Autore Topic: [PALE DI SAN MARTINO] – Anello per biv. Minazio (2292m) e rif. Pradidali (2278m)  (Letto 10680 volte)

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Vista mozzafiato sulle aspre guglie rocciose delle Pale dal bivacco Minazio (2292m) (clicca per ingrandire)

Dopo un mese abbondante di astinenza escursionistica sono finalmente qui a raccontarvi di uno splendido giro sulle Pale di San Martino, catena che non avevo ancora mai calcato ma di cui mi sono rapidamente ed irrimediabilmente innamorata.
Finita la sfiancante sessione estiva scalpitavo per tornare in montagna, ma il meteo impietoso e l’assenza di accompagnatori (non ho ancora la patente, sigh) mi avevano costretta a rinunciare. Ero già rassegnata a non vedere le Dolomiti prima del mio rientro dalla Bosnia ad agosto inoltrato, quando mi è piovuta dal cielo l’opportunità che cercavo. Un amico mi ha dato la sua disponibilità ed in un batter d’occhio abbiamo deciso di andare sulle Pale. Nessuno dei due ci era mai stato né avevamo cartine, ma in qualche modo ho recuperato un file .kmz della zona e sono rimasta sveglia fino alle due e mezza di notte del 30 luglio a pianificare il percorso. La mattina seguente ho preparato di corsa lo zaino e ho raggiunto il mio amico a casa sua; il tempo di comprare i viveri di rito e siamo partiti per il Trentino.
Arriviamo a Fiera di Primiero (TN) intorno alle cinque e mezza di pomeriggio; avevo progettato di lasciare la macchina verso la fine della strada forestale segnavia 707, poco più avanti di Malga Canali (1302), ma il GPS ci ha portato da tutt’altra parte. Dopo aver chiesto ad un abitante del posto ci rendiamo conto di essere a circa 7 km dalla malga. Alla fine riusciamo a trovare la strada; lasciata la macchina dove previsto ci infiliamo gli scarponi, mettiamo gli zaini in spalla e via!


La Val Canali, dove prosegue il sentiero 707 per il rifugio Treviso (1631m)

Abbiamo in programma di raggiungere il Bivacco Minazio (2292m) e trascorrervi la notte; l’imprevisto ci ha fatto perdere tempo ed il cielo è piuttosto coperto, perciò ci avviamo senza indugio lungo il sentiero 711 in direzione nord-ovest.
Scopriamo quasi subito che il sentiero tira parecchio; procediamo a passo moderato ma costante nella splendida e silenziosa boscaglia.
Man mano che saliamo gli alberi si diradano lasciando spazio ai mughi e permettendoci di ammirare i pallidi massicci rocciosi, che sembrano quasi vegliare su di noi.


Il sentiero si arrampica deciso tra i mugheti

Anche i mughi non tardano a scomparire; il sentiero si fa più brullo ma sempre parecchio erto, talvolta si traduce in veri e propri passaggi su roccette. 


Mi guardo alle spalle, verso il pietraio che stiamo risalendo

Dopo quasi due ore raggiungiamo il punto in cui il sentiero che stiamo percorrendo si congiunge al sentiero delle Sèdole, definito attrezzato e come tale originariamente previsto nel percorso che avevo pianificato (si pensava di percorrerlo lungo la via del ritorno, dopo essere scesi dal rifugio Pradidali (2278m), per poi ricongiungerci al tratto iniziale del giro; troveremo invece una spiacevole sorpresa).
Qui il percorso si sovrappone per un buon tratto all’Alta Via n°2, che seguiremo fino al rifugio Pradidali.


Il cartello CAI in corrispondenza del bivio: è chiaramente specificata la dicitura di “sentiero attrezzato”

La vista del bivio ci è di conforto: stando alla cartina siamo a due terzi abbondanti di strada, perciò siamo quasi certi di riuscire a raggiungere il bivacco prima del buio.
Con rinnovato vigore proseguiamo la marcia, senza mancare di sorprenderci dall’incredibile abbondanza di stelle alpine intorno a noi: ce ne sono a centinaia, talmente tante che bisogna fare attenzione a non calpestarle.


La regina della flora dolomitica, rigogliosa e splendida


Uno dei tanti passaggi su roccette del sentiero

Finalmente raggiungiamo la nostra destinazione: appena in tempo! Pochi minuti dopo il nostro arrivo il buio e la nebbia abbracciano il bivacco, rendendone difficile l’individuazione per chi arriva dal sentiero.
 

L’oscurità incombe su di noi, ma per fortuna siamo arrivati

Dentro il bivacco troviamo tre avventori, un uomo con i due figli; la loro compagnia è piacevole, e la serata trascorre serena tra chiacchiere e pasta al ragù. Verso le undici e mezza la famigliola va a dormire mentre io decido di fare una capatina fuori, seguita dal mio amico.
Ci accoglie uno spettacolo grandioso: la nebbia si è completamente diradata lasciando spazio ad un cielo saturo di stelle, incorniciato dai profili nerissimi e nitidi delle cime intorno a noi.
Senza pensarci due volte recuperiamo coperte e sacchi a pelo e ci distendiamo a pochi metri dalla porta del bivacco. La bellezza del cielo è sconvolgente: si vede chiaramente la via Lattea così come miriadi di galassie, e non mancano di apparire decine di stelle cadenti.


La Via Lattea; nella realtà c’erano molte più stelle, ma purtroppo la fotografia notturna non è il mio forte

Ovunque giriamo lo sguardo la vista è spettacolare: a sud-est la nebbia riempie la conca valliva e da questo immenso mare bianco sbucano nere guglie rocciose, quasi come ne Il viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich.
Restiamo fuori per ben due ore senza nemmeno rendercene conto. Sono quasi le due quando ci decidiamo ad andare a dormire. Il bivacco conta ben 12 posti letto, distribuiti in due stanze, e dispone di abbondanti coperte e cuscini.
Ci aspetta una lunga notte di sonno… macché! Punto la sveglia alle 5:30, non ho alcuna intenzione di perdermi le Pale di San Martino all’alba. Per fortuna la levataccia viene ampiamente ricompensata.


Appena uscita dal bivacco vengo accolta da questo splendido panorama ad est


Il mare di nebbia è magnifico tanto all’alba quanto di notte


Ad ovest l’ombra scivola via pian piano dal corpo roccioso di Cima Canali (2900m)

Purtroppo insieme alla temperatura salgono anche le nuvole… che ci fanno perdere il sorgere del sole. Pazienza! Ci consoliamo pensando alla colazione. Il compare va a prendere l’acqua ad una piccola sorgente poco distante dal bivacco e prepariamo del the.
Dopo esserci rifocillati diamo una ripulita e ci prepariamo per ripartire; appena prima di uscire riceviamo una simpatica visita.


È arrivato al bivacco un gregge di pecore selvatiche, dette “lede” nel dialetto locale


Il sole ormai alto poco prima della partenza


Mi godo gli ultimi momenti al bivacco

Si riparte! Proseguiamo lungo il sentiero 711 risalendo l’ampio e pietroso versante sud.
Le nuvole di tanto in tanto si squarciano regalandoci splendidi scorci sulle cime intorno a noi.


Uno dei rari tratti pianeggianti del sentiero; riprendiamo fiato godendoci il panorama

Man mano che saliamo la pendenza diventa sempre più significativa. È una ravanata bella e buona, specialmente nell’ultimo tratto dove la pendenza a occhio raggiunge il 70%.


In vista del Passo delle Lede (2695m). Sono in modalità “e io dovrei salire per di là?”


Arrivata al Passo non resisto alla tentazione di arrampicarmi su questi magnifici roccioni

Adocchiamo i cartelli CAI, ma i tempi segnati ci lasciano parecchio perplessi. Dobbiamo proseguire per il sentiero 711 verso il rifugio Pradidali (2278m), e secondo la cartina la strada è ancora parecchia: ci aspetta la discesa del versante pietroso oltre il passo (segnato con tratto puntinato nella cartina), un lungo percorso attrezzato, un altro paio di centinaia di metri di dislivello in discesa non proprio lisci ed infine quasi un chilometro più o meno in piano. Secondo il cartello dovremmo farcela in 50 minuti. Non so proprio come siano stati calcolati i tempi ma mi sono sembrati assolutamente improponibili e fuorvianti.
In questo tratto lasciamo il sentiero 711 per continuare lungo il 709.
 

Solo 50 minuti al rifugio? Qui qualcosa non quadra…


Lungo il primo tratto in discesa
 

Ecco comparire il lago Pradidali; ormai siamo vicini alla meta

Come immaginavo, impieghiamo circa due ore e mezza a raggiungere il rifugio. La meraviglia per il panorama viene presto smorzata dal brontolio delle nostre pance, perciò ci accampiamo vicino al rifugio e diamo fondo alle nostre scorte.


In vista del rifugio Pradidali (2278m)

Dopo esserci riposati ripartiamo lungo il sentiero 709, che scende spedito verso valle.


Il panorama verso la val Pradidali è da togliere il respiro

Arriviamo finalmente all’imbocco del sentiero delle Sèdole. Ci aspettavamo tutto tranne quello che abbiamo visto…


Il sentiero delle Sèdole si tratta nientemeno di questo canalone infernale

Lì incontriamo due donne che aspettavano i mariti, andati in avanscoperta per meglio capire in cosa consistesse il fantomatico tratto “attrezzato” (così ribadiva anche il cartello posto all’attacco del sentiero).
Veniamo così a sapere dai due che non solo non c’è ombra di cavo metallico (“forse ce n’è qualche metro sul versante opposto” dicono), ma si tratta di un vero e proprio percorso alpinistico di difficoltà non trascurabile.
Parecchio contrariati dalle indicazioni fuorvianti, io ed il mio amico discutiamo il da farsi: sono circa le 16:30, il cielo minaccia pioggia e le gambe iniziano a farsi pesanti. Decidiamo quindi di abbandonare il progetto originale e proseguiamo per il sentiero 709.


Arrivati a Pedemonte (1640m); da qui in poi il sentiero 709 viene indicato sulla cartina con tratto continuo

Il sentiero diventa mulattiera e scende dolcemente fino al Cant del Gal. Da qui seguiamo la strada forestale fino a raggiungere la macchina.


Lungo la mulattiera segnavia 709, accompagnati dal suono dell’acqua che scorre impetuosa

Abbandonare questi luoghi è stato straziante, ma ci siamo ripromessi di tornarvi appena possibile.
La varietà di panorami mi ha affascinata; spero che la prossima volta il cielo sia meno coperto, cosicché possa ammirarli tutti a dovere ::)


Lunghezza percorso: circa 14km
Dislivello in salita: 1900m
« Ultima modifica: 01/08/2016 18:06 da WaveFunction »
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Offline AGH

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magnifico! Questa è una zona che ancora mi manca, ma ancora per poco  ;D
Grazie per aver condiviso questo bel giro!
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Offline southernman

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Complimenti! Non ce l'avrei fatta dormendo così poco poi....

Offline WaveFunction

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magnifico! Questa è una zona che ancora mi manca, ma ancora per poco  ;D
Grazie per aver condiviso questo bel giro!

Grazie AGH! :) sono posti splendidi, di certo possono affascinare anche chi di montagna ne ha vista tanta :D
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Complimenti! Non ce l'avrei fatta dormendo così poco poi....

Ahah grazie! In effetti tra una cosa e l'altra quando sono tornata a casa (verso mezzanotte) ero piuttosto distrutta... E dovevo partire per la Bosnia tre ore dopo :o è stata una sfacchinata ;D
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Offline jochanan

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hai fatto bene dal passo delle Lede ad andare verso il passo Canali. La discesa diretta è un canale obbligato pieno di rocce instabili (chi conosce la Pelagatta sul Carega sa cosa intendo) in salita è proibitivo, in discesa magari col 5° arto.... Bravi!
il mondo sarebbe veramente noioso senza le montagne (E.Kant, mi sembra, che tra l'altro è sempre vissuto in pianura)