Stimolati dal video di Rockthemountain, decidiamo visto il meteo ottimo di provare anche noi la traversata delle 4 cime.
Essendo passati più di due mesi dal video, la situazione neve/ghiacciai è cambiata notevolmente e in peggio. Inoltre essendo più freddo la notte abbiamo trovato su tutte le salite del lato nord le rocce ricoperte da uno strato di ghiaccio e brina. Quindi per essere più tranquilli e sicuri abbiamo fatto la traversata dalla base del Pedranzini in poi con i ramponi ai piedi.
Partenza alle 5,00 circa dal passo Gavia in direzione Ponte dell'amicizia sul sentiero n41.
Il sentiero non è molto segnalato dai bolli bianco/rossi, ma ci sono ometti e la traccia è ben visibile.
A destra con le prime luci si intravede il ghiacciaio del Dosegu.
In alto sulle creste una sagoma ci osserva.
Il nevaio che avevamo visto nel video è sparito, lasciando il posto ad una distesa di pietre fin sotto al bivacco Seveso.
Decidiamo di risalire la ripida traccia che conduce al bivacco, anche perchè vediamo che su c'è già il sole.
Ci fermiamo un po', aspettando che il sole sciolga il ghiaccio formatosi sulle rocce, per poter proseguire sulla cresta. La cresta appare assai affilata e siccome fa una leggera curva a sinistra non si riesce a vedere cosa ci sia dietro la parte più ripida e affilata. Decidiamo di proseguire, nella peggiore delle ipotesi faremo dietro-front.
Nella parte più impegnativa ci accorgiamo che bisogna attraversare una placca a picco sul ghiacciaio sottostante. Arrivati prima della placca decidiamo di usare la corda e procedere in “conserva”, e troviamo anche alcuni spit, dove possiamo assicurarci. Oltrepassiamo così questo ostacolo in tranquillità e in piena sicurezza.
In poco tempo siamo in vetta al Pizzo Tresero, dove troviamo una croce diciamo un po' “particolare”. La visuale è fantastica, dal Gran Zebrù, all'Ortles, al Cevedale e tutta la cresta delle “13 cime”. Si scende un po' lungo la cresta fino alla base del P. Pedranzini.
Notiamo subito che le rocce sono coperte di un leggero strato di ghiaccio, quindi calziamo i ramponi ( che terremo per tutta la traversata), ed iniziamo l'ascesa alla seconda cima.
Vioz e rifugio
Tutta la cresta e le due cime intermedie sono un misto di pietrame e blocchi di roccia, con qualche tratto di neve e ghiaccio. Ma nell'insieme tutta la traversata non presenta grosse difficoltà alpinistiche. Basta un po' di attenzione e di pratica di alta montagna.
Avvicinandoci al S.Matteo aumentano i tratti innevati, fino ad arrivare proprio sul ghiacciaio dove a tratti il ghiaccio è privo di neve. Si deve aggirare un paio spuntoni rocciosi fino ad arrivare sotto al canalino che contraddistingue la salita al S.Matteo.
Lo troviamo privo di neve con ghiaccio a vista. Per fortuna con ramponi e picozza la salita non crea problemi. Oltrepassato il canale troviamo a destra la dorsale nevosa che sale l'ultimo tratto per la cima. E' abbastanza ripida ma con la neve ormai già tracciata si sale agevolmente.
La cresta fatta
Dalla vetta il panorama e sublime, solo nel lato sud salgono delle nebbie dalla val del Noce.
Per la discesa per assere tranquilli optiamo per un paio di “doppie”, sfruttando gli anelli di calata arriviamo fin quasi sul piano del ghiacciaio del Dosegù. L'abbassamento del ghiacciaio è impressionante dall'ultima volta che ho salito il S.Matteo (circa 9 anni fa), Si saliva e si scendeva sul pianoro tranquillamente con i bastoncini.
Attraversiamo tutto il ghiacciaio che non presenta problemi, anche i crepacci sono pochi e ben visibili, specie nella parte sud dove si traversa.
Scesi dal ghiacciaio la parte degli sfaciumi e sempre più lunga e impegnativa cause il ritiro del fronte glaciale. Dopo una bella scarpinata siamo sulle strada di fronte al rifugio Berni. Pronti a gustarci un radler e una buona fetta di torta.
Ponte dell'amicizia
Circa 1700m+ , 15,5km, una decina di ore comprese foto e soste.
Scusate la scarsa qualità della presentazione, è il primo tentativo.