Imprudenza o fatalità, non posso dirlo. Sta di fatto che crescono le vittime ad alta quota, ed è questo il lato oscuro della montagna d'estate...e giusto pochi giorni fa, discutevo animatamente di questo tema con qualche amico molto capace in montagna. Entrambi convergevamo sull'entusiasmo, sicuramente un bel aspetto che nasce spontaneo quando vediamo certe montagne aguzze. Son quelle che disegnavamo da piccoli, quelle di Heidi. Come desiderare non salirle? Ben venga. Basti però sapere che la realtà è un bel pochino diversa da quel disegnino.
E oggi, ulteriore aspetto pericoloso, si pensa che basti fare un clic di mouse per sapere tutto di una via alpinistica in montagna. Tante riviste patinate del settore, fan poi la loro parte. Oltre una trentina di caduti quest'anno, la dicono lunga. Spesso in alta quota, dai tremilacinquecento in su. Tutti cosiddetti "esperti". Preferisco dire che sono inesperto, allora.
E' l'errore tecnico spesso la causa di questi incidenti, e bisogna dirlo ad alta voce senza incolpare altro. Siccome pure io ne ho commessi in passato, e mi è andata sempre di lusso...oggi ho l'abitudine di rimarcare i miei errori del passato che mi aiutano a cercar di non commetterne nel presente. Le incognite poi esistono eccome e non sono prevedibili. Son quelle che ci dan l'avventura, ma le stesse che talvolta dovrebbero farci domandare se ne val veramente la pena.
Credo che imparare a possedere un vero e maturo equilibrio tra entusiasmo e consapevolezza dei propri mezzi, sia quantomai fondamentale per vivere la montagna in modo davvero felice e sereno, per trovare tutto quel che cerchiamo senza dover morire per questo. No deciso ai rischi che non ci fan certo crescere, che non ci dan gloria. A certe montagne per certe vie, preferisco per ora rinunciare. Quando non c'è tranquillità, che senso ha salirci? Per chi? Per cosa? Per fregiarmi di un "io l'ho fatta"? Nossignori. Umiltà, rispetto e prudenza non sono doti da inesperto. Ma da alpinista maturo e responsabile.