Autore Topic: Montagna sadica e infingarda (delirio giornalistico)  (Letto 5014 volte)

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ecco il delirio giornalistico di Cristiano Gatti su "Il Giornale" del 20 gennaio 2009, già il titolo demenziale fa presagire le ridicolaggini esposte nell'articolo...
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Alpinisti, una "patente" per bloccare la valanga
di Cristiano Gatti

Possiamo cavarcela con un garrulo fatalismo, dicendo che quando arriva la nostra ora è inutile prendere tante precauzioni: bisogna solo chiudere gli occhi e rassegnarsi. Com’è questa semplificata visione della vita (e della morte)? Ma sì, è antica come il mondo: «possiamo rimanerci anche cadendo dal marciapiede». Se questa è la filosofia, la prossima volta andiamo tranquilli sull’Aconcagua e sul K2 con i bermudoni da wind-surf e le infradito: tanto, se lì ci aspetta la nostra ora, c’è poco da discutere.

Si dà però il caso che il Creatore non ci abbia messo in condizioni così deprimenti. Ci ha lasciato un margine di libero arbitrio, un giusto margine che ci consente quanto meno di non andarcela a cercare, di non affrettarla, questa fatidica nostra ora. Ed è questo margine tutto nostro che dovremmo smettere di giocarci in modo tanto idiota, come a ritmo sempre più serrato sta succedendo nelle simpatiche discipline del tempo libero. Per il ramo montagna abbiamo ormai una contabilità assurda. Tredici morti negli ultimi quaranta giorni, più la serie dei miracolati che per puro caso - perché non era la loro ora, direbbe il fatalista - non sono entrati nella casella delle croci.

Davvero dobbiamo limitarci a contrastare il lugubre fenomeno adottando il solo pallottoliere? Non è il caso. Non è possibile. Se ci sembra doveroso mettere un freno alla follia del sabato sera lungo le nostre strade, bisognerà prima o poi convincerci a porre qualche limite anche alla febbre dell’altitudine, lungo i sentieri delle grandi vette. La montagna è già abbastanza infingarda e sadica di suo, come dimostra ciclicamente la prematura scomparsa anche di alpinisti professionali, perché si debba andare incontro ai suoi trappoloni in questi modi tragicamente fantozziani. Ormai la mania modaiola dell’avventura e dell’aria buona, dell’ecologia e della fuga dalla civiltà impazzita, sta portando in altura un’umanità pericolosissima. Soprattutto per sé. Il malinteso senso del fitness e del sano esercizio fisico libera a getto continuo temibili branchi di sprovveduti e di incoscienti, totalmente incapaci di prepararsi fisicamente, di equipaggiarsi a dovere, di studiare i propri limiti e di calcolare adeguatamente i rischi. Sono i signori delle cime di rapa. Al termine delle loro imprese, tocca sempre andarli a recuperare. Da qualche parte, in qualche modo.

Un fatto ormai è evidente: sperare nella serietà dei praticanti, degli scalatori naïf e fai-da-te, è totalmente inutile. C’è di mezzo l’orgoglio, c’è di mezzo la sindrome di Rambo: questa brava gente sarebbe - è - capace di affrontare bufere e tormente armata di solo sacco a pelo, per dimostrare quant’è tenace e rocciosa. Niente, non ci si può contare. è ora di pensare a qualcosa di più. A qualcosa che li difenda da se stessi. E che difenda pure i soccorritori: ogni volta che il cielo si rannuvola, queste povere creature devono affrontare rischi dannati per andarli a riprendere, vivi o morti. Cosa inventarci? Non dobbiamo impazzire con la fantasia: dev’essere qualcosa che somigli molto a un esame, cui segua adeguata patente. Non è facile da ideare, ma bisogna inventarla: anche questa sta diventando un’emergenza nazionale. Una delle tante.

Grosso modo, può funzionare così. Si prende il candidato Messner e gli si parla chiaro: amico mio, tu vuoi domare le vette, molto bene, dimmi però come e quando. Il candidato deve fare quattro studi di meteo, di equipaggiamento, di soccorso e di sopravvivenza. Più un adeguato periodo di allenamento fisico: adeguato all’impresa che vuole firmare. Chi giudica? Il Cai può dare una risposta. Come i maestri di sci insegnano a sciare e consigliano lo sciatore pivello su quali materiali, quali piste, quali esercizi adottare, così i maestri di scalata addestrano severamente i futuri arrampicatori, cercando innanzitutto di placare i loro bollori e di insegnare quella nobile virtù umana chiamata nei modi più vari: responsabilità, buonsenso, prudenza.

È fin troppo chiaro che la patente delle cime non azzera la possibilità di morire in montagna. Quella resta legata alla natura stessa della sfida e dell’avversario, come resta apertissima l’eventualità di spiaccicarsi correndo in Formula Uno o buttandosi giù in bicicletta a cento all’ora dai tornanti del Mortirolo. Ma un conto è mandarci gente adeguatamente preparata, che mette in conto anche la sinistra variabile della fatalità. Persino dell’errore. Un altro è mandare in alta montagna questa nuova generazione di incoscienti, di impiastri, di esaltati, sospinti soltanto da una malsana poetica dell’avventura. Ormai è evidente: se non li ferma qualcuno, li ferma la montagna. Che è molto più astuta di loro.

da http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=322245
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Offline Guido

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Re: Montagna sadica e infingarda (delirio giornalistico)
« Risposta #1 il: 20/01/2009 11:50 »
beh allora, seguendo lo stesso ragionamento, mettiamo anche una patente per chi vuole avere dei figli.
"...sarà da chiedersi se esistano ancora escursionisti capaci di divertirsi sulle medie difficoltà, per trovare sè stessi anche in una giornata senza ambizioni, trascorsa serenamente all'insegna della natura più delicata." Giampaolo Sani

artos

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Re: Montagna sadica e infingarda (delirio giornalistico)
« Risposta #2 il: 20/01/2009 12:03 »
beh allora, seguendo lo stesso ragionamento, mettiamo anche una patente per chi vuole avere dei figli.
Non vorrei aggiungere alla polemica (sono opposto a qualsiasi "patente" : non sono che mezzi di controllo sociale), ma ci vorrebbe non più il senso del "peccato", bensì quello della responsabilità. La coltura della "colpa" non produce individui maturi ed appunto responsabili. Per quel che riguarda i figli, stiamo tutt'ora praticando la licenza in vigore sotto il regno di Neanderthal. Forse, anche li, una buona dose di educazione alla responsabilità (la quale è del tutto assente sia dalla scuola che - per il 80% - dalla famiglia) sarebbe una buona cosa : quindi la patente ed i controlli diventerebbero inutili.
L'umanità rimane infantile, richiede protezioni, direttive...e "entertainment" : panem et circensem, e questo conforta gli interessi dei dominanti....

Offline AGH

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Re: Montagna sadica e infingarda (delirio giornalistico)
« Risposta #3 il: 20/01/2009 12:14 »
Non vorrei aggiungere alla polemica (sono opposto a qualsiasi "patente" : non sono che mezzi di controllo sociale), ma ci vorrebbe non più il senso del "peccato", bensì quello della responsabilità. La coltura della "colpa" non produce individui maturi ed appunto responsabili. Per quel che riguarda i figli, stiamo tutt'ora praticando la licenza in vigore sotto il regno di Neanderthal. Forse, anche li, una buona dose di educazione alla responsabilità (la quale è del tutto assente sia dalla scuola che - per il 80% - dalla famiglia) sarebbe una buona cosa : quindi la patente ed i controlli diventerebbero inutili.
L'umanità rimane infantile, richiede protezioni, direttive...e "entertainment" : panem et circensem, e questo conforta gli interessi dei dominanti....

a me pare che l'ossessione del controllo, con cui si legifera normando tutto, imponendo patenti, divieti o permessi, produca esattamente l'effetto opposto. Per cui la responsabilità individuale viene sempre delegata, alla fine dei conti, a qualcun altro.
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Offline Guido

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Re: Montagna sadica e infingarda (delirio giornalistico)
« Risposta #4 il: 20/01/2009 12:35 »
parlando di montagna, mi dispiace constatare che i media, e in questo caso è emblematico l'articolo in questione, parlano o meglio straparlano senza la minima cognizione di causa: nel suddetto articolo, il giornalista parla di montagna e piste da sci come se fossero sullo stesso piano, paragona gli alpinisti ai fustacchioni del grande fratello, parla di gente senza arte nè parte che si lancia alla conquista dell'aconcagua, senza minimamente sapere che dietro a queste persone, spesso, c'è una vita di montagna, anni di preparazione, parla dei principianti come se fossero sullo stesso piano dei "professionali" (cit.) e che si vanno a cacciare in avventure senza ritorno al di sopra delle loro capacità, quando sappiamo benissimo che il maggior numero di incidenti capita a gente che di montagna ne mastica abitualmente, parla di montagna associandola a fitness e moda credendo forse che alpinismo significhi andare a comprare le giacche firmate a madonna di campiglio per poterle sfoggiare quando si va col gatto delle nevi a cena con gli amici che vengono "dalla città"...
e quando parla infine della "nuova generazione di incoscienti, di impiastri, di esaltati, sospinti soltanto da una malsana poetica dell’avventura" mi sento rincuorato perchè non sta parlando di noi,ma di chi si spalma sugli alberi il sabato sera, quando noi stiamo per alzarci per andare in montagna.  ::)
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Marco

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Re: Montagna sadica e infingarda (delirio giornalistico)
« Risposta #5 il: 20/01/2009 14:26 »
Citazione
e quando parla infine della "nuova generazione di incoscienti, di impiastri, di esaltati, sospinti soltanto da una malsana poetica dell’avventura" mi sento rincuorato perchè non sta parlando di noi,ma di chi si spalma sugli alberi il sabato sera, quando noi stiamo per alzarci per andare in montagna.

Questa merita, me la segno...

Cmq i giornalisti... ecco... sono giornalisti, non sanno quello di cui parlano ed in Italia non c'è nemmeno un finto tentativo di verificare notizie o discutere su articoli assolutamente illogici come questo. Se le stesse cose le avesse dette Messner o un Corona o un Cassin o un Bonatti partiva un super mega scandalo che spaccava in due il mondo dell'alpinismo, con strascichi a non finire, siccome le dice uno che è un signor nessuno nell'ambiente della montagna, nessuno si prende nemmeno la briga di rispondergli. Fine.

Offline alessandro28

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Re: Montagna sadica e infingarda (delirio giornalistico)
« Risposta #6 il: 20/01/2009 15:49 »
se lo scopo dell'articolo era quello di smuovere le acque, creare scalpore e avviare una discussione allora devo dire che è ben riuscito, ma siccome ultimamente ho trovato pochi giornalisti in grado di scrivere articoli con questo scopo propendo di più per una manifestazione di idee proprie a mezzo stampa da parte di una persona che evidentemente vede la montagna solo come parto-arrivo-torno
...C’è di mezzo l’orgoglio, c’è di mezzo la sindrome di Rambo: questa brava gente sarebbe - è - capace di affrontare bufere e tormente armata di solo sacco a pelo, per dimostrare quant’è tenace e rocciosa.
per fortuna le persone che affrontano la montagna non sono tutte così.

sono d'accordo con lui quando dice che non è giusto che gli "alpinisti della domenica" o i rambo della situazione si trovino con gli stessi diritti delle persone serie, ma sono totalmente contrario ad imbrigliare un'attività come l'andare in montagna all'interno di una patente...
la patente per l'automobile è stata introdotta per consentire la guida alle sole persone in grado di farlo ma questo perché ogni volta che ci muoviamo in automobile possiamo causare danni a noi ma anche ad altre persone.
per adesso gli incidenti in montagna sono stati causati, nella maggior parte dei casi, da errate valutazioni o da sfortunate coincidenze e hanno coinvolto solo i compagni di escursione se non solo l'alpinista incidentato.
la nostra libertà finisce quando intacchiamo quella di qualcun'altro, secondo il libero arbitrio citato dall'autore, e quindi fino a che non rappresentiamo un pericolo per gli altri noi siamo, e saremo, liberi di andare in montagna nel modo secondo noi più adeguato.

certo che, come scritto nell'articolo, ogni volta che ci facciamo male mettiamo anche a rischio la vita dei soccorritori che ci vengono ad aiutare.
devo ricordare però che al primo posto di qualunque manuale di soccorso c'è la regola "prima di intervenire assicurarsi che non sussistano pericoli per se stessi (soccorritore)" il che vuol dire che anche il soccorritore deve conoscere i propri limiti e accettare di non poter salvare la vita a chi si è fatto male, ma anche noi dobbiamo comprendere che non è un diritto quello di mettere a rischio la vita di un'altro/i per avere salva la nostra.

per il discorso costi del soccorso se ne era già parlato: 37€/anno per la tessera SAT mi sembra un prezzo ragionevole a fronte della copertura assicurativa, senza contare i vantaggi, ricordando che l'elicottero da solo costa circa 8000€/ora...

c'è chi scrive con i piedi, ma è meglio che a scrivere di montagna siano quelli di chi la conosce...
« Ultima modifica: 20/01/2009 15:52 da alessandro28 »

thedistorcer

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Re: Montagna sadica e infingarda (delirio giornalistico)
« Risposta #7 il: 20/01/2009 16:57 »
« Siamo nati e un giorno moriremo. In mezzo c’è la vita.
Io la chiamo il mistero, del quale nessuno di noi ha la chiave. Siamo nelle mani di Dio….e se ci chiama… dobbiamo andare.
Sono cosciente che l’opinione pubblica non è del mio parere, poiché se veramente non dovessimo più ritornare, sarebbero in tanti a dire: “Cosa sono andati a cercare là? … Ma chi glielo ha fatto fare? ”. Una sola cosa è certa, chi non vive la montagna, non lo saprà mai! La montagna chiama! »

(Karl Unterkircher, in una delle ultime annotazioni)

E' evidente che chi ha scritto questo articolo "uno dell'opinione pubblica" che non riesce a capire cosa sia la montagna per chi la vive.
Karl Unterkircher è morto il 15 luglio scorso sul Nanga Parbat, non era un incosciente, rispettava la montagna e la conosceva, ma nonstante ciò è caduto in crepaccio.
Quello che a volte non capiscono i giornalisti è che molto spesso le persone che muoiono in montagna non sono semplici escursionisti della domenica, sono gente esperte, alle cui spalle, come già diceva qualcuno, ci sono anni di vita in montagna.
Se poi ci sono incoscienti che si avventurano in montagna senza la dovuta esperienza, senza l'attrezzatura necesseria, con condizioni meteo imprevedibili, ecco forse i giornalisti hanno ragione...ritengo comunque che alla fine è stata una loro scelta quella di avventurarsi senza sicurezze, quindi non vedo perchè i giornalisti debbano scandalizzarsi in questo modo...

non so se mi sono spiagato...ma la montagna chiama...ed io rispondo

Offline Guido

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Re: Montagna sadica e infingarda (delirio giornalistico)
« Risposta #8 il: 20/01/2009 17:48 »
condivido pienamente quanto scritto da alessandro con ragionevolezza ed obiettività.
"...sarà da chiedersi se esistano ancora escursionisti capaci di divertirsi sulle medie difficoltà, per trovare sè stessi anche in una giornata senza ambizioni, trascorsa serenamente all'insegna della natura più delicata." Giampaolo Sani

Offline JFT

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Re: Montagna sadica e infingarda (delirio giornalistico)
« Risposta #9 il: 20/01/2009 18:18 »
e quando parla infine della "nuova generazione di incoscienti, di impiastri, di esaltati, sospinti soltanto da una malsana poetica dell’avventura" mi sento rincuorato perchè non sta parlando di noi,ma di chi si spalma sugli alberi il sabato sera, quando noi stiamo per alzarci per andare in montagna.  ::)

E qui  mi alzo, faccio un applauso e me ne taccio. Hai detto tu quello che pensavo io.
"La vita è fatta di rarissimi momenti di grande intensità e di innumerevoli intervalli. La maggior parte degli uomini però, non conoscendo i momenti magici, finisce col vivere solo gli intervalli."
Friedrich Nietzsche

Offline alessandro28

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Re: Montagna sadica e infingarda (delirio giornalistico)
« Risposta #10 il: 20/01/2009 21:52 »
quasi quasi gli mando via mail il link a questa discussione (al giornalista) con l'invito a rispondere...

Offline AGH

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Re: Montagna sadica e infingarda (delirio giornalistico)
« Risposta #11 il: 21/01/2009 06:16 »
e quando parla infine della "nuova generazione di incoscienti, di impiastri, di esaltati, sospinti soltanto da una malsana poetica dell’avventura" mi sento rincuorato perchè non sta parlando di noi,ma di chi si spalma sugli alberi il sabato sera, quando noi stiamo per alzarci per andare in montagna.  ::)

qui però c'è un fondo di verità. Non credere che "noi" siamo a priori una razza eletta. Credi sia tanto diverso spiaciccarsi in auto al sabato sera o in parete la mattina presto? Non è una questione di orario...
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Offline radetzky

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Re: Montagna sadica e infingarda (delirio giornalistico)
« Risposta #12 il: 21/01/2009 09:05 »
quasi quasi gli mando via mail il link a questa discussione (al giornalista) con l'invito a rispondere...
 

lascia perdere, x favore: quel quotidiano è l'organo ufficiale di un partito.....lontano da qui !  >:(
quando che le pegore le va a destra.. mi vago a sinistra. e quando le va a sinistra mi vago a destra !

Offline Guido

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Re: Montagna sadica e infingarda (delirio giornalistico)
« Risposta #13 il: 21/01/2009 11:01 »
 

lascia perdere, x favore: quel quotidiano è l'organo ufficiale di un partito.....lontano da qui !  >:(

beh, cosa c'entra?!! è un articolo sulla montagna e di questo si parlava Rad...
Repubblica lo è anch'esso, ed è sempre preso in considerazione qui quando si parla di montagna, no?  Non credo che giudicare a priori un articolo in base al colore politico del giornale sia molto obiettivo. (io per primo cmq dico che è scritto solo per polemizzare in maniera paternalistica e senza cognizione di causa.)
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Offline Guido

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Re: Montagna sadica e infingarda (delirio giornalistico)
« Risposta #14 il: 21/01/2009 11:10 »
qui però c'è un fondo di verità. Non credere che "noi" siamo a priori una razza eletta. Credi sia tanto diverso spiaciccarsi in auto al sabato sera o in parete la mattina presto? Non è una questione di orario...

Era una frase ad effetto,  ;D comunque quello che voleva significare è che le caratteristiche e lo spirito di questa "nuova generazione di incoscienti, di impiastri, di esaltati, sospinti soltanto da una malsana poetica dell’avventura" la riconosco di più nelle persone che si credono fenomeni, arroganti, che rispecchiano un modello di società che premia il più prepotente, che non hanno rispetto per gli altri e che non hanno senso di responsabilità, questa nuova generazione la vedo molto di più nei giovani che ricercano il divertimento e lo sballo, l'apparire forti e che sdegna la vita propria ed altrui, piuttosto che nei giovani la cui passione o hobby, o modo per "staccare" preferisce andare in montagna. Non stiamo parlando insomma di gente che si lancia senza paracadute, o che deve per forza ubriacarsi di adrenalina per sentirsi viva come l'articolo lascia intendere che siamo. Spero che si sia capito cosa intendo.
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