Zona Laghetti
Prima che cada la neve decido di fare una escursione esplorativa in alta quota, in zona ignota. Scelgo il
Parco dello Stelvio, come primo obiettivo il
Lago di Val Umbrina 2874, poi se le forze mi sorreggono tenterò di salire al
Bivacco Battaglione Ortles 3126 e, a dio piacendo, anche al
Pizzo di Vallumbrina a quota 3222.
Salendo in Val Umbrina, sullo sfondo la cresta di Punta Ercavallo
Parto dal Fontanino m 1650 (la strada alla diga è chiusa), raggiungo rapidamente
Malga Giumella 1950 quindi per strada forestale in leggera salita arrivo a
Malga Paludei 2106. Fin qui, il percorso è stranoto. Prendo il
sentiero 110 (fatto un secolo fa) che
costeggia a sud Cima Villacorna, inoltrandosi nella
pianura dove il Noce scorre pigramente in magnifiche anse tra i praterie alpine. Che posti meravigliosi!
La piana dove scorre pigramente il Noce
Fin qui è un mero trasferimento, ora si comincia a salire seriamente.
Abbandono il sentiero 110 per seguire una traccia (cartello, sentiero senza numero) seguendo
pochi segni scoloriti verso il lago di Val Umbrina. Il paesaggio si fa maestoso: la salita è comoda per costoni pratosi, non troppi ripida inizialmente, poi si impenna per salire verso la spettacolare cascata il cui fragore rimbomba nella valle.
Il selvaggio vallone salendo verso Lago Vallumbrina
La cascata salendo al Lago di Vallumbrina
All'orizzone svetta il Corno dei Tre Signori
All’orizzonte svetta imponente il
Corno dei Tre Signori. Il vapore acqueo della cascata ha creato un velo di ghiaccio sulle pietre, devo passare con molta attenzione per non cadere. Poco più a monte raggiungo quindi una valletta pianeggiante che mi conduce al
Lago di Vallumbrina m 2874, dove resto a bocca aperta: è di un
incredibile color turchese, mai visto nulla di simile!
Lago di Vallumbrina 2784
Le acque di un incredibile color turchese sono parzialmente ghiacciate
Sono già ad oltre 1100 metri di dislivello ma la gamba è ancora molto buona e il fiato anche, quindi proseguo senz’altro per il Bivacco Ortles. I segni si diradano ma il valloncello è ampio e quasi pianeggiante, procedo senza problemi fino alla base delle ripide pietraie: qui
i segni spariscono improvvisamente.
Da qui in avanti i segni spariscono, si ritrova qualche bollo su per il canalino rognoso
Ed eccomi in cima al canalino, guardando verso la val Umbrina appena attraversata
Devo fermarmi varie volte per scrutare le pietraie in cerca di qualche segno.
Mi aiuto col GPS del cello, che mi porta a imbroccare l’imbocco del
ripido canalino sotto alla forcella del Bivacco Ortles, dove appare qualche bollo rosso qui e là, La salita ora è faticosa per ghiaie e sassi mobili. Risalgo il colatoio ancora ingombro di reticolati della Grande Guerra, e sbuco finalmente alla forcella a pochi passi dal
Bivacco Battaglione Ortles a quota 3120.
Reticolati della Grande Guerra salendo a Cima Vallumbrina
Ghiacciaio del Dosegù
Reticolati sulla vetta con vista verso il Corno dei Tre Signori
Sono ancora ottimamente in forze e quindi proseguo senza indugio per
la facile dorsale verso la cima. Sono assolutamente
spettacolari le fortificazioni belliche ancora circondate dai reticolati e dai pali conficcati ancora nel terreno dopo cento anni, incredibile! Dopo aver raggiunto una anticima fortificata proseguo facilmente per il crinale per delle mulattiere di guerra. Arrivo senza problemi alla vetta del
Pizzo di Vallumbrina 3222 con le rovine di una specie di fortino, uno dei
trinceroni ha ancora la copertura di assi dell’epoca!
La vetta fortificata con ancora i reticolati!
Dentro la fortificazione in vetta
Corno dei Tre Signori
Le trincee con le coperture d'assi dell'epoca
La vetta del Pizzo di Vallumbrina con lo sfondo del Ghiacciaio del Dosegù
Il trincerone con le assi di copertura dell'epoca, sullo sfondo il Corno dei Tre Signori
Matassa di reiticolato
Spettacolare la vista sul vicino
Ghiacciaio del Dosegù, sul
San Matteo in lontananza, e verso il
Corno dei Tre Signori. C’è un vento abbastanza gelido e si stanno alzando nuvolaglie, devo coprirmi con giacca pesante e guanti. Mi attardo a fare parecchie foto sulla cima, poi l’ora si fa tarda e quindi scendo al
Bivacco Battaglione Ortles 3120, molto bello e confortevole con letti a castello con materassi, coperte, stufa con legna. Sarei quasi tentato di pernottare, se non fosse che il giorno dopo il meteo non promette nulla di buono: rimanere bloccato a 3000 metri da una nevicata non mi pare il caso.
Rovine di baracche sull'anticima del Pizzo di Vallumbrina
Bivacco Battaglione Ortles con la cima trincerata
Cartuccera
Reticolati presso il bivacco Ortles
Bivacco Battaglione Ortles, molto confortevole con letti a castello, materassi, cuscini, coperte, stufa con legna
Inizio il rientro che è ancora lungo, le ore di luce non sono molte. Scendo in direzione del
Passo Dosegù 2999, dove
la traccia fatalmente di perde. Ravano un po’ avanti e indietro per le pietraie fino a trovare qualche ometto e i soliti segni scoloriti: certo di qui passa ben poca gente!
Anche la discesa dal Passo Dosegù richiede attenzione per non perdere i pochissimi segni e qualche ometto. Se ci fosse nebbia sarebbe un bel problema! Il Gps del cello in questo caso è un bell’aiuto:
la Kompass in questo caso è precisa, pessimo invece OSM che non ha tracce e ne segna invece una, assai improbabile, giù per un ripido canalone.
Nei pressi di Passo Dosegù 2999
Sguardo verso i Laghi prima di calare dal passo Dosegù
Ecco il Lago di Vallumbrina da lontano, col suo incredibile colore
La discesa è facile per ampi valloncelli, tranne in fondo dove improvvisamente
il canalone si restringe per terminare su un salto di rocce alto una ventina di metri: qui per fortuna trovo un
traverso attrezzato con cordino che mi permette di aggirare il salto e scendere agevolmente alla base delle rocce per una pietraia.
Discresa per grandiosi valloni, con pochissimi segni, tracce inesistenti
Il breve traverso attrezzato con cordino permette di aggirare dall'alto il salto di roccia
Eccomi in vista della piana dove scorre il Noce
Qui le tracce, nei pressi di una pozza d’acqua prosciugata, spariscono di nuovo e devo girovagare una decina di minuti avanti e indietro per capire quale direzione prendere. Poi vedo un
omettone a distanza di 200 metri che mi indica la via.
Scendo quindi per una comoda dorsale fino alla piana dove ero passato in mattinata. Per non rifare lo stesso percorso dell’andata, decido di deviare per il
sentiero che porta a “Laghetti”, uno splendido specchio d’acqua che mi regala le ultime belle foto della giornata, con le cime illuminate dall’ultimo sole che si specchiano nelle acque di cristallo.
Laghetti scendendo verso Pian Palù
Quindi una lunga discesa fino a
Malga di Pian Palù 1830 e un eterno rientro
costeggiando la riva sud del lago fino alla diga. Infine col
sentiero 110 giù fino al Fontanino, dove arrivo alle 20 spaccate. Praticamente 12 ore ininiterrotte di marcia, salvo le pause per le foto
Giro semplicemente grandioso e solitario, con dei paesaggi maestosi in una natura assolutamente selvaggia. Visti tra l’altro parecchi camosci, una volpe, dei cervi, e la mattina presto ho udito gli impressionanti bramiti provenire dalla foresta che parevano versi di dinosauro
.
Sviluppo 26 km, dislivello m 1650.
Il percorso