Per questo, quando si parla delle tragedie che si susseguono ad alta quota, punta il dito contro «il cambiamento della mentalità alpinistica». Perché come in tutte le cose, «non ci si può improvvisare. Bisogna imparare il mestiere con lentezza. E, possibilmente, con l'aiuto di qualcuno».

IL CAMBIO DI MENTALITA'- Certo, ci sono sempre le guide. Però loro per prime, «non rispettano più i tempi. Escono con qualsiasi condizione climatica, pur di guadagnare. Ed ecco che l'escursione diventa un pericolo». Una volta, «quando era brutto tempo si stava in baita a giocare a carte. Poi quando il tempo si rasserenava, si usciva. Ma adesso è cambiato tutto». Così come la società, di cui «la montagna è diventata uno specchio». La frenesia della città si è trasferita anche ad alta quota. Dove, però, la disattenzione e la scarsa preparazione, «diventano rischi per la propria vita». Ecco perché «quando si percorre un sentiero, anche se facile, bisogna concentrarsi. Non si può essere sbadati. Perché basta un attimo». E le morti si susseguono. «Anche perché la montagna attrae sempre di più il turismo di massa». Secondo De Stefani si cerca «un nuovo contatto con la natura. Da una parte, una sorta di fuga. Dall'altra il desiderio del silenzio e della pace». E così «abbiamo perso anche ogni conoscenza degli elementi naturali. Non si ascolta più la montagna che deve essere temuta. Mi fa paura chi non ha paura».

I CONSIGLI- Per questo sono importanti alcuni accorgimenti. Molti possono sembrare banali, «e proprio per questo, troppo spesso, sottovalutati». Si parte dalle scarpe («devono avere suole adatte per ogni terreno») per arrivare all'abbigliamento («anche se c'è il sole, bisogna portarsi dietro qualcosa di pesante». Così come lo zaino («completo di ogni dettaglio»). Perché se per caso ci si perde «non bisogna andare nel panico. È inutile continuare a correre su e giù dalla montagna. Quando arriva la sera, ci si deve fermare. Ci si veste con l'abbigliamento che si ha nello zaino per passare una notte al caldo». Insomma, la parole d'ordine è «niente panico». Inutile dire se cambia la mentalità dell'alpinista, poi non ci si può lamentare. «Un esempio? Un po' di anni fa quando si andava su un ghiacciaio si partiva alle due di notte. Per arrivare in cima all'alba. Oggi, tra le 10 e le 11, si possono trovare escursionisti ancora sulle pareti. Fa già caldo. E quando la temperatura aumenta, a pari passo arrivano anche i rischi». Insomma, è un altro modo per dire: «La montagna non è assassina. Siamo noi a sbagliare».

Benedetta Argentieri
corriere di oggi
Blog di Montagna
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