Scendendo dal Cavaion, sullo sfondo il Monte ViozDopo annosi vagheggiamenti sulle cartine riesco finalmente a programmare l’ipotizzata
traversata Cima Cavaion 3120 - Cima Vegaia 2890. Una entusiasmante traversata (nell’immaginario) sul filo dei 3000 metri toccando una decine di cime tra principali e secondarie. Stranamente non esistono relazioni su internet, ho trovato pochissime informazioni in giro, tra cui quelle di alcune guide alpine e indigeni vari, secondo i quali “dovrebbe essere possibile”. Tutti gli interpellati però stanno curiosamente sul vago. Dal Vioz ho fatto varie foto del versante ovest, dalla Val Maleda il versante est di Cima Verdignana 2938, che dovrebbe essere il punto più rognoso da attraversare. Di solito queste cose tendo a farle da solo “per non far soffrire inutilmente il prossimo”
, ma stavolta non potrei avere compagnia migliore: le fortissime
Gabi e
Selig sono con me.
Alba sul Vioz salendo alla diga del CareserSveglia orrenda per tutti intorno alle 2.30, chi prima chi dopo: alle 3,50 raccolgo Gabi a Trento e alle 5 ci ritroviamo con Selig. Portiamo una macchina a
Celentino, punto d’arrivo programmato, con l’altra saliamo fino al parcheggio sotto
Malga Mare 1972. Partiamo giusti giusti appena rischiara, verso le 5.40, col bel
sentiero 123 che porta alla
diga del Caresèr m 2600. Vediamo molti camosci che corrono sui profili delle rocce da lontano, e che ci osservano perplessi: “Ma dove andranno questi qui?” sembrano chiedersi.
Un camoscio ci sorveglia perplesso dall'altoLa Presanella illuminata dal sole che sorgeIl panorama intorno è già strepitoso, il sole che sorge illumina le cime del
Vioz,
Palon dela Mare,
Cevedale e
Zufall. Vediamo perfino
un’aquila che si alza in volo volteggiando sopra il lago. Dalla diga in poi finiscono per noi i sentieri ufficiali.
Cevedale (a sx) e ZufallOra si va di ravanage, si spera non troppo duro. Costeggiamo brevemente il lago quindi, con percorso libero, iniziamo a salire per facili balze verso il Ponte Vecchio. Qualche scarso ometto qua e là ci conferma di essere sulla strada buona. Vediamo la stazione meteo piantata da Nantes
Salendo al Cavaion, vista sulla diga del CareserSileneVerso il Passo di CavaionPoi gli ometti spariscono così come erano apparsi e, arrivati sotto a quello che crediamo essere il Cavaion, iniziamo a ravanare duramente su una pietraia infame di macigni mobili su un costone franoso.
La prima pietraia infame, e neppure la peggiore: sarà la prima di una lunga seriePoker d'assi: Cevedale, Zufallspitze, Konigsberg, OrtlesVal di Pejo vista salendo al CavaionEvvai col ravanage...Arrivati faticosamente sul crinale però ci rendiamo conto che non è possibile proseguire: da una parte c’è il baratro, dall’altra una cresta rocciosa accidentata con salti di roccia invalicabili. Ci abbassiamo allora per un po’ e iniziamo un traversone instabile sulle pietre, quando appare in lontananza il vero Cavaion!
Traverso su ghaione e pietraie arrancando verso Passo CavaionOrmai siamo in quota, avendo saputo era meglio salire dal vallone sotto, quindi continuiamo il traversone su sfasciumi fino ad una bella conca e in tempo più breve del previsto siamo su
Cima Cavaion 3120. Primo obiettivo raggiunto! Poco distante la bella piramide di
Cima Ponte Vecchio ci tenta, ma la strada è lunghissima e piena di incognite. Il panorama è da urlo: in cielo non un nuvola, le cime all’orizzonte sono un’infinità. La temperatura è gradevolissima, caldo ma con un filo d’aria rinfresca il giusto. Staremmo ore sulla cima a rimirare il panorama ma non c’è troppo tempo per lasciarsi andare a languidezze
Da Cima Cavaion un panorama sterminatoCima Ponte Vecchio, sulla sx si intravede la Vedretta del CareserPresanella e Carè AltoDolomiti di Brenta sullo sfondoDa lontano vediamo la temutissima
Cima Verdignana, sembra proprio brutta da attraversare: una serie di cime rocciose solcata da dirupi ripidissimi. Iniziamo la
discesa dal Cavaion per la cresta SO, facile ma non banalissima, c’è il solito fondo instabile di pietre e ghiaioni. Arriviamo sulla bella dorsale pianeggiante del
Colle di Verdignana col passetto di Stallaz. Nella bellissima conca sottostante ci sono dei cavalli al pascolo. Facciamo una breve sosta prima di partire all’attacco. Selig è fiduciosa, io molto meno, Gabi non si pronuncia
Verso Passo Stallaz - Colle di VerdignanaDal Vioz al Cevedale, a destra la sequenza di laghi: Careser, Lago Nero, lago delle MarmotteDiscesa dal Cavaion verso cima VerdignanaCima Verdignana versante nordovestDal Colle di Verdignana, pausa prima dell'attaccoCominciano subito le rogne: saliamo per canalini franosi e sfasciumi e incontriamo il primo salto di roccia invalicabile. Ci abbassiamo per provare ad aggirarlo. Giù di 100 metri e poi su per un alto faticoso canalino con pietre e pietroni che “partono” appena metti giù il piede. Arrivati faticosamente nei pressi della cresta, altro stop. Di qui non si passa. Giù di nuovo allora fin sulle pietraie sottostanti. Il problema è che da un canalino all’altro non si riesce a vedere nulla. Ci abbassiamo ancora di quota: da sotto ci appare abbastanza chiara la morfologia, purtroppo generale: una serie di canali verticali separati da costoloni rocciosi con salti di roccia. La cresta appare abbastanza inavvicinabile e, in ogni caso, impossibile da percorrere senza attrezzatura da alpinismo.
Prima si sale...... e poi si scende, con le pive nel sacco e un fracco di dislivello persoSi rifiata in fondo a una delle tante pietraie, sullo sfondo il CavaionPrendiamo allora la prima decisione saggia della giornata: lasciamo perdere l’avvicinamento da nord, proviamo a scendere di quota per aggirare la Verdignana ad est e attaccare da sud. Facile a dirsi, un casino da farsi! Sterminate pietraie infami ci attendono, con macigni e pietre di tutte le dimensioni. Super attenti a dove si mettono i piedi perché tutto è “mobile”.
Altro traversone infame su pietraie, tentiamo di aggirare Cima Verdignana sul fianco estFaticosamente facciamo un lungo traversone fin sotto un grande canalone e un costolone che punta dritto a quella che sembra Cima Verdignana. Guardando in alto però passano presto gli entusiasmi. Un disastro di sfasciumi ma, quel che è peggio, sono le creste: una sequenza tremenda di cime, cimette, forcelle, salti di roccia, spuntoni, diedri, baratri. Qui la seconda saggia decisione della giornata: fanculo alla Verdignana!
. Anche perché queste continue digressione su per i canaloni per cercare un passaggio, e poi l’attraversamento delle pietraie infami, ci hanno fatto perdere un sacco di tempo.
Cima Verdignana vista da sudA questo punto non c’è molto tempo da perdere in esperimenti, decidiamo di cercare di
guadagnare in qualche maniera Passo Cercen. Il problema è che non ci sono sentieri né tracce, nulla di nulla, solo pietraie terrificanti. Proseguiamo comunque in costa con un ennesimo faticoso traversone su pietre, fino a scollinare un costone per affacciarci sulla
Busa del Diavolo. Il terreno finalmente “migliora”, le pietraie lasciano un po’ di spazio a qualche costone erboso ripido. Scendiamo nella Busa del Diavolo e risaliamo il versante opposto fin
sotto cima Vallon 2892, dove c’è una bella serie di conche con dei laghetti prosciugati. Rifacciamo il punto della situazione: guardiamo verso Cima Verdignana e vediamo l’incubo delle creste da sud, e ci diciamo che abbiamo fatto benissimo a non insistere, avremmo dovuto salire 400 metri di dislivello per poi scendere. Potremmo provare ora a risalire un ripido ma facile forcellone e tentare di scendere dal versante opposto a ovest, per andare a prendere il sentiero 140; ma questo vuol dire risalire salire a 2900 per scendere poi, sempreché sia possibile, fino a 2154!
Le creste di Cima Verdignana da sudLe conche sotto Cima VallonDecidiamo di insistere sul nostro versante, il tempo ormai stringe e la strada è ancora lunga eterna. Guardiamo Cima Vallon poco sopra le nostre teste e le mandiamo un sentito vaffanculo
. Ci dirigiamo ora verso il crinale che si affaccia su Passo Cercen, sperando ardentemente di non trovare altre pietraie dall’altra parte. Quando arriviamo al passo urliamo quasi di gioia: ecco
passo Cercen col sentiero che cala in una fantastica conca pratosa con mucche al pascolo.
Dopo un deserto di pietre vediamo l'oasi: il sentiero con Passo Cercen!La discesa verso passo Cercen è punteggiata di Genziana germanica La discesa è come al solito faticosa e ripida, ingentilita da migliaia di genziane germaniche, ma la vista del sentiero dopo chilometri di pietraie ci appare come un’oasi nel deserto. Facciamo finalmente una sosta su un bel praticello per tirare il fiato. Un’altra occhiata alle creste e scartiamo subito l’ipotesi di riprendere la cresta dal passo Cercen per salire la spettacolare ma ostica piramide di Cima Grande 2901.
La piramide di Cima GrandeIl meraviglioso pascolo sotto Passo CercenCi tocca ancora scendere di quota, e di non poco. Dopo una mezzoretta riprendiamo il cammino,
ci attendono ora quasi 700 metri di dislivello (!) per arrivare a Cima Vegaia 2890. Scendiamo ahinoi fino a quota 2250 quindi prendiamo il sentiero 132 che sale in costa verso la forcella del Cadinel.
Discesa per andare a prendere il sentiero 132: sullo sfondo Passo Cercen, Cima Vallon e Cima VerdignanaSalita lunga, la fatica comincia a farsi sentire (non per Selig, che praticamente è sempre davanti
, compensata in parte dal paesaggio meraviglioso su Val Cercena.
Val Cercena con le malgheSalita verso Passo CadinelArriviamo abbastanza esausti a
Passo di Cadinel 2730. Guardiamo la Cima Vegaia, sono solo 150 metri di dislivello ma la salita per cresta è, ancora un volta, impraticabile. Fanculo anche alla Vegaia!
Oltretutto ormai non ci sarebbe più il “tempo tecnico” per tentare la salita da sud, molto più abbordabile: sono già le 17 passate e ci aspetta una lunghissima discesa.
Passo Cadinel con la Vegaia cresta ovest, anche questa impraticabileComunque l’obiettivo fondamentale di arrivare alla seconda macchina è ormai alla portata. A metà giornata quando ravanavamo inutilmente per sfasciumi perdendo ore, avevamo avuto dei seri dubbi ed avevamo congetturato mentalmente una via di fuga verso il fondovalle. Inizia ora la bellissima discesa dal Passo Cadinel, c’è una strana conca piena di sabbia che sembra quella del mare. Col
sentiero 132 caliamo ancora di quota fino al Lago di Cadinel circondato da meravigliosi e vasti pascoli pianeggianti che risplendono al sole del tramonto: raramente ho visto posti così belli!
I meravigliosi pascoli scendendo da Passo CadinelArriviamo al
Baito Cadinel, molto bello dentro e fuori, con panorama strepitoso sulla Presanella, peccato sia in un uso ai soliti cacciatori. Sempre col sentiero 132 caliamo di quota con larghi zig zag fino a
Malga Sassa. Sarà la luce del tramonto, i paesaggi meravigliosi, la vicinanza del traguardo, ma io sono estasiato...
Presanella al tramontoBaito CadinelDa sotto Malga Sassa altro ravanamento per cercare il sentiero (non esiste uno straccio di indicazione), poi lo troviamo. Siamo ancora a 2000 metri e dobbiamo scendere a 1280!
Malga SassaLa discesa è davvero lunga eterna, sbagliamo un paio di volte il sentiero ad alcune biforcazioni non segnalate, ma per fortuna ci accorgiamo subito. Arriviamo finalmente ai
Masi di Cei e da qui, sempre per
sentiero 132, arriviamo a Celentino dove abbiamo la macchina, che sono ormai le 20.30.
Tramonto a Malga SassaTutto è bene quel che finisce bene.
Col senno di poi avrei dovuto capire che quando non si trovano info su un certo percorso è perché non lo fa nessuno! Ora sappiamo che il percorso per creste è impraticabile per gli escursionisti “normali”. L’unico che forse potrebbe tentare qui nel forum è Nantes: il panorama è entusiasmante, ma non so quanto possa essere divertente affrontare un percorso così lungo per creste così tormentate. Nonostante il giro molto duro e con non pochi inconvenienti e cambi di rotta da gestire, siamo soddisfatti.
Il percorso visualizzato con Google EarthPer tutti e tre è stata l’occasione per vedere posti nuovi veramente splendidi. Per finire, un ringraziamento a Gabi e Selig che mi hanno sopportato in questo giro un po’ strano e fuori dell’ordinario, davvero due gradevolissime (e fortissime) compagne di gita. Sviluppo km 26,5, dislivello circa 2000 m.
Panoramica a 360° da Cima Cavaion