Prima assoluta alle tre cime del Bondone per un settantenne Trentino de Trent
.
Tre cime nel primo mattino di sabato 23 ottobre.
Parto alle mie ore dalle Viote e seguendo il segnavia SAT 607 comincio a risalire il pendio, che poi si trasforma in ampia cresta boscosa, tra la val del Merlo a sud-est e val d’Eva a nord-ovest.
Sentiero nell'ombra fredda
e nella luce del primo sole.
Val del Merlo chiusa alla forcella tra Cornetto e Doss d'Abramo.
Superato il tratto più ripido, si esce in campo aperto sulla dolce e larga dorsale che mostra davanti a me il Cornetto accarezzato dai primi raggi.
Brenta in tenuta di gala alle mie spalle.
Sulle ripidissime fiancate erbose verso la valle dei laghi pascola pigramente un piccolo gruppo di camosci.
Giungo al bivio per l’ascesa alla prima cima. Il sentiero aggira il fianco ovest in leggera salita e da qui si staccano diverse tracce che salgono alla croce di vetta. C’è l’imbarazzo della scelta.
Croce del Cornetto.
Uno sguardo al roccioso
gnocco del Doss d'Abramo, prossima mèta.
Ritorno sui miei passi e calo velocemente alla forcella tra Cornetto e Doss d’Abramo (sorgente con fontana),
oltre la quale si presenta il primo sentiero attrezzato.
Mi imbrago e riprendo la salita verso il Doss. Il tratto da superare è brevissimo, poche decine di metri, nemmeno troppo complicati, ed eccomi sull’irregolare pianoro di prato e mughi, in fondo al quale si innalza la croce.
Per raggiungerla supero l’uscita della ferrata “G. Segata” e pochi metri dopo, l’ingresso del canalino della discesa
escursionistica.
Croce del Doss d'Abramo con annessa campanella (poche
vereconde tirate di corda).
Verso est la terza cima del percorso.
Breve sosta e mi riporto alla ferratina che scende lungo il canalino, più aperto in alto, più chiuso ed inclinato nel tratto finale. Nessuna esposizione né pareti strapiombanti. Sempre con imbrago indossato e moschettoni agganciati, lascio passare tre escursionisti “de corsa”, che scorgerò poi in procinto di attaccare la Segata, alcuni metri più in basso. Direi che il pericolo maggiore in questo tipoi di ferrata/sentiero attrezzato è rappresentato dalla caduta di sassi: non si parla di macigni, anche uno grande come una noce se ti capita sulla zucca dall’alto… Io non ho caschetto con me e lascio passare.
Tre immagini della ferratina.
I tre
de corsa si preparano per la "Segata".
Atterrato sul sentiero, percorro la breve cengia, esposta (questi sono i tratti nei quali, a mio avviso, è importante procedere in sicurezza, e lo faccio) che riporta al segnavia SAT proveniente dalla forcella nord del Doss d'Abramo.
L'incombente croce del Doss da sotto.
Traffico in un senso e nell’altro assai movimentato. Forse la mia faccia di “vecio” ispira fiducia, non so... fatto sta che diversi gruppi di escursionisti mi chiedono informazioni sul percorso e sulle ferratine: notizie che io prontamente fornisco, confessando candidamente di essere un perfetto novellino della zona.
Le due cime fatte
Mi restano ora la salita più comoda, quella alla rosseggiante cima Verde,
per facile sentiero tra i mughi.
e la discesa più ostica, l’interminabile picchiata giù per il bosco umido e
radicioso - ocio a non mettere il sedere per terra! - fino ai primi pascoli delle Viote, che mi accolgono con un caldo sole e una tiepida luce autunnale.
Vien voglia di addormentarsi sull’erba!