Cima Vezzana m 3192
Dopo la
mega escursione della traversata Lago Lares - Lago Pozzoni volevo fare un giro “riposante”: la scelta è caduta su
Cima Vezzana m 3192, la vetta più alta delle Pale di S. Martino, che non avevo mai fatto e che puntavo da qualche anno.
Da S. Martino di Castrozza salgo con gli impianti fino a quota m 2633, con lo spettacolo mozzafiato del
deserto roccioso dell’Altopiano delle Pale.
Il Rif. Pedrotti nel deserto roccioso dell'Altopiano delle Pale di S. Martino
Cimon della Pala visto da sud
In marcia verso Passo bettega
Sceso brevemente al
rifugio Pedrotti 2572 per un té, quindi prendo il
sentiero 716, a tratti un po’ esposto, col quale raggiungo
passo Bettega 2658. Da qui
perdo circa 100 metri per calare in Val dei Cantoni, da dove riprendo a salire per il ripido canalone ghiaioso.
Un grosso colatoio è occupato da un nevaio, che
si aggira sulla sinistra per roccette e cenge, con l’aiuto di qualche cordino in alcuni passaggi un po’ esposti. La salita si fa più ripida e faticosa, il sole picchia come un fabbro, nel cielo non una nuvola.
Passo Bettega è scollinato, ora si scende verso la Val Cantoni
Val Cantoni, in alto Passo Travignolo
Il colatoio con nevaio che si aggira a sx per roccette
Con calma raggiungo
Passo Travignolo 2925, dove mi affaccio sull’abisso della stretta forcella che precipita sulla
Val Venegia ben 1000 metri più in basso. Pensare che c’è gente che la fa con gli sci, mah! Poco distante, verso sud, si vede il
Bivacco Fiamme Gialle sul versante SE del Cimon della Pala.
Passo Travignolo
Cimon della Pala e Passo Travignolo
Dalla Forcella Travignolo i segni quasi spariscono, ma la direzione è chiara: proseguo verso est risalendo un
ripido costone ghiaioso, abbastanza faticoso, dove bisogna aiutarsi un po’ con le mani. Scollinata una piccola sella svolto per
facile dorsale di roccette, anche qui aiutandosi con le mani qua e là.
Sguardo verso il deserto roccioso
Verso le Zirocole
Il baratro di 1000 metri sulla Val Venegia, al centro il Castelaz
Seguo la dorsale e poi il crinale, che si fa via via più affilato verso la vetta di
Cima Vezzana 3192, col versante ovest che precipita orrendamente verticale sul
ghiacciaio del Travignolo. Panorama davvero spaziale, si resterebbe ore a guardarlo,
si vedono praticamente tutti i principali gruppi dolomitici e molto altro
In vetta a Cima Vezzana, al centro il Cimon delle Pala
Val Strut
Verso Pelmo e Civetta
Verso Fradusta
Quel che resta del ghiacciao del Travignolo
Dopo una buona oretta e mezza di sosta a fare foto, riposare e guardare i panorami a perdita d’occhio, tocca purtroppo ripartire. L‘idea è di fare un anello scendendo per
la spettacolare Val Strut e rientrando per il
sentiero delle Farangole 703. Per scendere c’è la cosiddetta ferrata
“Gabitta d’Ignoti”: in realtà sono solo due distinti tratti attrezzati con cordino, non difficili (1 grado).
Il pericolo maggiore piuttosto è la caduta sassi, visto che il terreno è una sassara di pietre instabili su roccioni, quindi è opportuno scendere opportunamente distanziati.
Cima Vezzana
Vista sul Lagorai orientale
Pausa prima di scendere per il tratto attrezzato della Gabitta d'Ignoti
In marcia verso il deserto
Dopo aver disceso anche il secondo tratto attrezzato, non difficile ma che impone attenzione, calo nella conca sotto la cima dei Bureloni (acqua dal nevaio). L’ex ghiacciaio della
grandiosa Val Strut è ridotto a due mesti nevaietti, evitabili facilmente scendendo al centro del canalone per scomoda pietraia dove piedi, caviglie e gambe sono messi a dura prova.
In marcia verso il secondo attreazzato per scendere in Val Strut
L'inizio del secondo tratto attrezzato per scendere in Val Strut
Discesa verso Val Strut
A quota 2667 c’è il bel Bivacco Brunner (9 letti), sotto la poderosa parete strampiombante delle
Zirocole. Calo ancora di quota fino a intercettare il
famigerato Sentiero delle Farangole n 703, che non ho mai fatto ma che conosco di “fama”. Perché famigerato? Perché
in alcuni tratti è decisamente esposto: per lunghi traversoni corre su un costone ripidissimo, un piede in fallo e tanti saluti. Nei tratti più pericolosi però ci sono, per fortuna,
dei cordini, che psicologicamente aiutano molto, anche se bisogna sempre stare molto attenti.
Il "puntino rosso" del bivacco Brunner in Val Strut
Bivacco Brunner
Discesa verso la grandiosa val Strut, molto rognosa...
Quasi in fondo, si guarda la discesa appena fatta...
Superato questo tratto un po’ rognoso, mi inoltro verso la testata della grandiosa e spettacolare
Val delle Comelle fino al
Pian dei Cantoni, dove il sentiero si ricongiunge con
quello di fondovalle n 704. Ora affronto l’ultimo strappo per risalire verso il rif. Pedrotti. Qui mi rendo conto che, se accelero il passo, potrei prendere l’ultima corsa della funivia delle 16.40, visto che i miei piedi ne avrebbero abbastanza.
Pian delle Comelle
L'esposto Sentiero delle Farangole
Val delle Comelle visto dal Sentiero delle Farangole
Verso Pian dei Cantoni
Pian dei Cantoni, ultimo strappo per arrivare al rifugio Pedrotti
Sembra incredibile come io sia abbonato alla ferocia “dell’ultima corsa”: quando cioè si arriva trafelati giusto in tempo per veder sfilare, cioé perdere, l’ultimo treno, l’ultima corriera, l’ultima funivia… Decido comunque di provarci. Faccio gli ultimi 3 km tirandomi il collo da solo, forsennatamente, per arrivare in tempo. Risucchio parecchi escursionisti sbuffanti diretti vero la stazione dell’impianto sotto a
Cima Rosetta. Vuoi vedere che c’è il numero chiuso e non mi fanno salire? E' incredibile:
l’ultima corsa è alle 16.40 e, dopo una giornata che sono in marcia girando per valli e cime, arrivo esattamente alle 16.40! Stavolta però riesco a prendere la funivia, con la quale torno sano e salvo a S. Martino
.
Pian dei Cantoni
Cimon della Pala visto da S. Martino di Castrozza
Le spettacolari guglie del Sass Maor visto da S. Martino di Castrozza
Conclusioni: credevo di fare una escursione riposante ma ho dovuto ricredermi, nonostante la salita con gli impianti in quota, dislivello e chilometraggio non sono poi così banali. La discesa per la val Strut è piuttosto faticosa. In ogni caso un gran bel giro negli ambienti selvaggi, sulla cima più alta delle Pale di S. Martino. Itinerario non difficile ma comunque di un certo impegno a oltre quota 3000. Il rientro per il sentiero delle Farangole richiede passo fermo e non è adatto a chi soffre di vertigini.
Dislivello m 1250, sviluppo km 14,5
Il percorso