Salita verso la Rosta
Visto il pericolo valanghe ancora concreto e la neve “difficile”, si opta per un percorso collaudato e non troppo impegnativo:
la Rosta 1832 sul M. Bondone. Siamo incoraggiati anche dalle previsioni meteo che prevedono schiarite e soleggiato dalla mattinata.
Altro che schiarite, le nebbie incombono
Partiamo tardi ma il tempo domenica 9 febbraio è orribile: piove in fondovalle e di schiarite neppure l’ombra. Arrivati sul posto alle
Viotte, ecco lo shock di un innevamento mai visto. La strada è fiancheggiata da due muraglie di neve alte oltre i 2 metri, a volte anche 3. La solita partenza al
tornante a NO delle Viotte è improponibile: la stradella è totalmente sepolta dalla neve. Poiché una parte percorre con un traversone il versante ripido sopra la strada, scartiamo subito l’ipotesi. Scendiamo poco più a valle al tornante successivo,
sotto la Chiesetta degli Alpini, ma anche qui la neve ha cancellato ogni traccia del percorso che abbiamo in mente. Il paesaggio è senza dubbio fiabesco ma sono scomparsi sotto la neve anche i cartelli del
sentiero SAT 618, figuriamoci il sentiero.
Il paesaggio è fiabesco
Decidiamo comunque di provare ad andare sfruttando uno stradello intravisto nel bosco. In uno slargo vicino alla chiesetta parcheggiamo l’auto e affrontiamo subito la prima seria difficoltà: arrampicare, dalla strada, la muraglia di neve che ci separa dal manto nevoso sopra la sede stradale di quasi 3 metri. Nei pressi della chiesetta calziamo le ciaspole ma dopo pochi passi ci rendiamo subito conto che sarà una fatica infame. Ci sono almeno 60 cm di neve fresca e le ciaspole affondano inesorabilmente.
Si va nel bianco, quasi alla cieca
Cerchiamo di seguire lo stradello, dopo una mezz’ora vediamo perfino un incoraggiante segno del
sentiero 618 su un albero (sarà l’unico visto in tutta la giornata!). L’innevamento mostruoso ha sepolto ogni traccia, quindi si va su a intuito per il bosco a tratti ripido e ovviamente faticosissimo. A quota 1600 troviamo una serie di radure che conoscevo e un colpo di fortuna: una vecchia traccia che proviamo a seguire. Questa però segue per un po’ la falsariga del 618 quindi l’abbandona per salire sulla dorsale per
loc. Cavizani. Meglio seguire una vecchia traccia -ci diciamo- piuttosto che aprirne una nuova in 60 cm di neve fresca piuttosto pesante. Infatti per un po’ così facciamo, quando arriviamo su una spianata però la traccia si perde e ci ritroviamo a procedere “a panza” nella neve fonda. Nel frattempo cala un nebbione micidiale e inizia a nevicare. Non si vede più niente.
Calano le nebbie
Tiro fuori il cello col GPS e ci aiutiamo con quello. Non so come avremmo fatto senza. La nevicata comincia a diventare tormenta, un vento gelido da nord ci sferza. Ci copriamo con giacche e cappucci per ripararci dalla neve e dal freddo. La visibilità cala a 10 metri massimo. Iniziamo a dubitare di poter proseguire, è anche pericoloso salire senza vedere nulla di quello che ci sta intorno. Forse, pensiamo, dovremo tornare indietro per la stessa via dell’andata, percorrendo la nostra traccia a ritroso. Ci fermiamo un po’ ad aspettare per vedere se il tempo migliora. Qualche fuggevolissima schiarita con visibilità 50-100 m e il gps ci aiutano a proseguire alla meno peggio e a ricongiungerci col
sentiero 618, comunque del tutto invisibile sotto metri di neve. In qualche maniera
rimontiamo la dorsale superando alcuni tratti ripidi nel bosco. Dopo una mezzora buona che camminiamo nel nulla, cioé in un biancore indefinito che ci avvolge completamente, il GPS ci avvisa che siamo ormai a fianco della cima.
Uno squarcio nelle nebbia proprio quando arriviamo in cima
Ci spostiamo allora verso ovest e troviamo una traccia di salita che ci conduce facilmente con un piccolo strappetto fino alla cima della
Rosta m 1832, col cartello e il palo tutti incrostati di ghiaccio. La breve salita esposti al vento ci ha gelato metà della faccia. Ci sono degli squarci verso la
Valle dei Laghi, ma contrariamente a quanto supponevamo la perturbazione che ci ha investito è molto estesa e avvolge tutte le cime circostanti fino in quota. Qualche foto veloce e via.
In vetta alla Rosta, quasi congelati...
Un quarto d’ora dopo accade il miracolo: quando siamo poco sotto la vetta il cielo inzia ad aprirsi, le spianate sotto la Rosta a inondarsi di sole. E’ fantastico. Ci fermiamo ad aspettare: le nuvole si aprono ed appare uno squarcio azzurro che si ingrandisce sempre più.
Le nubi si aprono inaspettatamente...
Affacciati sulla valle dei Laghi
Lame di luce illuminano le
Tre Cime davanti a noi, che emergono splendenti tra le nebbie. Verso NO appare la cima della Rosta appena discesa e, dietro, le cime delle
Dolomiti di Brenta, a est spunta la piramide del
Palòn.
Spunta il Cornetto dalla nebbie...
La malga del Manuele sul crinale...
La Rosta, sullo sfondo il Brenta
Le Tre Cime emergono dalle nebbie!
Restiamo incantati da questa visione sublime che ci premia per lo sforzo fatto fin qui, e ci fermiamo una buona ora ad ammirare i panorami e fare foto. Le nuvolaglie e le nebbie si muovono a gran velocità cambiando continuamente un paesaggio che ci lascia a bocca aperta.
Nei pressi della cima de La Rosta
Le Tre Cime splendono al sole: da sx Cima Verde, Doss d'Abramo, Cornetto
Il Palòn
Ultimo sguardo all'indietro la Rosta a sx, il Palon a dx
Il Brenta sullo sfondo, a dx La Rosta
Sulla strada del ritorno verso Bocca di Vaiona, sullo sfondo Le Tre Cime
Arriva purtroppo il momento di scendere. Caliamo rapidamente alla
Bocca di Vaiona, il traccione che arriva dalle Viotte è ben “pestolato”, togliamo le ciaspe e via di ramponcelli fino alla piana dove raggiungiamo la strada provinciale. Leviamo i ramponcelli e rientriamo per la strada fino alla macchina, dove arriviamo che è quasi buio.
Il percorso
Conclusioni: nonostante l’inizio poco incoraggiante, il meteo è stato alla fine clemente e ci ha salvato la giornata, ancora una volta abbiamo la conferma che chi rimane a casa ha quasi sempre torto
. Con le attuali condizioni, la marcia nella neve fresca e pesante è molto faticosa: ora che c’è la traccia dovrebbe essere un po’ più semplice. L’itinerario è facile, di impegno fisico modesto ma con grandiosi e bellissimi panorami (meteo permettendo).
Disl. 350 m, sviluppo 10 km