Ho trovato l'intero articolo e lo riporto per completezza:
"El senter dei serbi
E così detto il sentiero, sulla montagna sopra Castellano, che dal Mont dei Mòri porta alla Zima Bassa.
Questo tracciato fu realizzato durante la Grande Guerra dai prigionieri di guerra serbi. In zona, esisteva
già un sentiero: saliva ripidamente alla destra della Slavina dele Piazine e passava sopra la Lasta Snidia
sovrastante la Slavina, ma era pericoloso e non aveva una pendenza graduale necessaria ai sentieri militari.
Il nuovo sentiero, quello realizzato dai serbi, invece attraversava i ghiaioni della Slavina e poi con
molte “zete” parecchie realizzate con muri a secco, saliva fino alla Zima Bassa. Si racconta che un ufficiale
austriaco lo percorse su un carretto trainato da un cavallo e giunse fino dove, a tutt’oggi, il sentiero supera
un salto di roccia con un tornante molto stretto sorretto da un muro a secco, ora in parte caduto, che
non si arrischiò a percorrere con il carretto.
Il sentiero attuale attraversa la Slavina come quello dei serbi, ma poi abbandona gran parte di quel
tracciato. Sono ancora visibili numerosi tratti di muro a secco, in gran parte caduti, lontani dal sentiero
e coperti di vegetazione.
In Trentino altri sentieri ed opere sono dette dei serbi o dei russi. Esistono anche strade del Sangue o
de la Mort, quasi sempre realizzate da prigionieri durante la guerra 1914-18.
A Castellano i prigionieri serbi lasciarono un triste ricordo. I vecchi raccontavano di come fossero
duramente trattati e umiliati, specialmente dai soldati ungheresi: spesso venivano percossi con la verga
dopo averli appesi per le braccia e a volte erano appesi con le braccia dietro la schiena (una delle torture
inflitte alle presunte streghe nei secoli passati).
Si racconta di come morissero di stenti sia per il duro lavoro, sia per la poca e scadente alimentazione,
e ancora del loro triste sguardo assieme a quel “mama … pane” quando non visti dagli austro-ungarici
imploravano dalle donne del paese un po’ di cibo. Oppure di quando circa 300 prigionieri serbi rinchiusi, per la notte, nei piani inferiori del castello, sfiniti dal trattamento disumano quotidianamente loro
riservato si ribellarono. L’indomani, in molti furono appesi agli alberi delle strade del paese, percossi e
lasciativi per una intera giornata.
Mio zio don Carlo mi raccontò di un serbo (o di un lavoratore?) che un mattino si presentò dal medico militare (nella attuale Casa Pezcoller) dicendogli di non star bene, fu invece aspramente rimproverato
di essere uno scansafatiche. Il serbo uscì si sedette sul muretto dei Brochetti e lì morì.
Ancora dai ricordi, ormai di seconda o terza battuta, si racconta che i serbi partivano dalla Piazza
(l’attuale innesto del Ghet a via don Zanolli) dovendo caricarsi sulle spalle pesanti carichi e spesso erano
frustati perché, ormai privi di forza, non riuscivano a sollevare il peso loro destinato.
Nel registro dei Morti di Castellano sono annotati sette serbi sepolti nel nostro Cimitero. Questi
decessi, la maggior parte nel marzo 1916, sono tutti dovuti a collasso e sfinimento.
Nella zona di Castellano - Valle di Cei oltre a prigionieri di guerra serbi e russi, in alcuni periodi più
di 500, vi erano anche reparti di lavoro militarizzati. Sul Registrato dei Morti di Castellano a data 31
dic. 1915 è segnata la morte, per paralisi cardiaca, di Nawlatil Luigi Giuseppe di anni 47, da Illkaisau in
Moravia, del reparto lavoratori militari da Tolasitscau presso Prerau, Moravia.
Dalla Zima Bassa alla cima del Monte Stivo, il “sentiero lungo”, è una comoda mulattiera con tanto
di muretti a secco per sostenerla. Pure questo tracciato fu realizzato all’epoca ma, a mio sapere, non ha
nessun nome particolare.
Le note riportate dovrebbero far riflettere sulle tristi vicende che hanno segnato la montagna a noi vicina
e quel sentiero che si percorre in scioltezza e gioia semplicemente per una sana e salutare salita domenicale.
El senter dei Serbi come molti altri che disegnano i crinali e le pendici delle montagne trentine sono
il frutto di enormi sacrifici, vuoi dei soldati impegnati a difendere la Patria, vuoi degli stessi, diventati
prigionieri e avviati ad un massacrante lavoro irrispettoso dei fondamentali principi della dignità umana.
Molti sentieri sono frutto della guerra e dell’odio tra i popoli, opera di quell’essere “homo homini lupus”.
Quando calcate il Senter dei Serbi pensate anche a questo!"