Ieri, dopo tanto procrastinare, ho finalmente percorso questo nuovo sentiero allestito durante l' estate scorsa di cui avevo sentito parlare per vie traverse.
Mi interessava soprattutto vedere il vecchio tasso di cui avevo sentito favoleggiare, sito in un posto precedentemente noto solo a pochi intimi, data l' ampia approssimazione "de qualche vers su par la costa sora alla casina de valpiana".
Poi ricordavo el avedon (il grande abete) de val de stua, nelle immediate vicinanze della malga, visto molti anni fa, quando era ancora in piedi, un grande tronco cavo dove ci si poteva anche entrare, come in una caverna.
Mi sono quindi decisa, vista anche la millantata nevicata prevista in questi giorni. Ho approfittato della pausa pomeridiana, data la vicinanza a casa, con la possibilità di molte vie di fuga nel caso non avessi fatto in tempo a fare il giro che pensavo. Forse la parte più difficile è stato l' avvicinamento in auto risalendo la val Noana, angusta, gelida valle che faceva grande sfoggio di pareti ghiacciate e indicazioni di caduta sassi. L' istinto era quello di tornare indietro, ma ormai avevo deciso di andare.
Ho lasciato l' auto al bivio che sale in Valpiana, nel parcheggio dove di solito partivo con gli sci per andare in val de Stua
.
Da lì sono salita a piedi fina all' inizio del sentiero, nelle prossimità della casina forestale di Valpiana, dove ho trovato una bella descrizione dell' itinerario, vista la possibile scelta fra un itinerario lungo e uno corto, notato con piacere la precisa segnaletica.
L' unica difficoltà è sorta dopo una decina di minuti, quando ho trovato una tabella che mi indicava di essere in un punto del sentiero diverso da dove mi sembrava di essere
. Ho perso una ventina di minuti girovagando per il bosco circostante , trovando dei punti di riferimento inequivocabili per cui alla fine ho deciso che non ero sull' itinerario corto e che potevo continuare su quella strada per percorrere quello lungo. Ogni tanto, oltre alla segnaletica, si trovavano dei cartelli esplicativi (che ho letto al volo cogliendo la metà delle cose descritte, mancavo dei tempi tecnici necessari), per cui, nonostante la assoluta estraneità dal mondo popolato, non ci si sentiva dispersi in una lontana foresta.
Perchè l' atmosfera era quella di assoluta solitudine, per il silenzio assordante fra quegli alti fusti (arborei
), per la vegetazione spoglia, per quel poco di neve presente, per la reale assenza di esseri umani, per il freddo..."se me ciàpe mal i me càta stà primavera, fursi" il mio pensiero pessimistico, visto che alla fine me ne sono tornata a casa, come sempre.
Un lungo percorso per il bosco, con un paio di punti panoramici degni di menzione, "la posa del ors", che in veste invernale purtroppo dice ben poco, poi l' arrivo sul "campigol" della malga val de Stua, sempre da vedere per lo splendido panorama che si gode da lassù, grazie anche alla bella giornata serena.
Del "avedon" purtroppo non rimane nessuna traccia, se non un cartello che lo ricorda. In quel luogo ci sono parecchi bestioni vegetali, e molti sono stati tagliati. Durante tutto il percorso si possono notare molti abeti giganti, dal diametro imponente e veramente molto alti.
Ho visto l' agognato tasso, davvero maestoso, alla base di una formazione rocciosa, in mezzo al bosco. Vale decisamente la pena arrivare fino li per vederlo, ben aggrappato a quel ripido pendio da un tempo quasi immemorabile, e che lì rimarrà ancora per un bel pezzo, visto che sembra godere di ottima salute.
E' stata una escursione davvero bella e interessante, da ripetere sicuramente in una stagione migliore, con fogliame, erbe e fiori