IL PASSO LIEVE
Caro amico,
alcuni giorni fa sono salito su una montagna, non importa quale, una montagna…
Con me c’era anche la Dada. Usciti dal bosco, ancora ben innevato, abbiamo risalito un lungo pendio, sulle tracce dei tanti ciaspolatori che avevano percorso quel costone durante l’inverno. Si camminava bene e le ciaspole che portavo sulle zaino non sono servite.
Meditavo, salendo, e tu, amico mio, che eri un appassionato ciaspolatore, sei comparso nei miei pensieri. Ho rivisto nella mia mente le tue relazioni, le foto, i tuoi interventi. Mi ha preso un po’ di nostalgia e il tuo ricordo non mi ha più abbandonato per tutta la giornata.
Giunto alla croce di vetta, ho levato lo zaino. Abbiamo mangiato, io e la Dada, il mio panino diviso a metà, anzi, per la verità, lei se ne è mangiato più della metà, come sempre.
La neve copriva tutto l’ampio spazio della cima. Più oltre, verso nord, al di qua e al di là della larga cresta che porta ad un’altra quota, i pendii erano tormentati da piccole slavine. Tutt’attorno le cime erano ugualmente candide ma mostravano ampie ferite brune lungo i fianchi.
Splendeva un tiepido sole e in cielo passavano lente grandi nuvole bianche. Mi sono seduto e ho cominciato a guardarle, la schiena appoggiata al cippo che regge la croce.
Le nuvole cambiano forma e aspetto infinite volte, mentre percorrono le vie del cielo. Si gonfiano, si allungano, si distendono, poi si aprono e si disperdono, scompaiono, per riapparire nuovamente dall’altra parte del cielo. E’ il vento, che le fa correre. Sembrano immobili ma in realtà si spostano molto rapidamente. Spesso mi fermo ad osservarle, le seguo lungamente con lo sguardo e mi godo questo spettacolo.
Guardavo e riflettevo che il vento, fra tutti gli elementi naturali, è quello che più richiama il concetto di “spirito”. Si sente ma non si vede, nasce apparentemente dal nulla e dà l’idea di una sconfinata libertà, perché non ha limiti di spazio.
Osservando così le nuvole altissime e immaginando attorno a loro la danza del vento, ti ho pensato lassù, dove non esistono ostacoli, dove l’unica dimensione è l’infinito, nello spazio e nel tempo, e dove spirito e vento sono tutt’uno.
Regnava attorno a noi un grande silenzio, il silenzio di un sonno profondo, e i miei occhi, rivolti al cielo ed alle sue nuvole vagabonde, si chiudevano a poco a poco.
La Dada, accoccolata vicino a me con il muso allungato a terra, tutt’a un tratto ha dato un debolissimo sbuffo di fiato. L’ho guardata e anche lei mi ha guardato, di sottecchi, rimanendo immobile, e subito dopo ha “parlato” con un breve, tenero guaito. Così fa quando sta per arrivare qualcuno. All’improvviso ha preso a spirare un alito di vento, una brezza leggera si è levata, un tenue respiro silenzioso, quasi un lungo e delicato sospiro.
Ho avuto subito una strana intuizione e ho pensato che fosse la suggestione della solitudine. Ma poi ho capito che era vero, che non mi sbagliavo. La Dada ti aveva annunciato: tu eri in quel soffio e ci venivi a salutare. Ad occhi chiusi ho sorriso e ho mormorato sottovoce: “Ciao!”. Ce ne siamo stati là, in silenzio, per un bel po’.
Il sole che andava morendo lentamente ad occidente spegnendo a poco a poco la sua luce, ci diceva che era giunto il momento di tornare. Mi sono alzato in piedi, ho dato un ultimo sguardo al cielo, ho infilato lo zaino sulle spalle e ho cominciato la discesa. La Dada, che sulla strada del ritorno si mette sempre dietro, trotterellava felice alle mie spalle.
Sentivo la tua presenza lungo il sentiero e vicino a noi che lentamente scendevamo a valle. La brezza che ci accompagnava era il tuo passo silenzioso e lieve. Sei stato con noi fino al limitar del bosco e solamente qui ci hai lasciati per ritornare al tuo Cielo.
(in ricordo dell'amico Mau, che ci ha lasciati un anno fa)