Dopo lunghi pensa e ripensa circa l'opportunità di venire o meno in Trentino, decidiamo di fregarcene delle previsioni non entusiasmanti e alle 4.30 del mattino ci mettiamo in viaggio.
Entrati in Val di Non il cielo è bigio bigio come lo è stato per tutto il viaggio. Decidiamo di mantenere i programmi fatti e andare quindi sul Monte Pin. Entriamo in Val di Bresimo e arriviamo Bevia, ultima frazione, dove lasciamo la macchina nel piazzale della Chiesa. Quella che faremo è la salita classica a questa montagna, circa 1400 m di dislivello che non danno praticamente tregua se non nell’ultima parte di cresta. Al posteggio troviamo un bel gruppetto di trentini già scarponati, abbiamo tutti la stessa meta e la stessa idea di scendere sul versante nord, neve permettendo.
Salita che pende salita che rende, per cui con passo regolare raggiungiamo la cresta e la croce di vetta abbastanza velocemente, i trentini ci seguono a ruota. In cima tira un venticello frescolino, vorremmo aspettarli ma ci stiamo congelando per cui poiché sembra proprio che di neve ce ne sia pochina decidiamo di provare a scendere dal versante nord. Dico proviamo perché in questa escursione c’è un solo punto che, in caso di neve, potrebbe creare problemi e si trova poco sotto la cima, per cui proviamo. Teniamo la cresta nord ancora per un breve tratto dopo di che dobbiamo girare a sx per andare a prendere la dorsale che scende nella conca, in direzione del Piron. Il passaggio è proprio questo, l’abbandono della cresta per giungere alla dorsale, pochi metri sopra un canaletto erboso che in caso di scivolata sarebbe molto pericoloso. Appena svoltiamo a sx eccola lì la chiazza di neve rovina giornata, che facciamo? In un primo momento pensiamo di aggirarla da sotto, ma la pendenza lì aumenta e vediamo subito che il terreno è troppo scivoloso per cui l’unico modo è attraversarla. Per fortuna la neve è molle e parecchia, per cui abbiamo potuto crearci una bella trincea e siamo passati abbastanza tranquillamente, cosa che purtroppo il gruppo che ci seguiva non si è sentito di fare. Li abbiamo osservati dal basso pensando di aspettarli ai laghetti ma li abbiamo visto tornare indietro una volta arrivati al punto critico, peccato! Del resto quel punto fa un po’ impressione. Arriviamo ai laghetti di Grumi che ci sono solo in primavera, allo scioglimento della neve, poi spariscono per formarsi l’anno successivo. Dai laghetti risaliamo ad un colletto da cui scendiamo velocemente alla malga Stablei dove una gentile famiglia salita per fare i primi controlli e pulizie ci offre un piatto di pasta e un caffè. Dopo esserci rifocillati, riprendiamo il sentiero che ci porterà ai ruderi del Castello di Altaguardia e quindi ancora a Bevia.