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Penso sempre che questo ergersi a nivologi della domenica, senza aver fatto nemmeno, che so, un cuneo, una prova ARTVA sia un po’ presuntuoso. Mi verrebbe da dire che solo dopo essere tornati a casa i giudizi fioccano… Mi preme inoltre far notare che anche dopo abbondanti nevicate leggo numerose relazioni di uscite.
Altro discorso è l'articolo, seguendo molte bufale e dintorni noto con rammarico che anche qui mancano molti dati, tipo quanta gente c'era in montagna a metà anni 80? Altrimenti il dire "aumentano gli incidenti" ha poco senso, possono benissimo aver ragione sia chiaro, ma non mi danno i dati per convincermi.
Se poi ci fossero dei corsi che insegnino la "capacità di rinunciare", ben venga, farebbe bene a molti!! L'unica cosa su cui può incidere è che per ogni coinvolto in valanga/disperso, si mettono in gioco altre vite (quelle dei soccorritori). Su questo deve riflettere chi va in montagna in inverno.
Sono stato prolisso e aspetto critiche,ma davvero trovo deviante la discussione filosofica sul "rischio" quando poi troppo spesso si sorvola sull'addestramento al soccorso. Il latino lo ricordo poco,ma mi pare ci fosse questo detto:para bellum si vis pacem.....