Le previsione per questo fine settimana sono nefaste, violenti temporali su tutto il nord, sembra che l’unica speranza sia la Liguria o l’Emilia a meno di non spostarsi ancora più giù, ma, non avendo inventato ancora il teletrasporto bisogna contenersi un po’. Il pensiero va al Promontorio di Portofino ma abbiamo paura del caldo, decidiamo quindi di aggregarci a un gruppo di amici che pensa di andare nell'Appennino Tosco Emiliano: potrebbe essere l’occasione per conoscere un posto nuovo. Percorrriamo l'autostrada Milano Bologna, e quindi la Parma La Spezia, fino all'uscita di Berceto. Qui cominciano 30 km di curve, che divertono chi guida ma che stressano chi sta di fianco. Dopo un'ultimo tratto di sterrato (goduria!), arriviamo al posteggio del Rifugio Lagoni.
La partenza è delle migliori, una vaga idea del giro l’ha solo Aldo e i cartelli segnaletici non ci illuminano per niente, la nostra meta non esiste! Va beh tanto si può andare solo di qui per cui…
Saliamo comodamente in una bellissima faggeta, il sentiero è comodo per cui la chiacchiera è favorita.
Arriviamo al bellissimo Lago Scuro e poco dopo usciamo dalla faggeta arrivando al P.so Fugicchia. Ok che si fa ora? Scendiamo e andiamo dall’altra parte della valle e saliamo alla cresta dal P.so di Badignana? Ma no! Perché scendere, saliamo direttamente da qui, no è più bello di là, insomma di qua, di là e intanto il vento ha cominciato a soffiare. Tagliamo la testa al toro e decidiamo di scendere, e di attraversare questa bellissima valletta, tanto la risalita è veramente cosa da poco. Giunti sul crinale il vento aumenta e mentre risaliamo, ho idea che tutti abbiamo pensato: “Bella idea fare una cresta con questo vento!” Beh probabilmente non è la prima volta e sicuramente non sarà l’ultima che incappiamo in un giro di cresta con il vento! Bisogna stare attenti a non volare via, a sbandare sul lato giusto della cresta e ad urlare per fare conversazione visto che il fiato per parlare non manca neanche in salita! Arriviamo al Monte Matto e qui scatta il toto Monte Sillara, quale sarà? Boh! Qualche idea c’è, chi ci ha azzeccato, però non saprei! Ripartiamo dopo un veloce spuntino e proseguiamo lungo la cresta, passiamo il Monte Paitino senza accorgercene, e quindi arriviamo alla nostra meta, il Monte Sillara, dove incontriamo i primi due e praticamente unici escursionisti della giornata. Foto di rito e poi avanti di cresta, ma…la pausa pranzo è prevista, chiedo?!?! Ma siiii, dobbiamo solo trovare un posto al riparo dal vento, fosse facile! Scendiamo ai laghi Sillara ma anche qui non è facile trovare un posto riparato, ci dobbiamo accontentare di una buchetta dove ogni tanto c’è un po’ di tregua. Pappa, pisolino altre ciance...... e poi ripartiamo. Dove si va ora? E chi lo sa! Proseguiamo sulla traccia che costeggia i laghi alla ricerca del sentiero perduto. La traccia ci porta inequivocabilmente verso la cresta cosa che non vogliamo più fare naturalmente, per cui ne prendiamo un’altra in discesa contando di incrociare il sentiero giusto poco più sotto, passiamo un paio di nevaietti ed ecco il cartello, i bolli e degli ometti, Ci siamo! Parlare di sentiero è una parola grossa, qualche rado bollino e ometto, traccia nulla, rientriamo nella faggeta sempre alla ricerca del bollino. La costante è: è su? No, e sotto, macchè…ma no eccolo là in fondo, alla tua dx, più su, là là in fondo che casino! Alla Sella Pumacciolo, ottimo balcone panoramico, usciamo da questo ginepraio nonché bel sentiero EE. Da qui i bolli si sprecano, sembra che chi ha segnato, sia partito dal rifugio e arrivato qui si sia accorto che la vernice cominciava a scarseggiare per cui ha cominciato a fare sempre più economia! Da qui sempre in faggeta torniamo con molta calma al Rifugio Lagoni.
Concludiamo la giornata con l’ottima torta di mele di Esilde, a cui faccio ancora tanti complimenti. Un salutone e un abbraccio a tutto il gruppetto. Bel giro e ottima compagnia, grazie!
Altre foto :
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