Lago Saleci a quota 2322
Dopo la meravigliosa traversata del
Gruppo Tremenesca dalla Val di Sole alla Val di Rabbi delll’anno scorso, mi era rimasta la curiosità di esplorare l’ignota parte orientale. L’idea è di andare a vedere almeno il
Lago Saleci 2322, e poi tentare di
traversare in cresta Sass dell’Anel, Piz Montes, Cimon di Bolentina e rientrare chiudendo l’anello a
Pracorno in val di Rabbi. Dopo un meticoloso studio delle mappe e osservazioni con Google Earth, mi pare di aver individuato il percorso. Il rientro appare molto articolato e complicato, al di fuori dei sentieri ufficiali. Speriamo bene.
La partenza da Pracorno in Val di Rabbi
Lascio l’auto a
Pracorno a m 855. Il cartello alla partenza è di quello che ti tolgono subito le forze:
ore 4,30 per forcella Saleci! L’escursione inizia subito male: dopo il cartello Sat con l’indicazione del
sentiero 120 perdo subito il sentiero. Inizio a ravanare nel bosco, in compenso trovo dei finferli che tosto raccolgo. Poco dopo ritrovo il sentiero, ma dopo mezz’ora ecco il dramma:
il sentiero è inghiottito da uno sfacelo di alberi schiantati.
Lo sfacelo di alberi ha seppellito il sentiero
Perdo almeno 40 minuti per passare in quel disastro di tronchi enormi, rami e ramaglie, una faticata bestia e siamo appena all’inizio! Guadagno finalmente la forestale ravanando penosamente nelle ramaglie, sporco di resina fin sulle orecchie. Altri 20 minuti per la forestale ripida ed ecco un’altra sgradita sorpresa:
strada e sentiero sono chiusi per lavori boschivi! Ma vaff... Va bene tutto, ma la chiusura dei sentieri va segnata all’inizio, non in quota dopo che uno ha marciato come un fesso per più di un’ora, diamine! Scavalco i nastri del cantiere e proseguo in barba ai divieti. Già mi vedo a questionare con un boscaiolo armato di motosega, per fortuna però in giro non vedo nessuno. Supero il tratto chiuso della forestale ingombro di tronchi, lungo meno di 1 km, ma non c’è un’anima.. Mi alzo di quota e quando raggiungo
Malga Mandria di Sotto 1427, poco più che una baracca di sassi, sento il rumore delle motoseghe entrare in azione, ma ormai sono lontano.
Visuale verso le Maddalene
Il vallone diventa selvaggio e superbo, con splendida visuale verso le
Maddalene, con
Cima Mandrie e
Cima Vese. Raggiungo la stupenda
Malga Saleci Bassa 1658, con le mucche che scampanano poco distante. La porta è aperta, entro e resto a bocca aperta: una meraviglia! Ristrutturata benissimo, con bei mobili in legno massiccio, tutto curato fin nei particolari. La malga sembra abitata ma non c’è in giro nessuno.
Malga Saleci Bassa con la caratteristica croce
I bellissimi interni di Malga Saleci; foto d'epoca di malgari a Malga Saleci
Pensavo che questa
insolita croce (mai vista una così) fosse l'opera di qualche "estroso", invece compare anche nelle foto d'epoca appese all'interno della malga. Si nota una serie di attrezzi appesi: pala e piccone, martello e tenaglie (suppongo da fabbro), ferri di cavallo, una lancia, un'asta con una spugna (?), una scaletta in miniatura, una lanterna e una bottiglia. Sembra che questa strana fattura della croce si colleghi alla
tradizione simbolica di certi affreschi del
Crocefisso della domenica, ove si raffiguravano le minacce di punizione a chi lavorava nel giorno di festa.
Riprendo il cammino e dopo una dura salita, sia pure su sentiero facile per un maestoso vallone, raggiungo anche
Malga Saleci Alta 2039, dove una piccola mandria mi viene incontro curiosa. Entro nella malga e anche qui resto di stucco: ristrutturazione bellissima! Non ci sono neppure le orride plafoniere da garage di supermercato viste tristemente in altre malghe. Se mai dovessi abitare una malga, la vorrei così. Complimenti ai progettisti.
Verso Malga Saleci Alta
Vista sulle Maddalene
Malga Saleci Alta
Da Malga Saleci si salen ancora verso la conca con il lago
Ora mi tocca l’ultimo duro strappo verso il Lago Saleci: la valle si fa grandiosa, tra radi larici, rododendri e piccole praterie alpine, dove le marmotte si rincorrono tra i fiori e le rocce. Il fragore di un impetuoso torrente rimbomba da un versante all’altro. Che posto magnifico!
Verso forcella Saleci
Salendo verso il Lago Saleci
In vista di Forcella Saleci, salendo verso il lago
Risalgo l’ultimo traversone fino allo splendido
Lago Saleci a quota 2322, dove mi lascio cadere sulla riva pratosa, travolto alla bellezza del posto ma anche dalla pesante sfacchinata di 1500 metri di dislivello, fatti praticamente in un’unica tirata. Sbrano i panini e poi mi riposo un po’.
Il bellissimo Lago Saleci
Salita col sentiero a Lago Saleci: a sx il traversone fuori traccia verso la forcella, al centro Cima Mezzana
Il cammino da fare è ancora lungo e ignoto, quindi dopo un’oretta di sosta riparto. Di perdere quota per riprendere il sentiero nel fondovalle non se ne parla, così risalgo
fuori traccia a monte del lago per costoni pratosi meravigliosi, solcati da mille rivoli d’acqua che si dividiono in fresche cascatelle, davvero un incanto. Traverso in costa sperando di non trovare salti di roccia, per fortuna il terreno è ben camminabile e aggirando delle fasce rocciose arrivo sotto la forcella, attraverso una distesa di macign e, riprendo il sentiero 120.
Dal Lago Saleci fuori sentiero si attraversano lande pratose e rocciose verso la forcella omonima: al centro il Sass dell'Anel
Con un ultimo strappo ripido sono alla
Forcella Saleci 2455. Grandioso il panorama sul
Brenta e sul
Gruppo della Presanella, sulla
Val di Sole verso il Tonale, sulle Dolomiti di Brenta. Altra breve sosta per rifiatare e guadare il panorama, quindi riparto per iniziare la traversata in cresta.
Vista sul Brenta da Forcella Saleci
Ci sono alcuni tratti esposti ma niente di tragico, tocca ancora salire fino alla vetta del
Sass dell’Anel 2527, la massima elevazione del percorso di oggi. Panorama spaziale sulla Val di Sole, di fronte a me il
Sasso Rosso e il
Peller nel
Brenta nordorientale.
Forcella Saleci con il gruppo della Presanella sullo sfondo
La statuetta al Sass dell'Anel che guarda verso il Brenta nordoccidentale
Proseguo senza fermarmi e con altri saliscendi raggiungo la magnifica ampia vetta pratosa del
Piz Montes 2383. Mi fermo pochi minuti e proseguo per il
Cimon di Bolentina 2287, con discesa ripida e altra salitella.
Dal Sass dell'Anel la cresta verso Piz Montes e, a sx, Cimon di Bolentina
Dal Piz Montes, a sx la cresta percorsa dal Sass dell'Anel, a destra il Gruppo Tremenesca con Cima Mezzana
Dal Piz Montes discesa verso Cimon di Bolentina, sullo sfondo la dorsale del Peller fino al Sasso Rosso
Cimon Bolentina coi paravalanghe
Dal Cimon scendo al bel
bivacco Marinelli 2056 in posizione magnifica, una baita con 3 letti, coperte, tavolo, ma senza stufa. Ora inizia la parte rognosa per rientrare a Pracorno: zio Gps mi torna molto utile in queste occasioni per verificare la posizione.
Discesa verso il Bivacco Marinelli, con vista sulla bassa Val di Rabbi
Bivacco Marinelli con vista sul Brenta
Per bei prati calo col
sentiero 119 fino a
malga Bolentina Alta 1822. Qui ci dovrebbe essere la traccia che mi dovrebbe portare alla malga di
Bolentina Bassa 1503, ma non c’è niente. Evito di infognarmi e proseguo per la forestale scendendo fino al
Mas dela Cros 1601.
"Foresta" di lupini
Il resto lo faccio breve, tutte le deviazioni in mappa che avevo previsto di fare non esistono, con la
forestale/sentiero 119 arrivo a malga Bolentina Bassa 1503, ravano per un valloncello e quindi con vari traversoni arrivo al puno cruciale, ma anche qui non c’è nessuna deviazione per scendere. Comincio a preoccuparmi. Vado un po’ avanti e vedo la salvezza: una vecchia strada forestale ma dopo neppure 15 minuti di marcia ecco l’orrore:
un altro sfacelo di alberi schiantati in cui la strada finisce inghiottita, non passerebbe neppure uno scoiattolo. Troppo tardi per tornare indietro, mi butto nello sfacelo e ne esco dopo quasi 2 ore da incubo, esausto e lacero. Arrivo a Pracorno dove ho la macchina che sono ormai le 20.30. Salvo anche stavolta, ma stavolta ho rischiato davvero di non arrivare in fondo.
L'incubo finale: la dura ravanata per passare questo sfacelo che ha inghiottito ogni traccia
Discesa verso Pracorno con Cima Vese al centro
Conclusioni: giro meraviglioso ma pesante fisicamente per lunghezza e dislivello, aggravato dall’attraversamento del bosco schiantato e dal rientro da delirio per lo stesso motivo. I paesaggi dei
Gruppo Tremenesca sono fantastici come sempre, ma questo lo sapevo già. In tutto il giorno non ho incontrato nessuno, se si eccettuano caprioli e marmotte. Sviluppo 23,5 km, dislivello circa 1900.
Il percorso