In vetta a Cima Valdritta m 2218 con lo spettacolo del Lago di Garda
Chissà perché mi ero fatto l’idea, sbagliata, che le cime del
Monte Baldo fossero “rognose”. Viste tante volte da lontano ma mai salite, a parte il solito
Altissimo di Nago fatto parecchie volte. Decido quindi, dopo tanti buoni propositi mai realizzati per una ragione o per l’altra, di colmare questa indecente lacuna profittando di una giornata infrasettimanale (giovedì 7 maggio) e di una finestra di tempo discreto.
Soldanelle, tra le prime fioriture dopo che è andata via la neve
Salgo da
Brentonico e a
San Valentino mi dirigo verso per
Bocca Navene e quindi per
Malga Acquenere. Con disappunto incontro ben 4 cartelli di divieto con “strada chiusa al traffico per periodo invernale novembre-maggio”. La strada in realtà è perfetta e non c’è alcuna traccia di neve, le stanghe aperte. Perché tenerla chiusa fino a tutto maggio? Boh.
Monte Baldo versante est
Il mio arrivo a Malga Acquanere è accolto gioiosamente da frotte di marmotte che corrono nei prati verdissimi, a pochi metri dalla strada. Una mi affianca addirittura per 40 metri galoppando fino a scomparire nella tana
. Proseguo ancora verso sud, col Gps del cello localizzo l’inizio del
sentiero 652, dove non c’è nessun cartello, mi dicono spazzato via da una valanga. Parcheggio l’auto a
quota 1600 con un po’ di apprensione per via delle possibili multe e parto. La fioritura è ancora indietro: si vedono soldanelle, primule, eriche, anemoni epatici viola e addirittura rosa e poco altro.
Anemone epatica in una insolita colorazione rosata
Ho portato la Canon X1-Pro con zoom a 20x, la speranza di vedere l’orso è sempre l’ultima a morire.
Dopo meno di mezz’ora ecco il
bivio col sentiero 66 che sale verso nord in direzione di cima Valdritta. Salendo per il ripido costone, inizio a vedere
decine di camosci.
Una delle tante "sentinelle" osservano il mio arrivo
La cosa un po’ insolita è che non sono per nulla spaventati. Alzano appena la testa quando ti sentono arrivare e poi riprendono a brucare tranquillamente, a neppure 20 metri di distanza. Che strana questa confidenza: in Lagorai fuggono a rotta di collo quanto ti sentono a un chilometro di distanza. Un centinaio di metri sotto il crinale incontro un cippo confinario con una croce e la data del 1754.
Cippo confinario
Nei pressi del crinale il paesaggio assume un aspetto decisamente più selvaggio, con roccioni verticali di calcare e col sentiero che si insinua tra canaloni e dirupi. Incontro dei tizi che arrivano da nord, stanno facendo
la traversata dall’arrivo della funivia sopra Malcesine e mi confermano che non ci sono problemi di neve, qualche chiazza nei canalini ma niente di che.
Nei pressi di Forcella Valdritta
Proseguo il cammino, il
sentiero è largo e non ci sono problemi, ma è meglio non inciampare perché sotto ci sono dirupi parecchio scoscesi. Trovo altri camosci perfino sul sentiero, che dopo uno sguardo distratto si allontanano con la dovuta calma.
Questo era addirittura sul sentiero
A
Forcella Valdritta il primo grandioso colpo d’occhio sul
Lago di Garda da levare il fiato. Si stanno alzando dei nebbioni che vanno e vengono sul versante est, mentre a ovest per fortuna è ancora libero. Devio dal sentiero principale per salire alla cima, incontro
qualche caverna della Grande Guerra, il sentiero sale con qualche a zig zag lungo il crinale sud e in breve arrivo finalmente a
Cima Valdritta 2218, la più alta di tutta la catena, sul confine tra Trentino e Veneto.
In vetta a Cima Valdritta
Non c’è nessuno, il panorama sul Garda è grandioso, le nebbie e le nuvolaglie non rompono nemmeno più di tanto ma anzi rendono ancora più emozionante la vista quando si aprono degli squarci improvvisi.
Vista verso il Garda trentino da Cima Valdritta
Arrivano in vetta 4 tedeschi (non mancano mai in zona Garda) poi una
turbo-rumena un po’ attempata, piccola di statura ma dal fisico atletico e possente: è partita in bici dal Veronese ma non ho ben capito da dove, di certo s’è sciroppata parecchi km e una discreta fatica. E’ molto ciarliera e manifesta apertamente la sua grande passione per la montagna: è commovente vedere tanto entusiasmo per i monti da parte di uno straniero: spesso non lo vedi neppure nei trentini, o forse non lo manifestiamo per via del carattere non particolarmente estroverso... boh.
La turboromena in vetta a Cima Valdritta
Camoscio (a sx) sulle crode della Guardiola
Le nuvolaglie salgono dal versante est, ma non minacciano pioggia
Sono tornato sul sentiero, ultimo sguardo verso cima Valdritta
Il versante est del Baldo è avvolto sempre più dalle nuvolaglie, spero di non prendere pioggia. Saluto la turborumena e mi incammino verso sud, tornando a ritroso per il
sentiero 651 e percorrendo il facile sentiero che corre a ridosso del crinale fino ad arrivare, con un ultimo leggero strappo, a
Punta Telegrafo m 2200. Anche qui sono baciato dalla fortuna: un enorme squarcio nelle nuvole mi mostra il Garda in tutto il suo splendore e in tutta la sua lunghezza: dalla sponda sud di
Sirmione a quella nord di
Riva del Garda. Fantastico!
C'è un po' di foschia ma il panorama sul Garda è grandioso
Trovo un praticello sull’anticima di NE e mi ci piazzo per la sosta panini, poi mi perdo in lunghe contemplazioni del paesaggio così incredibilmente grandioso. Scruto con il cannocchiale, che ho portato apposta, l’
eventuale presenza di orsi nei dintorni giù nei valloni e sui costoni, ma niente da fare. Solo camosci che spuntano un po' dappertutto lungo le creste o pascolando placidi sui prati.
Da Punta Telegrafo verso Cima Valdritta
Il rifugio Barana poco sotto cima Telegrafo
Mi trattengo sulla cima fino alle 17.30 addirittura, non vorrei più scendere ma è tempo purtroppo di tornare. Il
rifugio Barana o Telegrafo, poco sotto la cima, è chiuso, sento dalle voci di qualcuno armeggia nel bivacco, beati loro...
Punta Telegrafo
La via del ritorno
Uno dei tanti camosci che pascola pigramente a 2000 metri di quota
Torno indietro brevemente per la via dell’andata e quindi prendo il
sentiero 652 che mi riporta senza alcun problema alla macchina chiudendo così il mio solito giro ad anello. Concludendo: giro tranquillone, senza alcuna difficoltà ma con panorami enormi, sviluppo e chilometraggio modesti, consigliatissimo. Sviluppo 12 km. disl. 750.
Il percorso