L'ultimo tratto di salita verso il Cornetto, guardando indietro alla dorsale percorsa, sullo sfondo a dx il M. Stivo da cui abbiamo iniziato la traversata
Non avevo mai fatto questa traversata per intero ma solo dei tratti. Erano diversi anni che avevo intenzione di farla, così ieri abbiamo approfittato di una magnifica giornata settembrina e ci siamo organizzati con due auto. Una l’abbiamo lasciata alle
Viote sul Bondone m 1600, con l’altra abbiamo raggiunto la bellissima radura di
Malga Campo m 1360. Di qui per strada forestale/segnavia 666 in direzione malga Vallestrè, siamo saliti fino al
capitello a quota 1543, da dove si stacca il
sentiero 666b e 666 che risale tra fitte cortine di mughi la dorsale NO fino in vetta al
M. Stivo m 2059.
Malga Pedrini, nei pressi di Malga Campo da dove siamo partiti
I magnifici grandi alberi nella radura di Malga Campo
Si annuncia una spettacolare giornata settembrina: la temperatura è pungente, poi farà caldo. Sullo sfondo le cime innevate della Presanella e Tosa
Salendo verso lo Stivo per la dorsale NO, con vista sulla Valle dei Laghi
Dalle Mandrie Alte vista verso il Garda
La giornata è splendida e la vista dallo Stivo a 360° è tra le più spettacolari di tutto il Trentino: a ovest la
Valle dei Laghi al Lago di Garda, con le
Dolomiti di Brenta sullo sfondo. Verso est la
Val d’Adige, sullo sfondo
Lagorai,
Pasubio e
Carega. A nord vediamo la
lunghissima dorsale che collega lo Stivo col Cornetto del Monte Bondone.
In vetta allo Stivo con vista sul Lago di Garda
Dalla cima dello Stivo vista verso il Carega, al centro in basso il M. Zugna
Vista sulla dorsale che dobbiamo affrontare per arrivare sul Cornetto, la montagna che si vede in fondo
Dopo la solita sosta per fare qualche foto, iniziamo la traversata vera e propria, scendendo col
617B alla sella
La Bassa m 1684. Da qui si risale di nuovo, per la bellissima dorsale pratosa che collega
Cima Bassa,
Cima Alta e quindi fino alla splendida e panoramica
Cima Palon m 1916.
Vista sulla Val d'Adige
Eccoci in vetta al Palon, guardando indietro verso lo Stivo che abbiamo discesa, al centro Cima Alta
Cima Palon, con vista sulla Presanella
In lontananza la dura salita la Cornetto, che sembra lontanissimo
La dorsale pareva corta, guardandola d’infilata, ma nasconde alla vista invece alcuni lunghi traversoni. Facciamo una sosta in vetta per mangiare qualcosa e rifiatare, quindi affrontiamo la parte più impegnativa del percorso. Guardiamo quello che ci aspetta con una leggera preoccupazione:
la dorsale piega a NE e appare piuttosto tormentata, con vari precipizi sui lati. Seguendo il filo di cresta, iniziamo a scendere seguendo il tortuoso sentiero, con traversoni un po’ esposti su molto ripidi.
La dorsale piega a NE e inizia a scendere tortuosamente assecondando il crinale
Veduta sulla Valle dei Laghi
Una prima serie di traversoni un po' esposti dove bisogna prestare attenzione
La dorsale segue dei collinoni poi scende più decisamente tra i mughi
In fondo, lontanissimo, il
versante sud del Cornetto pare irraggiungibile. Tra mughi e ontani che mitigano l’esposizione sui fianchi ripidi, il sentiero si infila in ogni stretto pertugio della vegetazione per seguire il filo di cresta che cala gradualmente, con qualche passaggio faticoso su roccette e fango viscido, fino a raggiungere al roccione bianchissimo della
Rocchetta m 1667, che emerge isolato dal verde del crinale. Passiamo a lato con altri traversi nel bosco piacevoli, alternati ad altri su costoni ripidi o
crinali con baratro a lato. Nulla di particolarmente critico, ma bisogna prestare attenzione: un inciampo e ciao.
Al centro il roccione della Rocchetta, sullo sfondo il Cornetto versante sud
Vista sulla Val di Cei col lago omonimo
Nonostante le diverse ore di cammino fin qui,
la sagoma imponente del Cornetto all’orizzonte sembra non avvicinarsi mai. Capita di perderla di vista girando dietro a un dosso, o entrando in un tratto boscoso: quando ci riappare, sembra ogni volta orribilmente lontana.
In vista della Rocchetta, seguendo lo stretto crinale boscoso
Eccoci alla Rocchetta
Zoomata sul Cornetto versante sud, che dovremo salire con 600 metri di dislivello
Sguardo indietro verso la lunga dorsale NE del Palon appena discesa
Con sentiero tortuoso a ridosso del filo di cresta, a volte un po’ esposto sopra la
Valle di Cei col bel lago omonimo, oltrepassiamo
Carbonil 1648 e arriviamo finalmente a
La Becca 1578, il punto più basso della traversata. Qui raccogliamo le “forze mentali” per affrontare
gli ultimi 600 metri di salita, la fatica inizia a farsi sentire.
Passaggio lungo il crinale roccioso a picco sulla Val di Cei
Sguardo indietro verso Rocchetta, al centro, e Palon sullo sfondo
Costeggiamo il crinale a picco sulla val di Cei
Si sale ancora...
In realtà non si sale subito di quota ma facciamo altri lunghi traversoni sotto la dorsale impervia e boscosa, aggirando in basso dei roccioni. Quindi con una decisa ma breve salita raggiungiamo la dorsale più in alto a quota 1900, dove il bosco finisce e inizia la lunga serie di collinoni prativi.
Saliamo a ridosso della cresta, che precipita a est verso la Val d’Adige.
I primi contrafforti del Cornetto, finalmente sembra un po' più vicino
Finalmente affrontiamo la salita finale
Sguardo indietro, all'inizio della salita al Cornetto
Curiosa formazione di scaglia rossa, accanto ad un grosso larice
Ora siamo sulla dorsale
Rimontiamo la dorsale che con una serie di strappi ci porta fin sotto Cima Cornetto. Ormai è fatta, mancano solo 50 metri di dislivello. Il sole sta tramontando e inizia a fare freddo, indossiamo le giacche a vento ed affrontiamo le
ultime rampe fino ai bunker della Grande Guerra poco sotto la vetta. Quindi per facili roccette siamo finalmente in cima al
Cornetto m 2180, alle ore 19 circa.
Ultime rampe, la cima sembra ancora lontanissima
Sguardo indietro al lunghissimo crinale percorso
La fatica inizia a farsi sentire, ma ormai saliamo inesorabilmente verso la cima
L'ampia dorsale finale alla cima del Cornetto, mentre il sole sta tramontando
E' quasi fatta! Ecco il Cornetto a sx, al centro il Palon, a dx il Doss d'Abramo
Nei pressi della cima, assistiamo ad uno spettacolare tramonto
La soddisfazione è grande: ci godiamo le ultime luci del tramonto, facciamo qualche foto, la temperatura precipita e dobbiamo coprirci. Le tenebre incombono, affrontiamo quindi
la discesa per la lunga dorsale nord, dapprima su bei costoni erbosi, poi con tratti di sentiero sassosi assai scomodi. Dei camosci pascolano pigramente in una valletta 200 metri sotto di noi. Ormai è buio, tiriamo fuori le frontali.
Tramonto verso il Brenta: si sta facendo buio, è ora di scendere!
Nei pressi di
Malga Fragari i segni del sentiero spariscono inghiottiti dall'oscurità e ci troviamo a vagare nel buio pesto senza alcun punto di riferimento, non c’è neanche un po’ di luna a rischiarare il paesaggio. Ci orientiamo grazie al Gps del cellulare: attraversare al buio le torbiere non è il caso, quando incrociamo la strada forestale decidiamo di seguirla anche se allunghiamo un po’ il percorso. Arriviamo così, stanchini ma felici, fino al
Centro del Fondo alle 20.30 dove abbiamo la macchina lasciata al mattino, con la quale andiamo a recuperare la seconda auto a Malga Campo.
Conclusioni: pensavo fosse più semplice, invece la traversata è una lunga e impegnativa scavallata. Il percorso è generalmente ben segnato, con orientamento intuitivo visto che segue in gran parte la dorsale. La traccia è spesso tortuosa, con brevi tratti esposti e con parecchi saliscendi, attraversamenti di fitte boscaglie di mughi e piccoli passaggi facili tra la rocce.
Da Cima Cornetto verso le Viote
Nel complesso una bellissima traversata, molto varia, mai noiosa, con
panorami grandiosi sulla Valle dei Laghi e sulla Val d’Adige. Mi meraviglia che un percorso del genere, da Trento al Garda in quota con vedute fantastiche, non sia mai stata pubblicizzata come meriterebbe! Ma forse è meglio così. Evidentemente è un trekking che percorrono quasi solo i locali. A parte un gruppetto di persone sulla notissima cima dello Stivo, poi in tutto il giorno non abbiamo incontrato un cane. Visto solo camosci, lepri, volpi.
Il percorso
Alcune note “tecniche”: abbiamo preferito fare questa traversata nel senso sud-nord perché più comodo per gestire le due auto (per chi proviene da Trento) ma soprattutto per non avere il sole in faccia tutto il giorno, e fare quindi foto più decenti. Inoltre, per la natura del terreno, ci sembra meno faticoso nonostante i circa 300 metri di dislivello in più da fare partendo da Malga Campo 1350, rispetto alle Viote a quota 1600. I periodi più indicati per compiere la traversata sono quelli tardo primaverili (occhio ad eventuali nevai residui) o meglio ancora l’autunno non troppo inoltrato (ghiaccio), mentre è sconsigliabile in estate dove si "cuoce" per il gran caldo. Chiaramente, essendo il percorso costantemente per creste e dorsali, non si trova una goccia d’acqua e quindi è opportuno rifornirsi adeguatamente, almeno con 1,5-2 litri d’acqua.
Vista verso il Monte Casale in basso, sullo sfondo il Brenta
E’ un trekking complessivamente facile, che però richiede una buona esperienza di montagna, assenza di vertigini nei (brevi) tratti esposti, un ottimo allenamento: non tanto per la lunghezza ma per il dislivello che è pesante e frazionato in molti saliscendi che rompono il ritmo e ti lavorano ai fianchi
Sviluppo 23,4 km, dislivello m 1830 contando i numerosi saliscendi.