Insieme a Trabuccone decidiamo di raggiungere Cima Bureloni, quindi partenza dalla Val Venegia verso le 7,30 circa. Fa già un caldo bestia e questo, nel corso della giornata, ci costringerà a rivedere il nostro giro. Credo di non aver mai affrontato un'escursione lunga con un caldo sfiancante come questo, uno dei giorni più caldi, se non il più caldo, dell'anno. Dopo un breve tratto di forestale nei pressi di Malga Venegia, dove già mucche e vitellini sono già felicemente al pascolo, deviamo per l'omonima forcella, attraversando un boschetto, purtroppo piccolo, per sbucare su prati sotto il sole. Molta foschia presente, il sentiero corre poco sotto la cresta e con qualche saliscendi ci portiamo alla Forcella Venegiota, dove osserviamo altre cime dolomitiche e la Valle del Biois.
Castellaz sulla sx ed ultime vette del Lagorai prima del Rolle.
Versante Valle del Biois.
Si scende un po' di dislivello col sentiero per il Passo di Focobon dove c'è la prima deviazione per il rifugio Volpi al Mulaz ma noi, ben consapevoli, proseguiamo per il Passo successivo quello dei Fochet, dove appunto deviamo verso il rifugio ma con un traccia che sta molto più in basso, più lunga e che comporta una maggiore perdita di dislivello, scendendo fino alla Casera Focobon, A parte un minuscolo topolino all'altezza della Forcella Margherita, posta poco sopra il rifugio Volpi, qui vedremo gli unici animali della giornata e cioè diverse marmotte di cui una con un piccolo ma veramente molto piccolo cosa che non ci era mai capitato di vedere, la Casera non è altro che uno spartano bivacco con caminetto, piccola scorta di legna all'esterno e riparata, qualche pentola, da sedersi e cucina economica, lo spazio per dormire c'è ma senza materassi o qualche rete, solo delle scarne assi.
Cimon della Pala.
Verso la Casera di Focobon.
Non distante dal bivacco un piccolo corso d'acqua scorre lungo la vallata, ne approfittiamo volentieri non sapendo che passeranno molte ore prima di rinfrescarci nuovamente; riprendiamo a salire con tratti morbidi e non sotto un sole sempre più cocente, la cosa un po' ci debilita oltre che a fiaccarci, per di più le ore più calde devono ancora arrivare. Arriviamo al rifugio quasi esausti, breve pausa rigorosamente all'ombra, con piccolo spuntino. Pochissime le persone fino ad ora incrociate.
Salendo la Val di Focobon.
Ripartiamo e dal rifugio deviamo poco sopra per la Forcella Margherita, un breve tratto ripido di senteiro con finale attrezzato, superata poi la forcella veloce traversone quindi salita per la Forcella Farangole. Qui alla base di essa inizia un lungo tratto attrezzato con un attacco un po' esposto che porta verso l'esterno, suggerisco kit da ferrata, noi il primo tratto l'abbiamo evitato salendo da un canalino posto vicino praticamente di fianco, il tratto attrezzato prosegue oltrepassata la forcella, anche qui ripida discesa verso poi un 'altro traversone che porta in un 'altra vallata da dove poi inizia la vera salita per la vetta. Sulla Kompass non è indicata come ferrata ma "solo" sentiero attrezzato.
Tratto attrezzato salendo dal rifugio per la Forcella Margherita, 2655 m.
Dalla F. Margherita scatto in direzione della F. Farangole, ben visibile al centro.
M. Mulaz.
L'attacco della "ferrata" o sentiero attrezzato.
Il canalino posto poco sotto, di fianco, che abbiamo percorso per poi riprendere, poco sopra, il sentiero attrezzato, sia all'andata che al ritorno.
Poco sopra il tratto insidioso...
Il tratto evitato che prosegue dopo l'attacco fotografato dall'alto.
L'altro tratto una volta scollinato, forse un po' meno insidioso, ma con un corto passaggio con esposizione più scaletta finale.
Bene, superata questa piccolo problema riprendiamo per la cima e scopriremo che la cosa sarà alquanto lunga, laboriosa, insomma direi quasi estenuante, sarà stato anche il caldo, ma il percorso per la vetta si rivelerà abbastanza tosto. Il panorama ci è comunque di grandissima consolazione e ripaga parecchio.
Scatto in direzione della Val Grande.
Veramente una dura salita, tra pietre, ghiaino, caldo completamente fuori dalla norma anche a queste quote, ci dirigiamo per il Passo Bureloni, fortunatamente ogni tanto si alza un piacevole venticello che però non basta mai. Qualche apertura a strapiombo ci permettono di ammirare sia la Val Strut, percorsa recentemente e sempre insieme in una incredibile escursione (direi epica), sia la Val Venegia, insomma anche qui c'è letteralmente da perdersi con gli occhi.
Mulaz alle spalle.
Alla base il sentiero 755 per il Passo Fede.
Scorcio sulla Val Strut...
...e sulla Val Venegia.
Ampiamente guadagnata! Finalmente in vetta!
Vezzana e Cimon della Pala.
Mulaz.
A sx Le Ziroccole.
Altra strameritata pausa poi con calma decidiamo di scendere fino al Passo Mulaz dove, in teoria, affrontare l'ultima salita per la cima stessa, ma con poche parole rapidi sguardi decidiamo velocemente e facilmente all'unisono di rinunciarvi; tante le energie psico-fisiche spese per questa cima non semplice, in alcuni brevi tratti anche arrampicarsi su roccette, I grado max. Quindi con molta calma caliamo e sappiamo entrambi che è stata la decisione più saggia, anche perché entrambi, il Mulaz, l'abbiamo già fatto mentre questa cima no, bene così.
Nei pressi del Passo Mulaz.
Dal Passo Mulaz scendiamo tramite sentiero 710 verso la Val Venegia, senza dimenticarci di guardare attorno a noi. Il sole sta lentamente calando ma scendendo di quota percepiamo l'afa che gradualmente sale, non oso immaginare in città
Ci sono i presupposti di goderci un grandissimo tramonto, di chiudere una bellissima giornata passata in armonia e compagnia con la classica delle ciliegine.
E' stato un gran bel giro, si può accorciare, le opzioni non mancano, ma lo consiglierei a persone con una certa "gamba", più che buona aggiungo, il troppo caldo ha comunque ed indubbiamente giocato a nostro sfavore, alla fine ho bevuto oltre 3 litri di acqua durante l'escursione, nell'arco della giornata completa quasi 5! Quasi 29 km per un dislivello di poco superiore ai 2000 m, di seguito il percorso.