Sulla dorsale della Rosta, sullo sfondo le Tre Cime: da sx. Cima Verde, Doss d'Abramo, CornettoGiro tranquillo e facile domenica scorsa, visto il tempo abbastanza infame. Siamo andati sulla
Rosta m 1837, una montagnola sopra la
Piana delle Viotte sul Monte Bondone, fatta un'infinità di volte ma che non stufa mai per la variabilità paesaggistica dei luoghi, e per i meravigliosi panorami (nebbioni permettendo).
Siamo partiti che nevischiava, confidando nella famosa schiarita promessa dai meteo. Dalle Viotte si prosegue verso Lagolo e si parcheggia al primo curvone dei Colmi, prima che la strada inizi la discesa. Si può scendere al secondo curvone per prendere il
sentiero ufficiale n 618, abbreviando un po' il percorso ma perdendo quasi 100 m di dislivello. Al primo curvone, con spiazzo per parcheggiare, c'è invece una comoda stradella che sale in costa. Ci sono circa 30 o 40 cm di neve, ci sono vecchie tracce e crosta abbastanza portante sotto 10 cm di fresca, che permette di procedere abbastanza agevolmente. Stavolta siamo senza sci (ma avremmo potuto portarli, la neve è più che sufficiente).
Dopo circa 15 minuti, bisogna
svoltare a un bivio (a sud della quota 1608) e piegare verso ovest calando un po' di quota per prendere il sentiero 618. A questo punto, seguendo le vecchie tracce, non ci sono più problemi di orientamento, il percorso si inifila in una bella valletta e tortuosamente sale gradulamente nel bel bosco per poi sbucare su pendii modesti più aperti, con mughi qua e là. Se non ci sono tracce da seguire, seguire il percorso del sentiero potrebbe essere difficoltoso per i pochi segni sugli alberi. Tuttavia la direzione è abastanza intuitiva,
basta seguire grossomodo la dorsale, non si può sbagliare. C'è un tratto da fare in mezzo ai mughi, con crosta non portate, che ci fa ostiare un po', poi per fortuna spiana nella bellisisma valletta finale che arriva sulla dorsale. E' sorprendente anche stavolta constatare come il manto perda consistenza appena volge verso nord, e diventi duro e portante nei tratti che prendono il sole.
Il tempo resta abbastanza pessimo, siamo sulla bella e ampia dorsale pianeggiante che conduce alla vetta, se non ci fosse questo maledetto nebbione la
vista sul Brenta sarebbe magnifica. Indugiamo qualche minuto sulla cima, dove incontriamo un tizio che vaga incerto tra le nebbie. Scendiamo proseguendo verso sud, sempre seguendo la dorsale. Arriva la famosa schairita e pian piano il cielo si apre con bellissimi squarci. Calando alla
Bocca di Vaiona, vediamo due camosci che corrono velocissimi, in meno di un minuto scendono a rotta di collo dal Ginever e vanno giù per la val d'Eva. Io sono rimasto cosi' incantato a guardarli che non m'è neanche venuto in mente di tirare fuori la macchina fotografica per fare almeno un video
.
Raggiungiamo la baracchetta-bivacco alla Bocca di Vaiona (con alcuni scivoloni su infide lastre di ghiaccio sotto la neve fresca!), poi ci infiliamo anche noi in
Val d'Eva, scendiamo fino alle Viotte e riguadagnamo la macchina facendo l'ultimo tratto lungo lo stradone e chiudendo quindi il percorso ad anello.
La Rosta è sempre una bella meta, consigliabilissima come gita tranquilla (salendo dalla Bocca di Vaiona anche abbastanza sicura da valanghe), anche di mezza giornata.