Autore Topic: Incidente spedizione italiana sull'Aconcagua  (Letto 9080 volte)

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Offline alessandro28

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incidente ad una cordata di alpinisti italiani: questa volta in sud-america.
un morto e gli altri tre insieme alla guida argentina bloccati in quota a rischio ipotermia.
recupero il testo della notizia...
« Ultima modifica: 17/02/2009 18:31 da AGH »

Offline alessandro28

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Re: Incidente spedizione italiana in sud-america
« Risposta #1 il: 08/01/2009 13:56 »
da montagna.tv

MENDOZA, Argentina -- Segnali di vita dagli alpinisti italiani bloccati da ieri nella bufera, a quota 6.600 metri, sull'Aconcagua, la vetta più alta dell'America Latina. Due di loro sono stati avvistati dall’elicottero di soccorso mentre sventolavano una stoffa blu, segno che si trovano in buone condizioni. Nel frattempo è arrivata dalla Farnesina la conferma della morte di un membro della spedizione, mentre un altro sarebbe in gravi condizioni a causa di una brutta frattura e di un edema polmonare. Gli alpinisti, accompagnati da una guida argentina, sarebbero lombardi, piemontesi e liguri.

Fonti argentine hanno diffuso i nomi degli alpinisti italiani bloccati sulla montagna, senza però specificare quale di loro sia deceduto ieri. Secondo queste fonti, lassù si troverebbero Matteo Refrigerato, 35 anni, Marina Attanasio, 38 anni, Mirko Affasio, 39 anni, ed Elena Senin, 38 anni. Secondo quanto riferito ieri dalla polizia argentina, a morire in seguito ad una caduta sarebbe stato uno dei due uomini. Della spedizione faceva parte anche Antonella Targa, che però era rientrata al campo base prima dei compagni riuscendo a scampare alla bufera e a mettersi in salvo.

I suoi compagni, invece, in questo momento si trovano ancora a quota 6.600 metri, vicino al Ghiacciaio dei Polacchi, sul versante nord-est della montagna argentina alta 6.962 metri. Secondo la polizia locale,  il gruppo si troverebbe vicino ad un precipizio, in un'area molto rischiosa.

Con loro c'è la guida alpina Federico Campanino, argentino di 31 anni, che ieri ha dato l’allarme comunicando con il satellitare la notizia del decesso di uno dei membri del gruppo e della frattura riportata da un altro, che soffrirebbe anche di edema polmonare. Tutti e quattro gli alpinisti presenterebbero inoltre una grave ipotermia, causata dalle basse temperature, che stanotte hanno toccato i -20 gradi.
 
"Si trovano ad appena 200 metri dalla vetta e hanno trascorso la notte a circa 6.600-6.700 metri - ha riferito all'Ansa Guido Losa, direttore delle Risorse naturali della provincia di Mendoza -. Martedì, dopo aver raggiunto molto tardi la cima della montagna, il gruppo ha sbagliato percorso, perché non ha imboccato la direzione abitualmente seguita per la discesa".
 
"Poi, l’alpinista che guidava la cordata ha perso l'equilibrio - ha aggiunto Losa -, trascinando gli altri nella caduta. Il problema è che, avendo sbagliato strada, il gruppo si trova bloccato in un punto da dove è tecnicamente impossibile proseguire la discesa. I nostri soccorsi dovranno quindi prenderli, riportarli nelle prossimità della vetta, e poi ridiscendere dal sentiero giusto. E' una situazione obiettivamente molto complicata".
 
Ieri mattina un elicottero argentino aveva sorvolato l'Aconcagua individuando gli alpinisti. Il brutto tempo però che imperversava sulla montagna aveva costretto i soccorritori ad interrompere le operazioni che sono riprese questa mattina all’alba. Il velivolo li ha visti sventolare una bandiera blu, ma per il recupero sarà necessario il loro spostamento: gli alpinisti dovrebbero raggiungere un punto più accessibile per poter procedere all'evacuazione.

Interpellati da diversi quotidiani e agenzie di stampa sulla questione, Agostino Da Polenza e Silvio Mondinelli smentiscono il loro coinvolgimento nelle operazioni di soccorso che sono gestite interamente dalle autorità argentine.
 
L'identità degli alpinisti non è ancora stata resa nota dalla polizia argentina e non ci sono conferme ufficiali. Certo è che nella zona in questi giorni ci sono delle spedizioni italiane: una composta anche da tre donne milanesi, e una del Cai di Varallo, che però nei programmi doveva salire lungo la via normale. Altre spedizioni sono partite da qualche giorno o sono in partenza per il Sudamerica.

Offline Franz

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Re: Incidente spedizione italiana in sud-america
« Risposta #2 il: 08/01/2009 14:17 »
Caspita, che tragedia! :o

Offline alessandro28

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Re: Incidente spedizione italiana in sud-america
« Risposta #3 il: 09/01/2009 10:00 »
Una tragica scalata
EMILIANO GUANELLA
BUENOS AIRES
Non tutti si sono salvati. I tre italiani rimasti intrappolati vicino alla vetta dell’Aconcagua sono riusciti a superare la notte a una temperatura di -20, ieri sera li hanno raggiunti i primi soccorritori. Sulla cima delle Ande ha perso la vita un’altra italiana, precipitata durante il ritorno al campo base, dopo aver conquistato la vetta. Anche la guida italo-argentina è morta. E’ stata una giornata di ansia per le famiglie, di notizie che si sono rincorse quasi a diventare un giallo sulla fine degli alpinisti. Due morti e tre feriti gravi: è questo il bilancio confermato dalla Farnesina di una spedizione sulla Cordigliera delle Ande che poteva avere conseguenze ancor più tragiche. Era composta da Mirco Affasio, 39 anni, e Matteo Refrigerato, 35 anni, entrambi di Bragno, frazione di Cairo Montenotte (Savona); da Elena Senin, 38 anni, di Ivrea, deceduta; da Marina Attanasio, 38 anni, di Milano.

Una quinta compagna di cordata, Antonella Targa, 50 anni, aveva desistito per un malore a metà percorso, facendosi accompagnare a valle. Con loro c’era la guida italo-argentina Federico Campanino, 31 anni, non inserito nell'elenco delle guide ufficiali del Parco e che, proprio per evitare i controlli, aveva deciso di registrarsi con passaporto italiano. È morto pure lui.

La tormenta
Secondo quanto ricostruito dai soccorritori il gruppo (che aveva iniziato l’avventura il 3 gennaio) è riuscito a raggiungere la vetta a 6960 metri ma poi è dovuto scendere velocemente per il pericolo di trovarsi in mezzo a una tormenta. A causa della scarsa visibilità ha preso una via sbagliata finendo dalla parte opposta del sentiero più battuto, sopra un ghiacciaio sul versante nord est della montagna, molto difficile da attraversare. La Senin è caduta mentre era legata in cordata trascinando il gruppo in una zona scoscesa, impossibile da risalire. Nell'ultima comunicazione di mercoledì la guida riportava la morte di uno dei compagni, senza precisarne l'identità. Un elicottero del Parco Nazionale dell'Aconcagua è riuscito a individuare il gruppo vicino a un precipizio ma non è potuto scendere per le pessime condizioni meteo.

Le operazioni sono state riprese ieri all'alba con una squadra composta da una ventina di soccorritori: sono riusciti a trovare gli alpinisti nel tardo pomeriggio. Da lì sono stati caricati sulle barelle per iniziare a risalire la cima e prendere il cammino giusto per scendere verso la prima base, situata a seimila metri. Una situazione definita particolarmente difficile dai coordinatori perché sulla zona si sta abbattendo una tempesta che rende ancora più difficile l'obiettivo principale: trovare un posto sicuro e non farsi sorprendere dal gelo notturno.

Ieri pomeriggio s’iniziava a parlare di due vittime, informazione confermata in serata dalla Farnesina e dal funzionario inviato sul posto. I sopravissuti sono stati colpiti da ipotermia per le basse temperature alle quali sono rimasti esposti durante la notte. C'è mistero sulle attrezzature a loro disposizione: non è stato confermato se avessero sacchi a pelo termici e le tende d'alta quota necessarie per riuscire a montare un accampamento d'emergenza. Sullo stesso ghiacciaio una settimana fa è morto un alpinista tedesco, trovatosi all'improvviso solo e lontano dalla pista principale.

Una vetta ambita
L'Aconcagua è la cima maestra tra le vette andine, meta in ogni estate, da dicembre a marzo, di un pellegrinaggio da parte di appassionati di tutto il mondo. «In questa momento - spiega Romano Guillermo, direttore del Parco nazionale - ci sono ottocento alpinisti che puntano alla vetta. Noi li controlliamo nei vari punti posti nel cammino ma un cambiamento brusco del tempo può spiazzare anche il più esperto». Il gruppo degli italiani, dopo aver passato la notte in alta quota, oggi potrà scendere verso la base di Condores dove è pronto un elicottero per portarli all'ospedale di Upsallata o, se le condizioni dei sopravissuti si riveleranno gravi, a quello più attrezzato di Mendoza. Nella notte una tempesta ha cominciato ad abbattersi sulla zona del ghiacciaio dei Polacchi, rendendo ancora più difficile il trasporto degli alpinisti sulle barelle. E’ cominciata così un’altra corsa contro il tempo.

Offline AGH

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Re: Incidente spedizione italiana in sud-america
« Risposta #4 il: 09/01/2009 11:58 »
se non ho capito male, la cosa era stata organizzata da "Avventure nel mondo"? Negli anni passati ero stato sfiorato pure io dalla vaga idea di salirci, ci sono anche "passato sotto" nel viaggio da Buenos Aires a Mendoza e a Santiago del Cile. Tecnicamente l'Aconcagua (6962 m s.l.m.) è "facile", si cammina e non si arrampica. Tuttavia la quota molto elevata che sfiora i settemila metri e il clima, che può diventare proibitivo per via delle fortissime correnti sulla cordigliera, non consente di prendere questa cima sottogamba.
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Offline soramont

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Re: Incidente spedizione italiana in sud-america
« Risposta #5 il: 09/01/2009 12:36 »
Ho letto sulla stampa che l'escursione all'Aconcagua era stata organizzata dalla "star Mountains" .  In una dichiarazione dicono che c'era un loro accompagnatore esperto alpinista ma che questi è tornato indieto per riportare al campo base la antonella targa e che la decisione di proseguire è stata presa dagli altri escursionisti che si fidavano della guida del italo-argentino gia conosciuto in una precedente escursione.
Andai per i boschi perchè desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita  e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi,e per non scoprire,in punto di morte ,che non ero vissuto,(H,D,Thoreau)

Marco

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Re: Incidente spedizione italiana in sud-america
« Risposta #6 il: 09/01/2009 12:39 »
mi pare che avessero organizzato con Star Mountain ma che avessero preferito una guida del posto conosciuta in un viaggio precedente, la società ha organizzato solo il viaggio, le prenotazioni, i biglietti ecc.ecc.

*ecco appunto

Offline alessandro28

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Re: Incidente spedizione italiana in sud-america
« Risposta #7 il: 09/01/2009 12:51 »
... In una dichiarazione dicono che c'era un loro accompagnatore esperto alpinista ma che questi è tornato indieto per riportare al campo base la antonella targa e che la decisione di proseguire è stata presa dagli altri escursionisti che si fidavano della guida del italo-argentino gia conosciuto in una precedente escursione.
si, da qualche parte nel testo sopra c'è scritto.
mi sembra però un sacco strano, persone con esperienza di montagna, che giustamente scelgono una guida professionista, e questa li lascia su per la montagna per accompagnare giù una del gruppo della serie "aspettatemi qui che torno subito"... penso che un gruppo serio avrebbe fatto ritorno tutti insieme al campo base, anche se noi non possiamo ancora sapere cos'è realmente accaduto lassù...

Offline AGH

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Re: Incidente spedizione italiana in sud-america
« Risposta #8 il: 09/01/2009 13:16 »
Ho letto sulla stampa che l'escursione all'Aconcagua era stata organizzata dalla "star Mountains" .  In una dichiarazione dicono che c'era un loro accompagnatore esperto alpinista ma che questi è tornato indieto per riportare al campo base la antonella targa e che la decisione di proseguire è stata presa dagli altri escursionisti che si fidavano della guida del italo-argentino gia conosciuto in una precedente escursione.

definire "escursione" la salita a un settemila metri mi pare molto improprio. Anche se tecnicamente facile, richiede uno sforzo fisico eccezionale
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Offline soramont

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Re: Incidente spedizione italiana in sud-america
« Risposta #9 il: 09/01/2009 13:19 »
... penso che un gruppo serio avrebbe fatto ritorno tutti insieme al campo base, anche se noi non possiamo ancora sapere cos'è realmente accaduto lassù...
Concordo,sarebbe stata la decisione piu saggia.Anche se capisco che non è facile rinunciara a pochi metri dalla vetta in un viaggio costato soldi e in una occasione che sara difficile ritrovare...
Andai per i boschi perchè desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita  e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi,e per non scoprire,in punto di morte ,che non ero vissuto,(H,D,Thoreau)

Marco

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Re: Incidente spedizione italiana in sud-america
« Risposta #10 il: 09/01/2009 13:30 »
da quanto si sa la persona accompagnata indietro, una donna, non stava bene, probabilmente mal di montagna. Poi erano cmq tutti abbastanza esperti, con "esperienze extra europee" all'attivo, sembra che all'arrivo di una tempesta (quindi immagino visibilità zero) abbiano sbagliato il rientro e siano finiti sulla via dei polacchi e non sulla normale. Il problema è che gli zaini, e quindi il materiale per un eventuale bivacco, li avevano lasciati più indietro sulla normale. Da qui il congelamento dovuto ad un bivacco forzato a -20°.

C'è da dire che le operazioni di soccorso sono state formidabili, con una 50ina di guide che sono saliti per la normale e scesi dall'altra parte di 200 m di dsl per raggiungerli. Non penso si possa parlare di imprudenza o inesperienza, sono arrivati tardi in cima ed hanno avuto la sfortuna di un meteo incazzoso, quando poi si fa un 7000 in capo al mondo, una cima delle sette sorelle poi, non si torna indietro perchè un membro ha il mal di montagna se ti senti bene ed il gruppo c'è, ed ha il morale alto. Bisogna aspettare di capire perchè la guida non era lì se davvero sono andate così le cose. Questo si che è da valutare.... :-[

P.S. sto leggendo diversi siti e le informazioni sono molto diverse da sito a sito:
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C'è mistero sulle attrezzature a loro disposizione: non è stato confermato se avessero sacchi a pelo termici e le tende d'alta quota necessarie per riuscire a montare un accampamento d'emergenza. Sullo stesso ghiacciaio una settimana fa è morto un alpinista tedesco, trovatosi all'improvviso solo e lontano dalla pista principale.
sulla repubblica dicono che i sacchi li avevano negli zaini che avevano lasciato indietro prima della vetta... mah! vai a capire i giornalisti....
« Ultima modifica: 09/01/2009 13:35 da Marco »

Offline AGH

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Re: Incidente spedizione italiana in sud-america
« Risposta #11 il: 09/01/2009 14:07 »
P.S. sto leggendo diversi siti e le informazioni sono molto diverse da sito a sito: sulla repubblica dicono che i sacchi li avevano negli zaini che avevano lasciato indietro prima della vetta... mah! vai a capire i giornalisti....

be va' considerato che avere notizie di prima mano da laggiù è molto complicato, non è il campo base dell'everest dove c'è tutto o quasi. Le illazioni in questi casi, le nostre comprese, si sprecano. C'è da dire che la guida che li accompagnava, secondo i resoconti, è morta anch'essa. Il meteo sull'Aconcagua è molto insidioso, specialmente perché può variare improvvisamente in pochissimo tempo
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Marco

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Re: Incidente spedizione italiana in sud-america
« Risposta #12 il: 09/01/2009 14:27 »



Foto di Giuseppe Pompili (sito http://www.paesieimmagini.it/Argentina/FAconcagua.htm)
(sito molto bello e descrizione molto bella della salita all'Aconcagua)

non è messo male il campo base, anzi essendo probabilmente la più facile delle sette sorelle ci sarà praticamente una città lì sotto!

verissimo lo diceva anche Bonatti in "Terre Lontane" mi pare, l'Aconcagua frega con il meteo e l'altitudine.... :'(
« Ultima modifica: 09/01/2009 14:41 da Marco »

Daviddd

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Re: Incidente spedizione italiana in sud-america
« Risposta #13 il: 09/01/2009 14:37 »
Anc'io l'anno scorso dovevo partecipare ad una spedizione per raggiungere la vetta dell'Aconcagua per la Via Dei Polacchi. Solo l'ultimo pezzo è da definirsi arrampicata su giacchio che un'esposizione di 50°, ma nulla di particolarmente difficile. La via normale invece è percorsa anche dai muli fino alla fine. Di sicuro se l'acclimatamento non è adeguato, si paga cara ogni eventuale necessità di rientrare velocemente ed in condizioni precarie. A sentire le ultime notizie, gli alpinisti hanno lasciato i sacchi bivacco e le tende ad un campo che precedeva la vetta. Per mia esperienza e per tutto quello che ho letto sulle montagne d'alta quota, non si abbandona mai il sacco perchè è l'unico che potrebbe salvarti la vita. Se hanno deciso di lasciare del materiale più giù forse è perche mancava ancore molto alla vetta e volevano essere leggeri....quindi con il riscio di attardarsi per il rientro. Non credo che 1,3kg di sacco possa impedirti di raggiungere la vetta se sei prepararo....se non lo sei allora sai anche a cosa vai in contro! Mi sorge qualche dubbio sulla guida che non ha trovato la via di rientro e non ha capito l'arrivo della tormenta....ma giudicare da qui è sempre troppo facile. Purtroppo come dice AGH l'Aconcagua è sottovalutato perchè facile...ma sempre un 7000 è, ed gli errori si pagano e olto lassù!

Offline AGH

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Re: Incidente spedizione italiana in sud-america
« Risposta #14 il: 09/01/2009 14:43 »
ma giudicare da qui è sempre troppo facile. Purtroppo come dice AGH l'Aconcagua è sottovalutato perchè facile...ma sempre un 7000 è, ed gli errori si pagano e olto lassù!

guarda, la mia unica esperienza alpinistica "seria" in alta quota è stata il Monte Bianco (per lavoro), per la via normale. Lì durante la salita (al mattino -24° la rigf. Gouter) ho avuto la conferma di quel che già sapevo: che a quelle quote, se qualcosa va storto, si rischia letteralmente la pelle. Il Monte Bianco fa un sacco di morti ogni anno perché molti lo prendono sottogamba, ma la quota è il meteo lassù sono brutte bestie: e non siamo neppure a 5000 metri, figuriamoci a 7000!
« Ultima modifica: 09/01/2009 14:52 da AGH »
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