Autore Topic: Ultimi voli di stagione (in sciotti)  (Letto 20741 volte)

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Ultimi voli di stagione (in sciotti)
« il: 11/02/2013 13:32 »
Ultimi voli di stagione -  20 Maggio 2001

Finalmente una gita come dio comanda nel Mirabilioso, in Val Calamento.
Stavolta non ci siamo fatti fregare dal meteo e, io e il fido Moscone Bianco, siamo partiti lo stesso. Infatti il tempo, una volta sul posto e a dispetto del bollettino, era a dir poco splendido.

Abbiamo caricato gli sciotti sullo zaino e siamo partiti. Contrariamente a quel che ci si aspettava, la neve ostruiva la forestale già a 1500-1600 metri. Circa un metro di neve pantanosa ma abbastanza solida da affrontare con gli sciotti. Li inforchiamo e via, sopra i buchi di mezzo metro degli appiedati che ci avevano preceduto. La temperatura è mite, il sole caldo, i paesaggi a dir poco meravigliosi, anzi mirabiliosi :) Facciamo una sosta alla prima malga Bolenghetta: una pelle del Moscone s'è staccata in coda -pelle di foca, che avete capito!-, provvediamo al reincollaggio. Mentre pigliamo un po' di sole mangiando qualcosa, ci raggiungono trafelati, a piedi, dei veneti. Guardano con un po' di invida i nostri sci. "Loro sì che si faranno una bella passeggiata" dice un tizio coi baffi ai suoi compari, che hanno tutta l'aria di non avere nessuna intenzione di proseguire dopo la sfacchinata fatta per arrivare fin lì:)

Comincia ad arrivare troppa gente e ripartiamo leggiadri sulla neve come caprioli :) Ancora una volta ringraziamo gli sciotti che ci permettono di arrivare dove gli altri devono fermarsi. AMalga Cagnon di Sotto osserviamo i buchi di qualche ciaspolaro che ha tentato di proseguire.

Le orme sono vecchie di qualche giorno, ma si capisce benissimo la difficoltà e anzi la fatica infame per proseguire. A un certo punto vediamo le orme disposte "a conciliabolo" (chissà le discussioni) e poi il mesto ritorno. Noi invece proseguiamo senza problemi. Anche se la neve è di quella bastarda, crostosa e pesante. Con gli sci si fa un po' di fatica ma con le ciaspole è una trappola mortale, diventa un sollevamento pesi ad ogni passo.

A piedi poi questo tipo di neve diventa un vero e proprio calvario. Capisci subito che la neve è di quella schifosa. Insisti orgogliosamente ma dopo 400 metri si arriva ben presto allo sfinimento. Dopo il quattrocentesimo sprofondamento col solito urlo soffocato sei sull'orlo di una crisi di nervi. La marcia è penosa. Ma ad ogni passo ti illudi che stavolta non sprofonderai. Cerchi di non farti fregare: provi il passo prima, allungando il piedino. Sembra tenere. Provi a caricare un po' ed ecco che cede, la neve bastarda!

Allora pesti un po' per farti la piazzola sicura, dai giù delle belle scarpate e la compatti ben bene.
La provi, tiene. La carichi ancora, tiene.
Ci saltelli quasi sopra, TIENE!
Poi acceni a fare il passo e vai giù fino al c*lo.
A quel punto di solito arriva la crisi di pianto...
Ma scusate, ho divagato :)

Oltrepassiamo Malga Cagnon di Sotto ("ristrutturata" da poco: ci sono 4 caseggiati con quattro coperture del tetto differenti, e la malga rifatta con cemento a vista!) e attacchiamo l'ultima rampa prima del favoloso altopiano del Campìo. In breve siamo a Malga Cagnon di Sopra. La neve arriva a un metro e mezzo, il paesaggio è un sogno. Dopo una sosta per il pranzo decidiamo di risalire fino a passo Cadin.

Individuiamo il percorso del sentiero che però sale in costa con forte pendenza dentro a un cunicolo nel bosco. Rampe midiciali che e neve alta che mettono a dura prova il fisico e il morale, e la tenuta degli sciotti sulla neve marcia. Nonostatante il deplorevole allenamento, Agh arriva con largo distacco al passo Cadin. Il Moscone Bianco si è perso dietro, da qualche parte. Arriva dopo un buon quarto d'ora, tutta pesta e dolorante: sembra che abbia litigato con 4 gatti idrofobi. Graffi dappertutto, sangue...
- Ma che è successo??? Le fo
- Sono caduta - fa lei con noncuranza.

La vetta del Monte Croce è sopra le nostre teste, ma rinunciamo per via dell'ora ormai tarda. A est la bella e aerea cima Bolenga, e nei pressi l'anticima, un bellissimo "Pan di Zucchero" in miniatura stracarico di neve, con spettacolare cresta e cornice finale. Il sole che brilla comincia a calare attraverso una biblica e spettacolare nuvolaglia. E’ ora di scendere.
AGH durante la salita ha già individuato uno dei suoi temutissimi percorsi "alternativi". Scendere dal percorso di salita con gli sci giù nel budello nel bosco sarebbe stato peraltro un suicidio sicuro.
Ci lanciamo giù nell'immacolata e invitante conca sotto al passo. Costeggiamo il rivo, stavolta sulla sinistra orografica, con un occhio ai costoni soprastanti. Grosse valanghe non se ne sono viste, solo piccole scariche di neve di superificie, nei soliti canalini o sotto le roccette.

Arriviamo sopra a un rado bosco di larici, che però precipita di brutto verso la spianata del Campiò.  Ora ci sono duecento metri cazzuti di dislivello da fare. La neve è un pantano e sembra di fare sci nautico con gli sci che fanno "sciafffff".
Grazie alla sua straordinaria classe :P, Agh apre la strada cercando il passaggio meno rognoso tra roccette, piante e piccoli dirupi. Stiamo dentro al bosco, cercando di stare sulle creste o sugli spalloni.

Traversando qualche costone partono piccole valanghe con uno strano rumore tipo "splooofff" , che si fermano dopo qualche metro.
Poca roba comunque... Chissà se Gigi Telmon ci sgriderebbe...

Perdo di vista un'altra volta il Moscone, che è comunque vicina in quanto sento ogni tanto il classico "schianto di legname". Lei infatti non usa più il classico (e banale) dietrofront per svoltare o fermarsi, ma il robusto frontale con l'abete o il cirmolo secolare, o direttamente il "pelle di leone" nella ramaglia.


Ocio che vegno...


Ecco el savevo mi...

Ogni tanto si sentono urla soffocate, bestemmioni paurosi, rumori di grovigli di sci e bastoni, tonfi da spanciate in piscina. Nel breve tratto di 200 metri di dislivello il Moscone Bianco collezionerà almeno una trentina  di voli delle più svariate fogge: sforbiciate, cadute a sacco di patate, a sacco di poponi, a falciata laterale, a genuflessione, a sederata all'indietro, a pelle di leone (uno dei suoi prediletti).
I rumori sinistri che escono dal bosco mi inducono ad aspettarla. Dopo una decina di minuti ecco che arriva con l'aspetto di una che è finita sotto a un tram: i vestiti scomposti, una manica della giacca tirata su fino all'ascella, i capelli fradici, lo sguardo allucinato...
Malridotta ma viva, brava Franza!


Il Moscone Bianco in un suo tipico pelle di leone...

Arriviamo finalmente sulla spianata del Campiò e ci voltiamo a guardare da dove siamo scesi. Ancora una volta ci diciamo che ci piacerebbe tanto vedere alcuni galletti scialpinisti che conosciamo (vero Claduio?) scendere da dove scendiamo noi coi nostri sciotti.
Insomma nonostante l'età ce la caviamo ancora egregiamente. Insomma una gita magnifica nonostante i voli, peraltro tutti del Moscone Bianco :P
Del resto, giovanotti, la classe non è acqua.
P.S.: animali visti: 2 camosci che brucavano in una radura e un topolino morto -sembrava che dormisse- in una piccola buca di neve :(

by AGH - 20/05/2001
« Ultima modifica: 24/08/2018 10:06 da AGH »
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